Torniamo di nuovo a parlare di vigili cominciando ad approfondire la questione con riflessioni ragionate che cerchino di andare oltre i soliti luoghi comuni (validi a volte ma spesso solo dei miti).
I VIGILI ROMANI A Roma gli agenti della Polizia Municipale si sono sempre chiamati “vigili” ed anche ora che la loro denominazione è passata ad essere “agenti di Polizia Locale Roma Capitale” (PLRC) a chi scrive piace continuare a chiamarli in maniera tradizionale. Ebbene la categoria dei vigili a Roma non è mai stata tanto vituperata e malvista come oggi. Non che sia mai stata particolarmente amata, ma almeno in passato il vigile aveva una qualche sua autorevolezza, se non altro per la possibilità di comminare sanzioni che avevano una loro efficacia; oggi al contrario, sarà per un indubbio diffuso benessere (che continua ad esserci nonostante la crisi) che attenua l’efficacia delle sanzioni o per un clima di generale impunità di cui probabilmente l’apparato giudiziario ha molte responsabilità, i vigili sono considerati quasi dei fantocci dal cittadino medio, spesso apostrofati in maniera strafottente e non di rado picchiati!?! La vulgata romana vede ormai i vigili come dei totali nullafacenti, intenti a passare il tempo chiacchierando tra loro e consumando al bar, per di più generalmente corrotti e pronti a prendere soldi per coprire o ignorare qualsiasi tipo di illecito. C’è sicuramente molta esagerazione in questo ma è esperienza quotidiana di tutti noi, quando vediamo un vigile all’opera, non avere l’impressione di una grande passione nel lavoro né di una particolare efficacia dell’opera svolta.
In una situazione già così compromessa si è innestato il nuovo Comandante Raffaele Clemente, nominato dal Sindaco Marino dopo il clamoroso arresto di quello precedente (per presunte mazzette, guarda caso); il quale Clemente, primo comandante generale del corpo a provenire dall’esterno, dalla Polizia di Stato, ha introdotto subito una serie di cambiamenti che sono andati a toccare equilibri consolidati all’interno della PLRC, con conseguenti ritrosie e boicottaggi che sono culminati nella diserzione monstre di Capodanno, allorché oltre l’80% degli vigili che dovevano essere in servizio ha “marcato visita”. L’indagine scaturita da questo gravissimo fatto sta facendo il suo corso e l’aspettativa è che più di qualche vigile sarà chiamato a pagare per comportamenti che in alcuni casi pare abbiano configurato reati penali. Quel che è certo è che la guerra interna tra Clemente e le numerose fazioni dei vigili più restie al cambiamento sta continuando, con gravi conseguenze sul servizio che la PLRC dovrebbe svolgere per la città.
Con tutte queste premesse capiamo bene che ogni nuova notizia di vigili indagati per corruzione viene accolta dall’opinione pubblica come una conferma del degrado che apparentemente ha ormai infestato tutto il corpo di PLRC. Un vigile corrotto fa sempre meno notizia ed ingenera in molti cittadini una sensazione di compiacimento “perché così finalmente qualche vigile farabutto finalmente la pagherà!”. Ma le cose non stanno proprio così, o almeno non sempre, e perché si abbia la speranza di riuscire a cambiarle veramente le cose che non vanno a Roma è indispensabile saper distinguere tra le diverse situazioni.
LE PRATICHE VESSATORIE Veniamo ad alcune recenti notizie su vigili indagati, apparentemente accusati di aver vessato degli ambulanti con una serie impressionante di verbali allo scopo di convincerli a versare una tangente mensile per essere lasciati in pace. La storia raccontata dai giornali suona bene: c’è il povero ambulante sanzionato continuamente, il vigile che chiede una mazzetta mensile per lasciarlo in pace ed i suoi colleghi a dargli man forte con controlli quotidiani asfissianti.
