Roma e la sua acqua. L’elemento unico delle fonti naturali che sgorgano in città

La storia dell'Acqua Sacra che ancora sgorga a Montesacro. Forse l'unica capitale a disporre di 23 sorgenti dentro le mura. Giusto lanciare l'allarme siccità ma senza drammatizzare

Si fa un gran parlare di siccità in queste settimane con il dato di Roma dove le precipitazioni sono calate del 63% dall’inizio dell’anno rispetto alla media degli ultimi dieci. Sebbene sia un tema serio di cui occuparsi, forse sarebbe utile guardare più indietro nella storia per verificare che periodi di pioggia e periodi secchi si sono alternati nei secoli, non mettendo mai in difficoltà l’approvvigionamento della nostra città.

La capitale è sempre stata ricchissima d’acqua tanto da distribuirla nelle sue province. Non solo i grandi acquedotti di epoca romana ma anche tante fonti e sorgenti all’interno delle mura che hanno permesso lo sviluppo della civiltà e dell’impero. Sarebbe impossibile in un singolo articolo raccontare le vicende delle decine di fonti distribuite sul territorio per cui abbiamo scelto di mostrarvene due, meno note al grande pubblico.

Una di queste, la Fonte dell’Acqua Sacra, è ancora in piena attività e accoglie ogni giorno migliaia di residenti che vanno a riempire bottiglie e taniche per dissetarsi.

 

Siamo nel cuore del quartiere Monte Sacro, in pieno centro della città e non in una sperduta campagna. Nel 1911, durante i lavori per la costruzione di un edificio, fu perforato il pozzo di captazione di questa magnifica sorgente. Qui fu realizzato un fontanile con tante cannelle dalle quali sgorga ininterrottamente da 100 anni acqua purissima, leggermente frizzante.

 

In realtà l’acqua proviene da falde lontane e molto profonde, per cui la sua purezza è garantita, ma l’originalità di Roma sta anche nelle sue fonti. Poche capitali al mondo possono vantare di produrre così tante acque minerali all’interno del territorio. Pensiamo alla Egeria, che era definita l’Acqua Santa dai viaggiatori che venivano in pellegrinaggio. La sorgente si trova in città, nel Parco della Caffarella. L’adiacente circolo sportivo si chiama Acqua Santa proprio in onore della fonte.

Oppure all’Acqua Vergine, sulla via Collatina, nel quartiere di Salone che alimenta le grandi fontane della città tramite un acquedotto che funziona ininterrottamente dal 19 avanti Cristo. La Fontana di Trevi è ancora oggi lo sbocco terminale di questa sorgente.

 

Per la verità Roma è sempre stata fin troppo ricca di acqua tanto che nei secoli si vennero a creare piccole paludi, laghetti naturali, stagni e ruscelli che erano l’habitat ideale per la zanzara portatrice della malaria. Fu Giovanni Lancisi ad avere la geniale intuizione sebbene all’epoca non si conoscesse ancora l’esistenza dell’insetto Anopheles (l’episodio lo abbiamo raccontato nell’articolo sulla biblioteca lancisiana).

Le fonti naturali erano così tante che furono divise dai geologi tra quelle a destra e a sinistra del Tevere. Quelle ufficialmente censite fin dall’epoca romana erano 23 ed andavano ad alimentare gli antichi torrenti tra i quali lo Spinon che scorreva vicino al Campidoglio e il Petronia, nella zona del Pincio. Molte di queste vennero abbandonate nei secoli ed alcune riemergono per caso come la Fonte di Anna Perenna, in zona piazza Euclide.

Nel 1999, durante lo scavo per la costruzione di un parcheggio, fu rinvenuta la fontana in tufo e mattoni con una cisterna che si immagina avesse grandi dimensioni.

 

Oggi il sito è visitabile solo su appuntamento ma le testimonianze riportate addirittura da Ovidio nei Fasti parlano di un luogo ricchissimo d’acqua dove si svolgevano pratiche magiche.

Forse vale la pena ricordare che la Roma antica disponeva di 1.300 fontane pubbliche, 15 fontane monumentali, 900 piscine, 11 impianti termali, 3 laghi artificiali e 2 bacini utilizzati per gli spettacoli. Il cittadino romano del secondo secolo dopo Cristo aveva a disposizione il doppio dell’acqua di cui dispone un cittadino di oggi. La sua abbondanza ha permesso la creazione di fontane architettoniche che hanno costituito il centro delle rivoluzioni urbanistiche durante i grandi progetti del periodo dei papi.

Alla fine dell’ottocento il Comune volle disseminare il territorio di decine di “nasoni” che nel tempo sono cresciuti fino a diventare oltre duemila. Il legame indissolubile tra Roma e l’acqua non potrà essere incrinato da queste settimane di siccità, per quanto sta a ciascuno di noi non sprecare e fare attenzione alla risorsa principale di cui disponiamo.

 

 

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