Di questi tempi appartenere alla scuola d’alemiana non è un vanto. Neo-rottamatori di varia specie e grillini attribuiscono ogni male del Paese alla provenienza partitica, convinti che politica e società civile siano divise da un fiume. Chi è al di qua è duro e puro e chi è al di là è comunque compromesso.
Ricette troppo semplici che possono essere smentite citando il caso di Marta Leonori che ha alle spalle una lunga militanza presso la Fondazione Italianieuropei di Massimo D’Alema. “Non ho mai preso neanche un voto di preferenza in vita mia“, si vanta spesso la Leonori che a soli 36 anni diventa deputata grazie alle liste bloccate del “porcellum“. E che poche settimane dopo compie il beau geste di lasciare lo scranno sicuro di Montecitorio, con generoso stipendio e privilegi di casta, per assumere l’incarico di assessore alle attività produttive nella giunta Marino. Le malelingue assicurano che la richiesta proveniva dall’alto: in questo modo avrebbe lasciato il posto al primo dei non eletti, Marco Di Stefano, soprannominato “lo sbirro” che poi risulterà indagato. Per quanto lei smentisca, resta il fatto che altri suoi colleghi, come Stefano Esposito e Marco Causi, si sono guardati bene dal rinunciare al ruolo di parlamentare per assumere l’incarico di assessore. Mentre la Leonori ha deciso di scendere nell’agone più difficile, quello dell’assessorato più complesso e delicato, senza alcuna copertura alle spalle. E sebbene l’esperienza sia durata poco, il bilancio è sicuramente positivo.
Non aver mai preso un voto significa non dover rispondere a lobby o gruppuscoli. Ecco perché questa ragazza dall’aspetto minuto e timido, si è rivelata un bulldozer. E gran parte del lavoro chirurgico che molti attribuiscono genericamente a Marino, in realtà proviene da quella stanza dove fino a due anni fa sedeva Davide Bordoni, uno degli assessori più proni ai gruppi di potere delle ultime consiliature. Marta Leonori ha inciso, lei sì chirurgicamente, sui cartelloni pubblicitari, sugli ambulanti, sui tavolini, sui camion bar. Si è fatta affiancare da Leslie Capone, uomo dall’esperienza di lungo corso per aver lavorato nello stesso dipartimento con Daniela Valentini. Qualcuno di noi blogger lo ha definito il Richelieu di via dei Cerchi (battuta che ci è stata rubata da Alessandro Onorato durante il dibattito sul Prip). Ma certamente il binomio Leonori/Capone ha portato avanti un lavoro che adesso non deve essere interrotto.
CARTELLONI. Per la prima volta dopo 22 anni è stato approvato un piano regolatore (Prip) e impostata una riforma epocale. Quando andrà a regime, Roma avrà quei servizi che sono la regola in tutte le altre città europee: dal bike sharing, alle toilette pubbliche, alla manutenzione del verde. Tutto finanziato dalla pubblicità, con impianti più eleganti, meno invasivi e rispettosi delle norme. Una rivoluzione della quale lo stesso Ignazio Marino non ha compreso appieno l’importanza, nonostante fosse stato eletto in qualità di “sindaco ciclista”.
CAMION BAR. Anche in questo caso l’azione svolta dal dipartimento della Leonori è stata fondamentale. Liberare i monumenti e le aree storiche da questi mostri su 4 ruote non è stato facile. Così come alzare l’imposta annuale che era bloccata da anni a cifre irrisorie.
MANIFESTI. La tolleranza zero voluta dall’assessorato ha ridotto di oltre il 60% l’abitudine di appiccicare manifesti abusivi, sopportati e anzi abusati dalla precedente amministrazione per comunicare con pochi scrupoli.
DECORO DI TAVOLINI E DEHORS. Anche in questo caso, un regolamento atteso da troppo tempo ha visto la luce durante la gestione Leonori. Al posto delle sedie di plastica sponsorizzate dalla Coca Cola, i bar e i ristoranti dovranno dotarsi di mobilio decente e in sintonia col luogo. Per cui la città è stata divisa in Area Unesco, Città storica e suburbio, con una uniformità anche per ombrelloni e tendaggi. Purtroppo sul fronte occupazioni abusive dei tavolini non è stato fatto abbastanza per rendere efficaci le sanzioni, lasciando soli i Municipi a dover fronteggiare la prepotenza dei ristoratori.
INDIRIZZI FITTIZI. Quante attività commerciali erano domiciliate presso gli indirizzi di Sant’Egidio o strade fittizie come se fossero barboni o senza dimora. L’assessorato è riuscito a portare alla luce quasi tutti questi soggetti che evadevano ogni sanzione.
CENSIMENTO DELL’AMBULANTATO. Dopo un lavoro durato mesi, è stato stilato l’elenco dei licenziatari di camion bar, bancarelle, urtisti, itineranti e così via. Un esercito di oltre 11 mila soggetti che prima restava annegato in un mare di carte coperte di polvere.
ORARI DEI MERCATI RIONALI. Per allentare l’agonia dei mercati romani si è deciso di farli aprire anche la sera, sull’esempio di tante città europee dove nei mercati si cena, si prende l’aperitivo, si gustano prodotti tipici. Gli operatori non hanno colto l’importanza del provvedimento che comunque c’è e potrà produrre effetti.
Qualche critica la possiamo muovere sulla festa della befana di piazza Navona dove il nuovo bando non ha convinto affatto, ma anche nella stanza dell’assessore serpeggiava qualche malumore, segno che è stato frutto di un compromesso mal digerito.
Il lavoro da fare sulle bancarelle era solo all’inizio con la prospettiva dell’applicazione della direttiva Bolkestein e di un sogno per i romani: azzerare tutte le licenze nel 2017 e rimetterle a gara assegnandole a operatori con qualità e decoro diverso. Un’altra battaglia stimolante per Marta Leonori che non sembrò volersi tirare indietro durante un convegno sul commercio nel centro storico quando, ad una nostra domanda, confermò la scadenza tra poco più di due anni delle licenze.
Tutti i blog romani e le principali associazioni cittadine (ed è raro), nel novembre 2014 decisero di sottoscrivere un documento indirizzato a Matteo Renzi proposto da bastacartelloni. Per scongiurare un cambio al vertice dell’assessorato al Commercio, durante uno dei rimpasti della giunta, fu chiesto al presidente del Consiglio di “non toccare Marta Leonori”.
Insomma un assessorato che ha cambiato volto: dal porto delle nebbie e degli interessi particolari ad una visione moderna e aperta della città. Riconoscere un ruolo a Marta Leonori durante il commissariamento potrebbe essere un segnale politico importante nei confronti delle piccole lobby abituate a spadroneggiare. Perché se è vero che una parte della giunta Marino non è stata all’altezza, non riconoscere il lavoro di chi lo ha svolto con competenza, significherebbe gettare il bambino con l’acqua sporca.