Qualche giorno fa la presidente del Municipio I, Lorenza Bonaccorsi, ha pensato di dar conto su Twitter dell’attività di repressione degli abusi in materia di Occupazioni di Suolo Pubblico (OSP), con particolare riguardo alla rimozione di pedane installate dai locali senza alcuna autorizzazione oppure abbandonate.
Probabilmente la presidente si aspettava un coro di elogi per un’attività di repressione dell’abusivismo in materia di OSP che negli anni è stata praticamente nulla e che ora comincia a mostrare qualche miglioramento tangibile.
Invece il suo tweet è stato subissato di critiche e risposte sarcastiche, tutte incentrate sul fatto che è meglio una pedana abusiva piuttosto che veicoli in sosta regolare. La pedana viene infatti vista come uno spazio di socialità, mentre le auto in sosta configurano un utilizzo privato ed egoistico del suolo pubblico. Alcune delle risposte al tweet della presidente hanno anche mostrato i prima-e-dopo di altre città, dove sono le auto in sosta che vengono fatte sparire.
In linea di principio non si può non concordare con l’idea che la mobilità automobilistica privata debba essere scoraggiata a favore di altre modalità di trasporto (TPL, bici e affini, servizi in sharing) più efficenti e meno invasive sia dal punto di vista dell’inquinamento che dell’occupazione di spazio pubblico.
Ma da qui al difendere sottrazioni di spazio pubblico a fini commerciali, fatte in violazione di leggi vigenti, con arredi in molti casi abbandonati al degrado, troviamo che ce ne passi.
Stante che il tweet della presidente Bonaccorsi è senz’altro infelice e mostra un’evidente mancanza di visione, come si può pensare di migliorare la vivibilità dei luoghi semplicemente lasciando mano libera al primo che si sveglia e decide di occupare il suolo pubblico a piacimento in barba alle normative vigenti?
I tanti che hanno apprezzato la normativa emergenziale in materia di OSP, quella che ha generato migliaia di nuovi arredi senza alcun controllo, forse non si sono resi conto del fatto che moltissime delle nuove OSP hanno occupato spazi pedonali, oppure costiuiscono pericoli per la circolazione in quanto in violazione del Codice della Strada. Può essere il far west il modo di migliorare lo spazio pubblico oppure è il caso di ripensarlo quest-ultimo, governando i fenomeni e stabilendo nuove regole da far rispettare?
Tra l’altro una cosa che nessuno considera è che la sparizione dall’oggi al domani di centinaia (migliaia?) di posti auto regolari nelle zone più centrali della città, non ha comportato l’eliminazione delle auto in eccesso, bensì l’aumento della già diffusissima sosta selvaggia. Nel rione Prati ad esempio, non solo i residenti hanno dovuto fare i conti in brevissimo tempo con la sparizione di centinaia di stalli blu, ma il problema della sosta è stato ulteriormente aggravato dall’aumento degli avventori dei locali, derivanti dall’aumento dei posti all’aperto. In mancanza di meccanismi che regolassero il fenomeno (ad esempio riservando la sosta regolare ai residenti) e con la notoria inefficacia dei controlli della Polizia Locale, il risultato è stata l’occupazione di ogni spazio possibile da parte dei veicoli in sosta, spesso sottraendolo alla fruibilità pedonale (con incroci e strisce pedonali sempre ingombri).
Che il Municipio reprima gli illeciti in materia di OSP ci sembra quindi cosa indispensabile e meritoria, quello che però manca è un lavoro anzitutto concettuale di ripensamento dello spazio pubblico per rendere Roma “… una città più curata e vivibile“.
Giusto sanzionare chi viola le normative vigenti, ma tali normative andrebbero adeguate agli standard di una città moderna, dove ad esempio alcune esigenze del singolo vengono compresse a favore di una maggiore socialità.
Diremmo allora che le critiche da fare alla presidente Bonaccorisi non dovrebbero essere per aver rimosso arredi illeciti o abbandonati, bensì per non aver accompagnato tali iniziative con proposte per ripensare sia le OSP che la mobilità privata in centro storico.
Entrambi i temi sarebbero di competenza comunale e richiederebbero profonde revisioni da parte dell’assessore al commercio, Monica Lucarelli, e alla mobilità, Eugenio Patanè.
Per quanto riguarda un nuovo regolamento in materia di OSP, se ne sente parlare da mesi ma non pare l’assessore Lucarelli sia ancora giunta a qualcosa di concreto. L’impressione è che l’amministrazione capitolina da una parte sia soddisfatta del far west creato dalla normativa emergenziale, pur dovendo tollerare migliaia di illeciti, dall’altra sia incapace di costruire un’alternativa che funzioni nel rispetto delle norme nazionali.
Sulla mobilità invece, seppur l’assessore Patanè abbia già espresso più volte una visione in cui il TPL e la mobilità sostenibile hanno ruoli preponderanti, non si è visto ancora alcun provvedimento che sia andato nella direzione di un serio disincentivo all’auto privata. Pur dovendo fare i conti con i problemi enormi di un TPL senza manutenzione per troppi anni, con tempi necessariamente lunghi per poter riavere un servizio accettabile, una forte spinta al car sharing sovvenzionato (come quello gestito dal Comune di Roma), unita a misure per contenere i permessi di sosta per unità abitativa, aiuterebbe a ridurre l’assurdo rapporto autoveicoli/abitanti che abbiamo a Roma.
Anche una seria politica di repressione della sosta selvaggia darebbe un grosso apporto alla cura e vivibilità della città, ma anche su questo l’amministrazione capitolina è totalmente latitante.
Per concludere, troviamo immeritate le critiche fatte alla presidente Bonaccorsi per aver represso illeciti conclamati, ma ci sentiamo di criticarla sia per non accompagnare il ripristino della legalità in materia di OSP con richieste di intervento altrettanto decise a contrasto della sosta selvaggia imperante in tutto il territorio del Municipio I (richieste da indirizzare alla Polizia Locale), sia per non aver neanche provato a proporre soluzioni alternative per l’utilizzo del suolo pubblico.
Una risposta
Vorrei far notare l’irrazionalità delle critiche che sono riportate nell’articolo alla decisione della Lucarelli: i tavolini possono essere occupati anche da un avventore solo, senza creare alcuna interazione sociale. Invece, chi usa e parcheggia l’auto può farlo per accompagnare i bambini a scuola, un anziano dal medico, o gli amici al cinema; quindi, in piena socialità.
Inoltre, anche volendo concedere che i dehors offrono spazi alla socializzazione, vorrei comunque far notare che si tratta di una socialità limitata che è a disposizione soltanto di chi vuole/può pagare anche fino a 3-4 € per un caffè (una socialità per “solventi”, come si direbbe negli ospedali).