Proviamo però a vedere la storia sotto un’altra angolazione. Cominciamo anzitutto dal considerare che non parliamo di un singolo ambulante ma sembrerebbe del proprietario di un certo numero di licenze ambulanti, una di quelle figure tutte romane che incredibilmente riescono a concentrare e prendersi pezzi consistenti di commercio, in genere ambulantato. Prendiamo atto poi del livello medio di rispetto delle norme da parte delle bancarelle a Roma, ricordando ad esempio che l’ultimo sopralluogo svolto dalla Presidente del Municipio I, Sabrina Alfonsi, a piazza dei Cinquecento ha trovato tutte (TUTTE) le bancarelle lì presenti abusive per motivi vari; oppure pensando, altro esempio, che è vietato appendere la merce agli ombrelloni, cosa che invece viene fatta sistematicamente da praticamente tutti i banchi.
Ebbene con i fulgidi esempi di rispetto delle norme che quotidianamente le bancarelle squadernano un po’ dappertutto a Roma, siamo portati a pensare che i verbali elevati dai vigili siano del tutto campati in aria o magari avranno avuto uno dei tantissimi dei validi motivi che abbiamo citato? Non vorremmo mica arrivare a pensare che per il fatto che tutte le bancarelle usano appendere la merce agli ombrelloni, se il vigile lo sanziona se ne sta approfittando?!?
Se quindi dovessimo aver ragione noi che i verbali erano fondati, rimarrebbe l’accusa di vessazione, ossia il fatto che i vigili se la siano presa sempre con lo stesso esercente, anziché perseguire un po’ tutti in maniera ecumenica. Qui va anzitutto considerato che apparentemente l’esercente è titolare di più licenze, per cui facilmente può subire più di un verbale. Ma soprattutto ci chiediamo: come dovrebbe comportarsi un agente che sanziona un comportamento scorretto nel caso in cui tale comportamento sia reiterato? Supponiamo di essere un vigile e di elevare una multa ad una bancarella perché ha appeso la merce all’ombrellone; cosa dovremmo fare se il giorno dopo la stessa bancarella viene pescata con la stessa infrazione? Un comportamento comprensibile dovrebbe essere sanzionare di nuovo ed intensificare i controlli affinché l’esercente smetta il comportamento illecito. Ma capiamo bene che una tale situazione può essere vista dall’esercente come una sorta di vessazione, stante che quel comportamento è diffusissimo, e sollevata davanti al giudice.
E’ un po’ come se io parcheggio in sosta vietata tutti i giorni e prendo una multa al giorno; dopo un po’ vado dal giudice e dico che il vigile ce l’ha con me, e magari trovo il giudice che mi dà ragione e dice al vigile che prima di farmi una nuova multa deve sanzionare i tantissimi altri che sono in sosta vietata.
AFFIDARSI AI GIUDICI Sperando sia chiara la riflessione che abbiamo voluto stimolare, lasciamo senz’altro la magistratura fare il suo lavoro, considerando però che i vigili non sono corrotti per definizione e che sul rispetto delle norme da parte del commercio ambulante c’è sicuramente moltissimo da fare, per restituire decoro alla città e ripristinare un livello accettabile di leale concorrenza.
Certo, se un vigile si deve porre il problema se sta esagerando con le sanzioni verso un singolo, la sua azione sarà ancor meno efficace di quello che già è, per cui speriamo vivamente che i giudici affermino il principio che quando si viola la legge non vi sono scusanti, e se le sanzioni non vengono comminate in maniera equa è anche perché c’è un tale livello di illegalità che la cosa è resa praticamente impossibile. Cominciassero loro, i giudici, a fare la loro parte, riconoscendo il valore primario della legalità, che troppe volte paiono mettere in secondo piano rispetto ad altri, come base imprescindibile per una civile convivenza.
Una risposta
…sig Roberto lei è un po disinformato o le sue fonti non sono aggiornate il dott. Clemente non è il primo comandante che proviene al di fuori del corpo dei vigili in passato ci sono stati altri comandanti esterni come ad esempio provenienti dall’arma dei carabinieri ecc….e il comandante precedente dott. Buttarelli non è stato arrestato ma bensì quello ancora prima…