Era il 3 maggio del 2011 quando l’allora presidente di Acea, Giancarlo Cremonesi e il sindaco dell’epoca, Gianni Alemanno, annunciarono un progetto per installare su tutti i depositi Atac pannelli fotovoltaici in grado di produrre energia pulita a servizio dell’azienda. Sono trascorsi più di 11 anni e neanche un solo pannello è stato montato. Il panorama di cui si può godere percorrendo la tangenziale est in direzione San Giovanni, nel tratto che precede la discesa su viale Castrense, è esplicativo. Sulla sinistra i capannoni di Rete Ferroviaria Italiana, completamente coperti di moduli fotovoltaici e alla loro destra capannoni di Atac in via Prenestina, senza neanche un pannello solare termico per lavarsi le mani con l’acqua calda.
In pochi metri, l’abisso del pensiero. Uno iato enorme tra lungimiranza e incapacità, investimento e poltronismo.
Rete Ferroviaria ha iniziato da diverso tempo a lavorare per il cosiddetto “autoconsumo”, cioè produzione interna di energia necessaria alla marcia dei treni e al funzionamento delle stazioni. Il trasporto ferroviario richiede oltre 6 terawattora l’anno, vale a dire il 2% dell’intero fabbisogno elettrico nazionale. Per produrre in autonomia la maggior quantità di elettricità possibile, Rfi ha deciso di coprire i 30 milioni di metri quadri di terreni non fertili di cui dispone in tutto il paese, oltre a tutti i tetti dei propri depositi e stazioni ferroviarie. Anche sopra il parcheggio di Termini, una enorme piastra fotovoltaica produrrà il 10% del fabbisogno della stazione e lo stesso sarà fatto per i tetti dello scalo Tiburtino.
Dunque mentre Rfi lavorava per la transizione ecologica, Atac era totalmente paralizzata. Basta andare su Google e osservare che nessuno dei depositi della municipalizzata ha istallato moduli fotovoltaici. E non li ha istallati neanche Acea, che della transizione energetica dovrebbe essere portabandiera.
Sarebbe bastato che Atac e Acea usufruissero dell’ecobonus per ottenere un risparmio del 65% sull’istallazione, invece a distanza di nove anni dall’approvazione della legge 63/2013, nessuno dei dirigenti che si sono succeduti nella gestione delle municipalizzate, ha mai mosso un dito per guardare al di là del proprio naso. Come si può verificare a questo link dell’Agenzia delle Entrate, possono usufruire dell’ecobonus anche gli enti pubblici e privati che non svolgono attività commerciale, dunque Atac e Acea ci rientrano a pieno.
Senza fare paragoni con lontane capitali europee, basta ricordare che Atm, l’azienda di trasporti milanese, ha installato il suo primo impianto fotovoltaico sui tetti del deposito di viale Sarca, nel 2013. L’energia ricavata da questa struttura, alimenta la metropolitana e permette di ridurre l’immissione in atmosfera di 185 tonnellate di CO2 l’anno.
“C’è qualcuno seduto all’ombra oggi perché qualcun altro ha piantato un albero molto tempo fa.” Questo concetto espresso da Warren Buffett, economista e filantropo statunitense è davvero semplice da comprendere e sarebbe stato utile lo comprendessero in passato, ma anche oggi, tutti coloro che si sono succeduti alla gestione di strutture elefantiache ed energivore come Atac.
Questo articolo è stato scritto in collaborazione con RomaPulita! e il suo responsabile Stefano Miceli