Puntuali e metodici, dalla metà di settembre, i militanti di alcune associazioni di destra coprono interi quartieri con carta e colla abusiva. Secondo loro è il metodo migliore per ricordare un amico che non c’è più, scomparso nel 2009 a soli 24 anni. Sulla morte di Matteo Bonetti è ancora pendente un’inchiesta nei confronti di 11 medici del Policlinico Umberto I° che lo hanno sottoposto a diversi interventi al naso. Se sia stato vittima di malasanità o meno lo giudicherà la magistratura. Ma una cosa è certa: è da 5 anni che le zone Salario, Trieste, Parioli, Africano, Conca d’Oro, Valli, Montesacro e Talenti vengono imbrattate con migliaia di manifesti abusivi ogni mese di settembre, l’anniversario della morte del giovane.
Un’azione scientifica di copertura di ogni superficie, qualunque essa sia: marmi, cemento, cartelloni, cassonetti, ascensori, vetrate. Tutto viene utilizzato per affiggere il faccione bonario di questo ragazzo che dovrebbe essere ricordato molto più nel cuore dei suoi amici, familiari e commilitoni che sui muri della città. E invece i 20 enni di oggi sono rimasti ancorati ai vecchi metodi barbari dei manifesti. Senza rendersi conto che in questo modo provocano solo odio. Chi ama la città, chi si vede coperti i propri manifesti regolari dopo aver pagato la tassa, non potrà che collegare la figura di Matteo ad un abuso.
D’altronde lo stesso Bonetti non esitava a fare attacchinaggio abusivo. Lo confessa candidamente un suo compagno di scorribande, Daniele Petraroli, che in questo articolo su il Giornale scrive che alla sera “pennellessa alla mano si andava a imbrattare i muri del municipio”. Ora che Matteo non c’è più sembra quasi che questo sia l’unico modo di farlo rivivere. E invece ci sono metodi molto più efficaci per non far spegnere la memoria. L’aula del II° Municipio (che frequentò per poco tempo nelle vesti di consigliere Pdl) è stata intitolata a Matteo Bonetti e anche un torneo di calcio si svolge in suo nome. Queste iniziative, sono sicuramente assai più utili e lasciano un ricordo positivo. Mentre il massiccio ricorso ai manifesti abusivi suscita solo disgusto. E oggi, Bonetti, invece di essere ricordato come un giovane morto prematuramente è il simbolo dell’affissione abusiva per eccellenza.
I suoi compagni non gli stanno facendo un bel servizio. E siamo sicuri che se potesse parlare, Matteo direbbe: “A regà, lasciateme perde. Fateme riposà in pace”!