Chi è stato in vacanza in qualche nazione europea, magari girandola alla guida di un veicolo, al rientro a Roma avrà senz’altro vissuto uno spaesamento dovuto all’assolutamente originale modo con cui si guida a Roma.
Laddove infatti in praticamente tutti i paesi europei (ma anche gli extraeuropei più sviluppati) le norme dei locali codici della strada vengono generalmente rispettate da tutti e la guida si risolve in un’attività di routine priva di stress, a Roma tutte le regole possono essere violate da chiunque, col risultato che guidare è un continua battaglia per raggiungere nel minor tempo possibile la propria destinazione oppure per difendersi dai pericoli creati da quelli che fanno della velocità una specie di ragione di vita.
Chi scrive ha passato qualche giorno in Norvegia, guidando ad Oslo ma anche in aree più periferiche del paese ed ha potuto rendersi conto di quanto sia realistico l’obiettivo “Vision Zero” e di come ad Oslo nel 2019 abbiano potuto raggiungere il risultato di una sola vittima da incidente stradale nell’intero anno.
Per rendersi conto dell’enorme sproporzione con Roma, nella nostra amata città di vittime ne abbiamo avute ben 15 nel solo mese di gennaio di quest’anno!?!
La ricetta per abbattere drasticamente le vittime della strada è molto semplice: rispetto generalizzato delle norme stradali e limiti di velocità contenuti. In Norvegia in autostrada si può arrivare a 110 km/h al massimo, sulle strade extraurbane si va a 80 km/h, a 60 km/h se ci sono nuclei abitatiti, mentre in città il limite è 50 km/h, con 30 km/h nelle aree residenziali.
La cosa straordinaria, per noi romani, è che quei limiti, insieme a tutte le altre regole della strada a partire dal rispetto ferreo delle strisce pedonali, vengono osservati da tutti e in tutte le situazioni, sulle strade più trafficate così come nelle aree più isolate del paese.
Molto semplicemente in Norvegia si deve aver deciso che la vita umana è infinitamente più importante della velocità negli spostamenti e di qualsiasi velleità competitiva delle persone alla guida, per cui ogni operazione è improntata alla prudenza e basata su principi di cautela: i veicoli si fermano davanti alle strisce pedonali anche quando il pedone è solo vicino alle stesse, le precedenze vengono date con ampissimi margini di sicurezza, i limiti di velocità vengono rispettati ed eventuali sorpassi (rarissimi nelle strade a corsia singola) vengono effettuati nella massima sicurezza.
Il principio “Vision Zero” in Norvegia è stato adottato a livello nazionale nel 2002 e ci sono voluti molti anni per arrivare agli eccezionali risultati attuali.
In Italia il governo nazionale si è sempre dimostrato poco appassionato della sicurezza stradale, preferendo assecondare gli istinti da pilota di una grandissima parte di italiani (d’altronde non siamo la patria di innumerevoli case automobilistiche tra cui Ferrari, Lamborghini, Maserati e Alfa Romeo?) con sempre blandissimi controlli del rispetto del Codice della Strada.
A Roma la cosa è stata ulteriormente esasperata, finendo il CdS per essere un mero suggerimento per gli utenti della strada, con tutte le forze dell’ordine a chiudere entrambi gli occhi anche di fronte alle violazioni più palesi.
Il sindaco Gualtieri non deve aver presente la gravità della situazione nella città che amministra: centinaia di morti e migliaia di feriti sulle strade di Roma la gran parte dei quali si potrebbero evitare riportando la circolazione dei veicoli entro limiti di decenza.
Non è un compito facile, considerato che c’è la gran parte della popolazione romana da riportare ai comportamenti previsti dal CdS, ma se non si comincia non si potrà mai sperare di azzerare o anche solo diminuire drasticamente la strage stradale a Roma.
In teoria a Roma l’approccio “Vision Zero” sarebbe stato adottato nel settembre 2017 dall’amministrazione Raggi, ma, come prevedemmo fin troppo facilmente, la cosa si risolse nell’approvazione di un’inutile delibera e nella solita foto opportunity.
Anche l’amministrazione Gualtieri ha ricevuto Jean Todt, inviato speciale dell’ONU per la sicurezza stradale, nel luglio scorso, ricordandogli che Roma ha già aderito a “Vision Zero”, ma incredibilmente senza affrontare il fatto che di pura adesione formale si sia trattato, senza alcun impatto reale sulla strage stradale in corso da anni.
In conclusione, anche quest’anno moltissimi romani (e chi scrive tra costoro) avranno riprovato per qualche minuto la sorpresa di guidare senza regole, riadattandosi però velocemente alla giungla romana.
Sta al sindaco Gualtieri mettere mano a questo cancro cittadino, rimettendo il rispetto del Codice della Strada tra le priorità della Polizia Locale, disseminando la città di dispositivi per il controllo della velocità, chiedendo a Questore e Prefetto che anche le altre forze di polizia rimettano il CdS tra le loro priorità.
Sono misure impopolari, considerata l’antropologica allergia dei romani per il rispetto delle regole, e proprio per questo avrebbero dovuto essere prese all’inizio del mandato di Gualtieri, così da avere sufficiente tempo per provare la loro utilità ed efficacia. Non sarà però mai troppo tardi per cominciare ad adottarle ma finché ciò non avviene il sindaco Gualtieri non può che essere considerato tra i maggiori responsabili della strage stradale a Roma.