Biblioteche comunali: nove in più entro il 2026. Tra queste anche Fornace Veschi ed ex scuola Parini

I fondi del Pnrr prevedono inoltre la riqualificazione di 21 strutture culturali. Ma 30 appalti per un solo assessorato sembrano troppi. A meno che il conflitto ucraino porti a una proroga
Miguel Gotor, assessore alla Cultura

 

La cartomante Beatrice ha messo in guardia l’assessore capitolino alla Cultura, Miguel Gotor: “Proceda con calma perché potrebbe fare dei passi falsi“. Non serve credere alla cartomanzia per dare ragione alla veggente. Gotor ha ricevuto un assessorato difficile, sotto la lente degli intellettuali, della stampa e dei romani più esigenti. Fino ad oggi si è fatto sentire poco e forse il progetto più importante lanciato dal docente di Storia Moderna riguarda il sistema delle biblioteche comunali.

Molte di queste sono fatiscenti, altre sono chiuse da troppo tempo e poi ci sono interi quartieri privi di un qualsiasi presidio culturale. Gotor ha rimaneggiato un piano in parte ereditato dalle precedenti amministrazioni e si è lanciato, non senza ambizione, a voler mettere le mani su ben 30 biblioteche. Di queste, 21 già sono operative ma versano in pessime condizioni, e altre nove devono nascere in edifici pubblici abbandonati o fatiscenti. I soldi, 50 milioni, derivano dal solito Pnrr (Piano nazionale di Ripresa e Resilienza) che è diventato una specie di manna che tutto sana. Purtroppo l’obiettivo è assai più complicato da raggiungere di quanto si creda, per via dei tanti vincoli imposti dall’Unione Europea, non ultimo quello temporale. Tutti gli interventi si devono concludere entro il 2026, altrimenti i fondi torneranno indietro.

E’ corsa, dunque, anche per Gotor che non sembra ascoltare il monito lanciato dalla cartomante Beatrice. La sfida principale è aprire i nuovi poli, alcuni di questi dentro veri e propri simboli dei quartieri. A partire dalla Fornace Veschi che si trova nel cuore del centro commerciale Aura, devastata dalla solita trascuratezza, nonostante il suo alto valore architettonico. L’abbiamo raccontata in una puntata di Città in rovina di gennaio 2021. La società proprietaria del centro commerciale l’ha restaurata e consegnata al Comune nel 2018 ma Roma Capitale non è stata in grado di farci nulla e i vandali l’hanno saccheggiata. Secondo la delibera, qui nascerà un polo culturale che ospiterà anche una biblioteca. E’ il sogno dei cittadini che l’avevano proposto, con tanto di progetto cinque anni fa. Non ci saranno solo libri o mostre ma un vero centro polivalente.

La Fornace Veschi
Progetto dei cittadini sulla Fornace

 

Stessa sorte dovrebbe toccare ad un’altra struttura da troppo tempo abbandonata: l’ex scuola Parini di piazza Capri. Diarioromano riuscì ad entrare nell’edificio fatiscente, trovando una condizione davvero disperata. Il quartiere avrebbe voluto che tornasse ad essere un istituto scolastico dato che, secondo l’Associazione Italiana Presidi, nella capitale mancano 1000 aule per garantire un insegnamento dignitoso. Ma il Campidoglio ha preferito compiere una scelta diversa e ha inserito la Parini nell’elenco dei nuovi poli culturali da realizzarsi con i fondi europei.  L’ex presidente del III Municipio voleva farne una clinica geriatrica, i comitati di quartiere chiedevano un asilo, alla fine sarà un centro aperto a tutti ma dedicato allo studio e alla lettura.

L’ex scuola Parini

 

Nell’elenco figura anche un piccolo ma grazioso edificio di via Ostiense, l’Alexis. Occupato per anni dagli studenti di alcune università romane, fu sgomberato in una gelida mattina di gennaio 2017 dalla giunta Raggi che poi non seppe che farsene. E’ chiuso da 5 anni e cade a pezzi, nonostante i murales esterni gli conferiscano un aspetto gioioso. La delibera predisposta da Miguel Gotor prevede per questa palazzina, una piccola biblioteca comunale e un luogo di studio e coworking aperto anche di notte (ad oggi questo tipo di struttura è assente a Roma se non per la sola iniziativa dei ragazzi del cinema America che hanno dedicato una sala del Troisi agli studenti o ai lavoratori che cercano uno spazio di concentrazione).

L’Alexis in via Ostiense

 

Dei poli civici e culturali sono previsti anche nel Castello di Cesano, al Casale La Rustica, nell’edificio Arco di Travertino, nella palazzina di via Fontichiari a Centocelle, nel complesso Tre Casali di largo Zappalà e negli edifici rurali di Selva Candida.

Fin qui si tratta di appalti impegnativi che prevedono la totale riqualificazione e trasformazione degli immobili per un importo complessivo di 32,5 milioni. A quanto risulta a diarioromano, niente è pronto, neanche un progetto di massima. E immaginare che ben nove strutture vengano completate in quattro anni è un bel sogno ma assai poco reale.

L’altro capitolo della delibera prevede la messa a norma e ristrutturazione di 21 biblioteche esistenti per una somma di 17,5 milioni. Ci sono impianti da rifare, caldaie da sostituire, infissi da rinnovare e così via. Ecco l’elenco degli immobili coinvolti:

Villa Leopardi, via Makallé
Tullio De Mauro, via Tiburtina 113
Ennio Flaiano, via Monte Ruggero
Teatro Quarticciolo, via Castellaneta
Gianni Rodari, via Tovaglieri 237
Fabrizio Giovenale, via Fermo Corni 1
Aldo Fabrizi, via Treia
Vaccheria Nardi, via Grotta di Gregna 37
Borghesiana, Largo Monreale
Collina della Pace, via Bompietro 16
Rugantino, via Rugantino 113
Raffaello, via Tuscolana 1111
Pasolini, viale Caduti per la Resistenza 410
Elsa Morante, via A. Cozza 7
Sandro Onofri, via Umberto Lilloni 39
Longhena, via Baldassarre Longhena 98
Cornelia, via Cornelia 45
Valle Aurelia, via di Valle Aurelia 129
Franco Basaglia, via Borromeo 67
Casa del Parco, via della Pineta Sacchetti 78
Galline Bianche, via delle Galline Bianche 105

 

Il tema è anche portare la cultura in periferia, senza obbligare a raggiungere il centro chi vuole cercare un volume, vedere una mostra o assistere ad una conferenza. Rientra nell’idea di cui il sindaco Gualtieri si fa portavoce e cioè la “città dei 15 minuti“, secondo la quale tutti i servizi devono essere fruibili percorrendo solo 15 minuti di strada dalla casa di ciascuno di noi.

Un bel sogno, ma la sfida maggiore oggi sta proprio nel far partire questi 30 appalti in tempo perché si concludano secondo i termini previsti dal Pnrr. A molti, ormai, sembra impossibile e non è più solo chi scrive a ritenere utopistico l’obiettivo. Ecco perché si moltiplicano gli appelli a modificare le scadenze del Piano soprattutto a causa del conflitto ucraino che ha cambiato la prospettiva. Prima il Pnrr doveva rappresentare una sorta di “ripartenza” (ma quante volte abbiamo sentito ripetere questa parola) dopo il Covid. Ora che si è capito che il Covid non finisce e che la guerra sta peggiorando gli scenari economici europei, una rivalutazione è indispensabile. E chissà che le nostre biblioteche non riescano a giovarne.

 

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