Ieri, primo di aprile, in molti si sono divertiti a fare pesci d’aprile, con i social che rendono la cosa facile ed efficace.
Abbiamo letto di Calenda che, divenuto presidente del Codacons, ne decide l’immediato scioglimento, di parlamentari di Forza Italia che passano al PD (cosa però tutt’altro che surreale) e poi abbiamo letto il seguente tweet:
Sarà che una cosa del genere la sognamo da anni, sarà che i numeri ci sono apparsi finalmente adeguati, fatto sta che noi l’abbiamo presa per una cosa seria.
Riportati velocemente alla realtà del pesce d’aprile, ci siamo però ricordati di quanto annunciato dall’assessore Patanè agli inizi di marzo:
Queste le piste ciclabili che dovrebbero essere revisionate:
- Gregorio VII
- Galleria Pasa
- Tuscolana
- Prenestina
- Pineta Sacchetti
Ci siamo allora chiesto: quale ufficio dovrà rivedere tutte quelle piste ciclabili?
Non si finirà con l’assegnare il compito alle stesse persone e con le stesse procedure che hanno portato a quelli che sono considerati degli errori (sempre ammesso che lo siano, cosa della quale ci permettiamo di dubitare)?
Perché invece non prendere finalmente sul serio la mobilità attiva e assegnarle le risorse necessarie affinché quello che si faccia non debba essere rivisto in continuazione, ma soprattutto raggiunga gli obiettivi prefissati?
E quella che è stata proposta come boutade da pesce d’aprile (ma poi neanche tanto) definisce invece a nostro avviso molto bene da dove un tale ufficio potrebbe partire: dieci tecnici, sia progettisti ma anche comunicatori (la comunicazione di Roma Capitale sulla mobilità attiva è da sempre inesistente!), dieci milioni di euro (qui forse ci si potrebbe accontentare di qualcosa meno) e la competenza anche sui progetti europei.
Se l’attuale amministrazione capitolina vuole fare sul serio sulla mobilità alternativa, metta su una struttura del genere di quella suggerita.
Se non lo farà, come tutti i segnali purtroppo fanno credere, si continuerà con interventi qua e là, ma i risultati saranno sempre men che ottimali. In questo modo la mobilità attiva rimarrà una cosa di nicchia che la gran parte delle persone continueranno a vedere come un qualcosa di avulso da Roma, una roba per pochi eccentrici.