Giubileo: 7 mesi solo per nominare i manager della società capofila. Se questi sono i tempi……..

La struttura che dovrà coordinare le grandi opere era stata decisa a dicembre 2021 e ancora non è arrivato l'incarico ufficiale al presidente e all'a.d.. Eppure mancano meno di 3 anni

Ci si rende conto di essere diventati vecchi quando ci si scopre brontoloni e disincantati. Forse ne abbiamo viste troppe per credere agli annunci dei governi e dei sindaci. In tema di Giubileo, nei primi anni 90 partecipammo alla conferenza stampa con la quale Rutelli annunciava il completamento della linea C entro l’Anno Santo del 2000 (!). La storia si ripete e non è un caso se a distanza di trent’anni tornano vecchie e consunte dinamiche politiche.

Parliamo della società Giubileo 2025, prevista nella manovra economica approvata a fine 2021 dal Governo Draghi all’interno del cosiddetto “emendamento omnibus”. La struttura doveva servire ad accelerare le procedure e snellire ogni passaggio in modo da arrivare pronti con una serie di opere da realizzare in soli 3 anni. Ne avevamo parlato il 18 dicembre in termini poco convinti. Purtroppo il tempo sta dando ragione al nostro scetticismo. La società pubblica, infatti, a luglio del 2022 non solo non ha iniziato alcuna attività ma deve ancora trovare i suoi manager. Tutto il contrario della celerità annunciata per emulare il modello Genova con la ricostruzione del ponte.

Solo in queste ore un Dpcm predisposto da Palazzo Chigi ha indicato i nomi del nuovo presidente, dell’amministratore delegato e dei consiglieri di amministrazione. Ben sette mesi solo per scegliere i manager sembra tutt’altro che celerità soprattutto alla luce del fatto che le grandi opere devono ancora essere cantierizzate. Dato che senza la Giubileo 2025 non si fa partire nessun lavoro in quanto sarà questa la stazione appaltante, allora perché non costituirla e metterla in grado di operare subito? La risposta sta probabilmente nella divisione dei posti in base agli appetiti dei partiti, dei favori agli amici e alle prebende da assegnare. Questa società, lungi dall’essere qualcosa che snellisce, si mostra come l’ennesimo carrozzone del Ministero del Tesoro, utile a sistemare qualcuno.

Secondo il Dpcm del premier Draghi, a presiederla sarà Matteo Del Fante, attualmente amministratore delegato e direttore generale di Poste Italiane. Il braccio operativo verrà assegnato a Marco Sangiorgio, condirettore generale di Redo sgr, un gestore di fondi che ha in portafoglio immobili di Cassa Depositi e Prestiti, Intesa San Paolo, Cariplo, etc. Il Consiglio di Amministrazione sarà composto da: Ivana Guerrera, dirigente Mef; Nunzia Vecchione, ispettore capo della Ragioneria Generale; Alessandro Tonetti, vice direttore generale di Cdp. Tutte persone di alto profilo, intendiamoci, ma erano davvero necessari così tanti mesi per individuarle?

La Giubileo 2025 è stata finanziata con 110 milioni di euro da qui al 2026, poi si vedrà se verrà sciolta o prorogata. Ma il suo cammino è solo all’inizio: ora dovrà trovare il personale, i tecnici, la sede e così via. Dovrà poi stipulare delle convenzioni con gli uffici regionali e comunali che la affiancheranno nelle gare. C’è da credere che il primo appalto frutto di questa struttura non arriverà prima di metà 2023 quando saremo a neanche due anni dall’apertura della Porta Santa. In un tempo così breve si rifà un appartamento ma difficilmente si riesce a realizzare:

  1. un sottopasso come quello tra piazza Risorgimento e il Vaticano
  2. una nuova stazione nell’aeroporto di Fiumicino con il potenziamento della linea ferroviaria per Termini
  3. la nuova stazione Tor di Quinto e il collegamento con la stazione Val d’Ala
  4. la pedonalizzazione di via della Conciliazione
  5. la riqualificazione delle stazioni Ostiense, Trastevere e soprattutto San Pietro
  6. l’acquisto di bus elettrici e di treni ecologici

 

Queste sono solo alcune delle opere previste e che si dovrebbero concludere nel 2025 (!?!) per non parlare delle cinque tranvie di cui si favoleggia da anni che già si è detto non saranno mai pronte per l’Anno Santo. La dote finanziaria che potrà essere spesa è enorme e supera il miliardo di euro (285 milioni nel 2022, 290 milioni nel 2023 e nel 2024, 330 milioni nel 2025 e 140 nel 2026).

Insomma di fronte ad un elenco tanto corposo, in un paese normale si sarebbero fatte le corse per avviare la stazione appaltante, rodarla in un paio di mesi e farla partire subito. Qui invece stiamo ancora alla nomina del consiglio di amministrazione.

E’ proprio vero che quando si è vecchi non si crede più a nulla ma per dare fiducia a certi annunci occorre essere proprio sprovveduti.

 

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