Nella manovra approvata dal Consiglio dei Ministri lo scorso 29 ottobre è previsto l’aumento degli stipendi per sindaci e assessori. Questo il dispositivo predisposto dal governo e che dovrà comunque essere approvato dal Parlamento:
Essendo Roma una delle Città Metropolitane, lo stipendio del sindaco verrà essenzialmente raddoppiato e sorte simile dovrebbero subire gli emolumenti per gli assessori e per il presidente dell’Assemblea Capitolina.
Questa decisione del governo giunge solo qualche giorno dopo alcune lamentele del sindaco Gualtieri, il quale apparentemente avrebbe ricevuto più di un rifiuto alle offerte di far parte della nuova Giunta Capitolina a causa degli scarsi emolumenti.
Non si sono fatti attendere gli attacchi a questa iniziativa del governo, nello specifico provenienti da un esponente del M5S, Daniele Diaco, appena rieletto in Assemblea Capitolina.
Questo il post sulla sua pagina facebook:
A parte segnalare a Diaco che il raddoppio dello stipendio corrisponde al 100% di aumento, non il 50% come scrive lui, al rieletto consigliere è facile far notare il governo che ha predisposto questi aumenti è sostenuto anche dal suo Movimento 5 Stelle, per cui non è che Gualtieri abbia ricevuto un trattamento di favore, bensì evidentemente ha posto un problema che altri non vedevano.
Inoltre sempre a Diaco è il caso di ricordare, laddove scrive che gli aumenti saranno a carico dei cittadini “… che hanno dovuto fronteggiare due anni di pandemia e che fanno i salti mortali per arrivare alla fine del mese …“, che la sindaca uscente da lui idolatrata (sì, idolatrata) ha battuto ogni record di spese per consulenze e comunicazione, doppiando abbondantemente i suoi predecessori.
Va detto che critiche si sono levate anche in ambienti che Gualtieri l’hanno sostenuto, con la motivazione che la politica deve essere essenzialmente servizio e quindi chi cerca grossi guadagni deve limitarsi a lavorare nel privato.
Ricordiamo anche che Ignazio Marino si ridusse lo stipendio del 10%, per dare un segnale simbolico di sobrietà nell’uso delle risorse pubbliche.
Chi scrive è propenso a pensare che il sindaco della capitale d’Italia non possa prendere meno di un consigliere regionale (figura al cui stipendio è stato adeguato quello dei sindaci di Città Metropolitana), considerati le enormi responsabilità e gli impegni spesso senza orario a cui il sindaco di Roma deve far fronte.
C’è da dire però che se lo stipendio del sindaco di Roma è poco discutibile, essendo quella una figura eletta, sugli assessori ci sarebbe più da dire e per farlo vogliamo prendere spunto da un sempre ottimo corsivo di Mattia Feltri su La Stampa di venerdì. In quell’articolo Feltri ha messo in contrapposizione la senatrice Liliana Segre, candidata da qualcuno alla Presidenza della Repubblica e che ha dichiarato di non averne le competenze, con il ministro Luigi Di Maio che nel suo libro appena uscito ha praticamente ammesso la sua inadeguatezza ai ruoli di governo assegnatigli. Ecco un estratto dall’articolo:
“Nel suo libro uscito di recente rivendica di essere cresciuto, il Di Maio dei gilet gialli, di Mr. Ping, dell’abolizione della povertà, dell’impeachment a Mattarella non c’è più. Traduzione: ero incompetente, ma sono diventato grande, soltanto che – accidenti – le istituzioni non sono la scuola guida, non è che uno senza patente può pensare di battere Hamilton in F1 e dopo aver distrutto venti machine se la cava dicendo bè, però almeno adesso distinguo il freno dalla frizione.”
Ebbene discorso analogo lo si potrebbe fare per molti degli assessori delle giunte Raggi, totali incompetenti privi di qualsiasi esperienza amministrativa messi in posizioni delicatissime dove hanno fatto danni enormi.
Possiamo ricordare Linda Meleo, di cui sconteremo per anni i disastri fatti prima alla mobilità (se ci ritroviamo con almeno una stazione della metropolitana chiusa al giorno oppure i tram prossimi allo stop è anche a causa sua) e poi ai lavori pubblici (basti ricordare il recente intervento di rifacimento di piazza Venezia tutto sbagliato), oppure Pietro Calabrese, di cui ricordiamo le innumerevoli passerelle in favore dei servizi di sharing privati e anch’egli corresponsabile dei disastri della mobilità romana, o anche quell’Andrea Coia che ha istituito il far west in tema di OSP emergenziali.
Tutti costoro hanno fatto la scuola guida, per dirla con Feltri, a spese dei romani, creando situazioni che necessiteranno anni e ingenti risorse per essere recuperate.
Per persone tanto inappropriate anche l’attuale stipendio di assessore è del tutto inadeguato, laddove si sarebbe in realtà dovuto prevedere una sorta di rimborso di apprendistato. Nelle condizioni in cui si sono trovati, sono stati infatti loro a trarre vantaggio dalla posizione assegnatagli, avendo così potuto acquisire un’esperienza unica ma senza svolgere adeguatamente i compiti dei rispettivi ruoli.
L’aspettativa è che con Gualtieri questa specie di Corrida per assessori venga definitivamente archiviata e che vengano individuate persone con le dovute competenze ed esperienze necessarie al difficilissimo compito di assessore di una città in ginocchio. Nel caso ciò venga fatto è corretto che gli emolumenti siano adeguati all’importanza del ruolo e agli enormi impatti economici che l’attività di ogni assessore ha.
Inoltre stipendi più alti consentono di avere maggiori possibilità di attirare validi professionisti disposti a mettersi al servizio della collettività ma senza rimetterci un occhio della testa. Difficilmente gli stipendi pubblici potranno eguagliare le cifre che le grandi società private possono offrire, ma continuare a prevedere 4 o 5mila euro per un assessore significa precludersi troppe possibilità.