Al grido di “non toccate la nostra licenza” i tassisti tornano a bloccare Roma

Ieri assedio in via del Corso per la quarta giornata di protesta nel mese di luglio. Ecco perché si oppongono alla riforma e quali sarebbero i vantaggi per i cittadini

 

Quante maledizioni si sono attirate ieri i tassisti di tutta Italia che hanno organizzato un sit-in tra Palazzo Chigi e galleria Colonna. Migliaia di persone sono rimaste imbottigliate in centro con la paura che l’assedio prosegua anche oggi. Alcuni leader del movimento delle auto bianche hanno deciso di dormire in strada a pochi passi dalla presidenza del Consiglio, si sono pure incatenati ma il fronte non è più compatto come prima.

Loreno Bittarelli, della Cooperativa 3570, apre al dialogo e non chiede più il ritiro del decreto ma una sua modifica. Durante l’ultima protesta abbiamo dimostrato come il numero di attuali licenze di taxi a Roma sia sottodimensionato. Perfino la proposta dell’Istituto Bruno Leoni che prevedeva di regalare ad ogni tassista una seconda licenza è stata bocciata.

Oggi cerchiamo di capire cosa guadagnerebbero i cittadini se la riforma andasse in porto e cosa perderebbero i tassisti. Una premessa va fatta perché molti, perfino gli stessi tassisti, ignorano che il cosiddetto Decreto Concorrenza è stato predisposto dal governo perché inserito nella lista delle cose da fare per ottenere dall’Europa i fondi del Pnrr. Che sarebbe stata un’estate di lacrime e sangue lo scrivemmo in tempi non sospetti perché l’Italia deve rispettare entro la fine del 2022 ben 100 scadenze imposte da Bruxelles. Altrimenti i soldi se li scorda. E non tutte queste scadenze sono gradite dalle categorie.

Il decreto Concorrenza è forse la richiesta meno peggiore avanzata dall’Ue perché tende a sgonfiare sacche di privilegio che molti in Italia hanno alimentato: pensiamo ai balneari, agli ambulanti e appunto ai tassisti. La riforma prevista nell’art. 10 prevede una liberalizzazione degli operatori del trasporto pubblico in automobile. Questo aprirebbe alle piattaforme digitali, tra le quali Uber ma non solo.

Perché i tassisti dicono no. Non c’è solo l’ovvia paura di avere più concorrenti ma occorre pensare che oggi il tassista è di fatto indipendente. Ha un proprio turno da rispettare e (se vuole) una cooperativa alla quale associarsi ma per il resto è un lavoratore del tutto autonomo. La riforma farebbe perdere questa indipendenza perché lo costringerebbe ad entrare in una piattaforma digitale che ha vincoli di prezzo, di tempo e soprattutto che raccoglie le valutazioni degli utenti (ne parleremo tra poco).

C’è poi la perdita di valore della licenza. Facciamo attenzione, però, perché la licenza in sé non ha un costo in quanto viene assegnata gratuitamente dal comune. Negli anni si è creato un mercato secondario nel quale queste licenze sono state vendute a caro prezzo. A Roma si superano abbondantemente i 100 mila euro e chiaramente la loro diluizione provocherebbe la svalutazione di un bene che è stato acquistato magari con sacrifici. Il problema sta a monte: le licenze non dovevano essere merce di compravendita. Sono stati i tassisti a renderle un oggetto di valore con un comportamento corporativo e chiuso.

C’è inoltre un assottigliamento dei margini di guadagno: il costo elevato dei carburanti riduce la cifra che resta in tasca dopo una corsa e questo porterà ad un aumento delle tariffe. Qualcuno, più forte, riuscirà a tenere i prezzi bassi magari negoziando il prezzo dei carburanti alla pompa, mentre i più piccoli saranno costretti a fare rifornimenti ai prezzi di mercato.

Perché sarebbe utile per i cittadini. L’obiettivo di una riforma del genere non deve essere la tutela di una categoria (a Roma sono poco meno di 8 mila persone a svolgere il mestiere del tassista) ma migliorare la mobilità cittadina e tenere basse le tariffe. Chiaramente più auto pubbliche circoleranno, più facile sarà per il cittadino trovarne una disponibile. Inoltre, si potrà scegliere tra più operatori che compariranno sul telefono di ciascuno di noi.

Niente più chiamate alla voce automatica ma una semplice localizzazione su una mappa elettronica e un clic. Questo già avviene con Uber e potrà essere esteso ad altre società. La qualità del trasporto sarà votata dal passeggero: se l’autista è stato gentile, ha percorso un tragitto corretto e magari evitava di sentire a tutto volume una trasmissione radiofonica dedicata al calcio, otterrà una buona valutazione. Se è stato scortese, guidava male provando a imbrogliare sulle strade, otterrà un voto negativo. Con tanti voti negativi si rischia di essere eliminati dalla piattaforma.

Dunque più auto, prezzi possibilmente più contenuti e un servizio migliore. Vista con gli occhi del cittadino, la riforma non può che essere positiva.

Come andrà a finire non è dato sapere. Se il governo cede avrà un problema con Bruxelles. Se non cede, rischiamo di vedere le città bloccate più volte nei prossimi mesi. Uno come Draghi difficilmente si arresterà di fronte alle proteste. Lo ha fatto capire lui stesso raccontando una barzelletta che proviamo a riassumere indegnamente. Un ammalato deve essere sottoposto ad un trapianto di cuore e gli vengono offerti due cuori: uno di un giovane 20 enne forte e sano e uno di un ottantenne banchiere centrale. L’ammalato subito sceglie quello dell’ottantenne. I medici – sorpresi – gli chiedono il motivo della sua strana scelta e l’uomo risponde: “Meglio quello del banchiere centrale. Non è stato mai usato”!

 

 

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2 risposte

    1. Mi spiace darle torto Davide ma il decreto concorrenza è richiesto espressamente da Bruxelles come condizione necessaria all’erogazione dei fondi Pnrr. Non c’entra la Bolkestein in questo caso.
      Per mesi e mesi i giornali ci raccontavano che dovevamo brindare perché l’Europa di avrebbe riempito di soldi per la “ripartenza” post Covid. Ma i regali non esistono in economia. Tutti devono avere un loro guadagno.
      Non solo il termine “ripartenza” è diventato uno slogan vuoto, ma saranno tante le categorie sociali che verranno colpite per dare seguito agli accordi presi con Bruxelles. Nel caso dei taxi, a nostro avviso, il sacrificio sarà minore di quanto essi temono. Ci saranno altre categorie molto più penalizzate. Ad ogni modo le consiglio di leggere l’analisi di Giuseppe Liturri a questo link
      https://www.startmag.it/economia/pnrr-ecco-la-verita-su-legge-concorrenza-e-concessioni-balnerari/

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