Puntata anomala della rubrica “Città in rovina”, in quanto vogliamo brevemente parlare di un altro stabile di proprietà pubblica occupato ma che non può proprio considerarsi in rovina. Si direbbe anzi che esso sia mantenuto in ottimo stato dagli occupanti.
Si tratta dell’immobile di via Napoleone III, di proprietà demaniale, occupato da CasaPound nel dicembre del 2003 e da allora sede nazionale del movimento. L’occupazione avvenne con la scusa dell’emergenza abitativa e fin dall’inizio nell’immobile risiedono una ventina di famiglie.
Questo è quanto affermato dal leader di CasaPound Italia, Gianluca Iannone, in un’intervista del 2012, quando era in discussione l’acquisto dell’immobile da parte del Comune: “Via Napoleone III è un’occupazione a scopo abitativo che rientra tra le occupazioni storiche di Roma riconosciute dal Comune e dall’allora sindaco Walter Veltroni con la delibera 206/2007. E’ uno spazio conquistato nove anni fa da un nucleo di famiglie che lo ha sottratto all’abbandono, lo ha riqualificato, e lo ha trasformato in un luogo di cultura e di aggregazione, e, a quelle famiglie e alla città, nessuno potrà mai toglierlo, a prescindere dalla titolarità dell’immobile”.
Ecco, noi ci permettiamo di far notare che le proprietà pubbliche non possono essere terra di conquista a disposizione del primo che si sveglia. Se sono condivisibili le iniziative che sollevano il problema degli innumerevoli spazi di proprietà pubblica lasciati in abbandono, non è sostenibile che le occupazioni divengano stabili ed anzi gli occupanti accampino diritti di proprietà sugli immobili.
La giunta del Sindaco Alemanno poi non procedette all’acquisto dell’immobile, per cui la proprietà al momento dovrebbe ancora essere del demanio, che nel mondo in genere significa “di tutti” mentre troppo spesso in Italia significa “di nessuno”.
Riportiamo di seguito la chiosa con cui chiudemmo il primo pezzo tra quelli dedicati alle occupazioni di stabili:
“Non vogliamo qui imbarcarci in una discussione, necessariamente complessa, su cosa voglia dire “diritto alla casa”. Senza dubbio le istituzioni devono creare le condizioni perché chiunque abbia la possibilità di trovarsi un alloggio dignitoso al prezzo che può permettersi e probabilmente vanno previsti anche sostegni particolari per chi si trovasse in difficoltà impreviste e temporanee. Quello che troviamo inaccettabile è l’idea che qualcuno più intraprendente (e prepotente) si impossessi di beni pubblici sottraendoli alla collettività e ne pretenda l’uso sine die, mentre la maggioranza silenziosa dei cittadini si dibatte mensilmente tra mutui, bollette e tasse sulla proprietà. Non sono stupidi questi ultimi, sono solo cittadini che fanno il loro normalissimo dovere.”
Nel ribadire questi concetti sottolineiamo che ovviamente essi valgono a prescindere dal colore politico delle occupazioni.
Le precedenti puntate di Città in rovina:
- la Casa del Passeggero
- la rimessa Atac di pzza Adis Abeba
- l’ex ospedale San Giacomo
- il Palazzo sull’Arco di Giano
- l‘ex Cinema Puccini
- Palazzo Rivaldi al Tempio della Pace
- Villa York
- L’ufficio Geologico
- La vecchia Stazione Trastevere
- A piazza della Cancelleria
- L’ex rimessa Atac di Piazza Ragusa
- La Sala Troisi
- L’ex Inpdap a S. Croce in Gerusalemme
- Il palazzo della Regione in via Maria Adelaide
- L’ex fabbrica di detersivi in via Noto
- Il Csoa Sans Papier
- Palazzo Nardini al Governo Vecchio
- l’Ex Zecca di Piazza Verdi
- Il brutto edificio in piazza del Viminale
4 risposte
Abitando per anni su via Napoleone III vi posso garantire che lo stato di mantenuzione dell’immobile non compensa il senso di ansia e di sgomento che questi prepotenti neofascisti provocano con la loro presenza, ormai stabilita da anni come dimostra l’insegna permanente sopra la porta. Poi coprono tutti i muri della zona con i loro manifesti abusivi. Pensavo fosse veramente roba loro — ho sentito dire che l’abbia regalato sindaco Alemanno. Sono contento di sapere che non sia il caso, e che questi occupanti non furono premiati. Se è vero.
Una cosa vergognosa…poi si ergono pure a paladini dell’ordine, questi paleofascisti molto furbetti e mafiosetti….la Raggi che dice? Perche’ non cercate di sollecitare l’amministrazione almeno a dire come la pensa sul punto?
Dite a Roberto che un’altro si scrive senza apostrofo.
Toccato!
Roberto lo sa che l’articolo indeterminativo maschile non vuole l’apostrofo ma evidentemente non ci sta abbastanza attento.
Grazie