Roma Capitale condannata ad avere una Polizia Locale inutile

Il corpo dei vigili risponde direttamente al sindaco. Gualtieri va in continuità con l'amministrazione precedente e costringe Roma a vivere in un'illegalità diffusa

Ad aprile 2017 pubblicammo un articolo dal titolo “Il problema #1 della città di Roma” dove tra l’altro scrivemmo:

… è innegabile che il persistere di un corpo di Polizia Locale totalmente inefficace e slegato dalla realtà non può che rappresentare il più grande problema cittadino. L’assenza totale di legalità che si registra a Roma fa sì infatti che qualsiasi norma, anche la più adeguata ed eventualmente “perfetta”, rimanga lettera morta, ignorata da una cittadinanza ormai abituata a seguire solo i propri istinti e comodi con la complicità di un corpo di Polizia Locale distratto ed assente, quando non addirittura complice.

 

Al tempo era passato quasi un anno da quando Virginia Raggi aveva dato il benservito a Raffaele Clemente, il comandante generale del corpo chiamato da Ignazio Marino a rivoluzionarlo. Clemente aveva introdotto innovazioni importanti nella Polizia Locale: lo street control, IoSegnalo, la rotazione degli agenti. Le sue iniziative avevano scardinato certe tradizionali dinamiche nel corpo, il quale fin da subito aveva reagito con fastidio (basta ricordare la plateale protesta del capodanno 2015, quando centinaia di agenti “marcarono visita” all’unisono scoprendo del tutto il turno di notte).

Purtroppo la Raggi si inchinò subito alle logiche che volevano riportare il corpo di Polizia Locale ai vecchi equilibri e agevolò le dimissioni di Raffaele Clemente. In questo modo si tornò a garantire la pace interna al corpo ma a spese dell’intera città di Roma, che tornava ad avere una Polizia Locale sostanzialmente inesistente.

 

A far ritornare la Raggi su una scelta tanto sbagliata non servì neanche lo squadernamento di una serie di storie torbide relative alla Polizia Locale di Roma fatto dalla trasmissione Report, su Rai3, nel novembre 2020. In quel servizio sono stati presentati casi di dirigenti della Polizia Locale coinvolti in storie poco commendevoli, agenti che intimidiscono i cittadini che fanno le segnalazioni, addirittura viene descritta la macchinazione ordita per far cadere il sindaco Marino come orchestrata anche grazie ad operazioni svolte dalla Polizia Locale.

Le storie raccontate da Report avrebbero richiesto un immediato commissariamento del Corpo di Polizia Locale di Roma, per fare luce su di esse dimostrando o che erano tutte infondate oppure che si sarebbe fatto il dovuto repulisti. Invece la Raggi fece sostanzialmente finta di niente, cavandosela con la richiesta al solo Primo Gruppo di fare un po’ di rotazione degli agenti.

 

Cambiata l’amministrazione bisogna purtroppo prendere atto che non è cambiato proprio nulla. Già in campagna elettorale Gualtieri aveva dimostrato di non avere per nulla le idee chiare su come gestire la Polizia Locale se fosse stato eletto sindaco. In una sua lettera al Corriere esordì dicendo: “Innanzitutto, i vigili devono rendere il traffico scorrevole“, frase che è tutto un programma, ma in negativo.

In realtà, in quella lettera Gualtieri parlava anche di “prevenzione e sensibilizzazione sulla sicurezza stradale“, di introdurre “innovazione, digitalizzazione, formazione permanente, benché si capiva che fossero più espressioni di circostanza che elementi di un chiaro programma.

E infatti una volta eletto sindaco Gualtieri è andato in perfetta continuità con la gestione Raggi, confermando l’incolore comandante da ella nominato e evitando accuratamente di fare la benché minima modifica alle modalità di operare degli agenti.

Niente street control quindi, né controlli automatici della velocità, ma soprattutto la rinomata assenza degli agenti dalle strade o la loro totale irrilevanza quando presenti.

Questo vuol dire che Roma rimane una città in cui le norme del codice della strada sono puri suggerimenti per i cittadini, dove chiunque può fare quel che vuole con la ragionevole certezza di non rischiare nulla. La sosta selvaggia è rimasta la norma ed anzi è ulteriormente peggiorata a causa della sempre crescente inaffidabilità del TPL.

La sostanziale soppressione del codice della strada è tra le maggiori cause dell’incidentalità record che si registra a Roma (oltre 50 morti da inizio anno!?!) quindi anche questo deriva dall’irrilevanza della Polizia Locale di Roma.

Anche tutti gli altri controlli amministrativi affidati alla Polizia Locale soffrono dell’inefficacia della sua azione, finendo col far apparire Roma come una giungla dove vige la legge del più forte, invece che un luogo dove le persone possano convivere civilmente.

 

Forse il sindaco Gualtieri non si rende conto delle conseguenze della sua decisione di confermare lo status quo. Il corpo di Polizia Locale è infatti alle sue dirette dipendenze e lui è l’unico che può incidere sul suo funzionamento. È il sindaco che sostanzialmente indica alla Polizia Locale cosa fare e con quali priorità, e la netta sensazione è che Gualtieri invece di chiedere al corpo di ripristinare la vigenza del codice della strada si sia raccomandato di andarci piano con le sanzioni. Non si spiegherebbe altrimenti il sempre maggiore lassismo che si vede sulle strade romane.

Confermando la vecchia gestione del corpo di Polizia Locale Gualtieri decide anche di far finta di niente riguardo tutte le brutte storie raccontate da Report, problemi che se confermati rappresentano ancora gravi ferite alla rispettabilità ed affidabilità di tutto il corpo.

C’è ad esempio un dirigente della Polizia Locale che oggi ancora comanda uno dei gruppi locali nonostante nel servizio di Report abbia detto una provata bugia!?!

 

Sono passati cinque anni da quando descrivemmo l’inefficacia della Polizia Locale come il maggiore problema di Roma e purtroppo non possiamo che rimanere della stessa idea. Senza infatti un corpo di polizia che faccia rispettare le norme vigenti, anche la legge migliore rimane lettera morta, condannando la città all’illegalità diffusa.

 

(foto da Twitter @df997mk1)

 

 

 

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