Il Borghetto Flaminio sarà ceduto alla facoltà di Architettura

La giunta Gualtieri ha dato il via libera ad un progetto del 2013. Laddove ci sono baracche e degrado nascerà un piccolo campus universitario. Ma i tempi si annunciano lunghi

La storia del Borghetto Flaminio l’abbiamo raccontata in una puntata del 2018 di “Città in rovina” la nostra rubrica dedicata agli edifici e gli angoli di Roma abbandonati. Vi rimandiamo a quell’articolo per ricostruire le vicissitudini di un luogo pregiato e ricco di storia ma lasciato morire in un degrado senza fine.

La notizia (che si potrebbe definire buona ma chissà!) arriva dalla giunta capitolina che ha finalmente dato il parere favorevole alla realizzazione di un campus universitario nel Borghetto. Secondo quanto comunicato dal Campidoglio, l’università La Sapienza potrà acquisire l’area per 1,4 milioni di euro e costruirci una piccola struttura destinata agli studenti di architettura oggi appoggiati nelle sede fatiscente di via Gianturco.

In sostanza un campus poco impattante, con un edificio basso sul cui tetto, ricoperto da prati, si potrà passeggiare. Poi una piazza centrale per docenti e aspiranti architetti. Oltre alle aule, verrà realizzata una mensa, area mostre e spazi di lavoro condiviso. Tutto a energia zero, cioè alimentato da rinnovabili.

Nella foto che segue tratta da RomaToday, si vede il render del progetto che andrà a sostituire gli attuali edifici fatiscenti.

 

Visti i tempi romani di questa tipologia di progetti e dati i precedenti sul Borghetto non c’è da festeggiare ma solo da sperare. Già nel nostro articolo del 2018, fidandoci degli annunci de La Sapienza, avevamo pronosticato la fine dei lavori per il 2021. Adesso è il caso di andarci più cauti, anche perché la storia per la riqualificazione di questo fazzoletto di terra parte dal 1995, prima Giunta Rutelli, e da allora passi avanti ne sono stati compiuti pochi. E’ stato realizzato il museo dei bambini Explora e una piccola parte è stata assegnata alla facoltà di architettura che la tiene dignitosamente. Ma il resto è solo degrado, baracche e mercatini saltuari curati da privati.

 

 

Il protocollo che prevedeva la cessione dei terreni dal Comune a La Sapienza risale al 2002. Solo nel 2013 fu elaborato il progetto di recupero ma da allora mancava il via libera della Giunta e dell’Assemblea Capitolina. L’amministrazione Raggi si era mossa solo a fine mandato e il 25 settembre scorso aveva messo a punto la delibera con la quale si autorizza la cessione. Non fece in tempo, però, ad approvarla lasciandola pronta tra gli atti da licenziare. E il Sindaco Gualtieri ha voluto portare avanti questo lavoro.

Come spiega Maurizio Geusa del CILD e vice presidente di Carteinregola, nuovi ritardi non possono trovare giustificazioni. Il progetto è stato oggetto di valutazioni, verifiche e analisi per otto lunghi anni. Sembra evidente che passi indietro non possono essere fatti nonostante il presidente del laboratorio per Roma Aspesi, Paolo Buzzetti, avesse parlato recentemente di costruire al Borghetto una “piazza per l’Unità d’Italia”. Rimettere in discussione tutto e ricominciare da capo l’iter vorrebbe dire rimandare di altri 20 anni il risanamento della zona.

Adesso la delibera licenziata dalla giunta Gualtieri deve proseguire l’iter in Assemblea Capitolina e poi si dovrà procedere alla materiale compravendita dei terreni tra Campidoglio e Università. I tempi non saranno brevi ma con un po’ di buona volontà si potrebbero vedere i primi cantieri entro un paio di anni.


Per le precedenti puntate di Città in rovina clicca qui

 

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