“Pedonalizzazione” del Tridente un anno dopo

A circa un anno dalla tanto sbandierata “pedonalizzazione del Tridente” proviamo a fare un consuntivo di come stanno le cose.
Cominciamo col chiarire che non di pedonalizzazione si è trattato, giacché non un solo nuovo metro quadro pedonale è stato creato (anzi, a rigore una strada, via del Gambero, da pedonale è divenuta di transito veicolare).

TUTTO INIZIÒ DAL BABUINO – Tutto partì dall’iniziativa intrapresa dagli esercenti di via del Babuino che, stufi di operare in un tappeto di auto e moto in sosta vietata (come dargli torto?) proposero all’amministrazione una nuova sistemazione della strada che avrebbe superato lo obiezioni che da anni ne bloccavano il rifacimento. Che via del Babuino fosse una roba inguardabile non sfuggiva infatti a nessuno, soprattutto dopo lo scellerato intervento dell’era Veltroni quando, nel tentativo di eliminare la sosta sul lato sinistro della strada, si riuscì a raddoppiarla, avendo i veicoli anche sul lato destro. (per il principio per cui a Roma la segnaletica stradale dà suggerimenti,  non prescrizioni).
La soluzione al problema era chiaramente di tornare alla sosta da un lato, allargando nel contempo i marciapiedi in modo da renderli più agevoli ed eliminare la possibilità di sosta in doppia fila. Ma il problema era: su quale lato stabilire la sosta? E su questo c’è stato uno stallo di anni, fino a che l’intraprendente direttrice di un negozio della strada non ha trovato la soluzione: suddividere la sosta residua sui due lati, seminando piccole piazzole a destra e sinistra in modo da non scontentare nessuno. Una tale soluzione è poi stata ben venduta in quel del Campidoglio, dove però devono essersi resi conto che eliminare qualche centinaio di posti auto (regolari o meno) dalla zona richiedeva qualche soluzione almeno di facciata, da qui l’idea di spacciare il rifacimento di via del Babuino come una “pedonalizzazione” dell’intera area del Tridente (per cui per mesi tutti credevano che via del Babuino fosse divenuta pedonale). Per dare un giudizio sulla nuova sistemazione del Babuino, l’idea delle soste distribuite è alquanto discutibile ma soprattutto la riduzione degli spazi a disposizione del carico/scarico costringe i mezzi ad occupare i marciapiedi, col rischio che ben presto la pavimentazione comincerà a saltare. Probabilmente un intervento del genere avrebbe dovuto coincidere con l’introduzione di un diverso sistema di consegna delle merci, almeno nell’area, ma questo era chiedere troppo a degli apprendisti amministratori.

LA PRIMA ISOLA AMBIENTALE – Tornando alle misure introdotte con la “pedonalizzazione”, esse hanno consistito nella creazione di una cosiddetta “isola ambientale”, in pratica di una nuova piccola ZTL dove il transito e la sosta, negli orari di chiusura, sono riservati ai residenti ed a poche altre categorie; da notare che tale disciplina vale anche per i motocicli, tanto che al momento di introdurla ci fu il panico generale in quanto non si erano previste soluzioni alternative per le centinaia di motocicli che usavano accedere e sostare nell’area.
Per dare una risposta all’esigenza di sosta dei residenti del nuovo settore A1 furono anche individuate una serie di aree di sosta a loro riservate nelle 24 ore, giustificando così l’eliminazione dei tanti posti di via del Babuino.
Tutta questa progettazione fu portata avanti dall’amministrazione, nella persona di Pucci, allora a capo dei progetti speciali del Gabinetto del Sindaco, a stretto contatto con gli esercenti di via del Babuino ed ignorando completamente le istanze delle altre categorie presenti nell’area, abitanti in primis. Inoltre anche il resto del commercio della zona riuscì evidentemente a farsi sentire, se l’isola ambientale fu creata monca, escludendo piazza Augusto Imperatore perché bisognava farci arrivare i clienti dei ristoranti.
Ad un certo punto il Municipio cercò anche di svolgere un ruolo nel progetto, provando a facilitare i rapporti tra i cittadini e le associazioni e il Gabinetto del Sindaco, ma la cosa non approdò a molto, sia per l’inconsistenza dell’assessore municipale che per il disinteresse di Pucci a che le cose funzionassero come stabilito.
Fin da subito infatti emerse il notorio problema romano del rispetto delle regole, con la nuova mini ztl che veniva violata con accessi contromano, le aree di sosta riservata non presidiate ed in generale auto e moto che continuavano a sostare un po’ ovunque.
E nonostante innumerevoli richieste da parte delle associazioni di far rispettare la nuova disciplina, ancora oggi quei problemi appaiono irrisolti.

MANCANZA DI CORAGGIO – Ad un anno dalla sua creazione, la prima isola ambientale del centro storico rimane un semilavorato su cui l’amministrazione non ha avuto il coraggio di andare fino in fondo; e la mancanza di tale coraggio è confermata dal fatto che nessuna altra isola ambientale è stata pensata dopo quella del Tridente,  mentre il piano generale del traffico urbano ne prevederebbe in tutto il centro storico.
Proviamo a fare un elenco dei problemi ancora aperti per questo progetto.

Divieto di transito e sosta dei ciclomotori – tale previsione si è dimostrata inattuabile tant’è che lo spauracchio dei varchi elettronici che multato i motocicli non autorizzati è stato eliminato dalla stessa amministrazione,  per cui oggi le norme dicono una cosa inapplicabile, e nessuno sembra scandalizzarsi, alla romana!

Assenza di controlli – con un investimento così consistente in termini economici (via del Babuino da sola è costata circa 1,6 milioni di euro) e di reputazione, ci si sarebbe aspettati uno spiegamento di vigili in grado di introdurre un ordine ferreo nella zona; nulla di tutto ciò è mai accaduto, con intere aree pedonali ancora sistematicamente occupate da veicoli in sosta (piazza di Spagna, via Bocca di Leone, largo dei Lombardi, per fare alcuni esempi), i parcheggi riservati ai residenti mai presidiati, costringendo spesso questi ultimi a lasciare i loro veicoli dove capita, veicoli in transito libero nelle aree pedonali senza che mai nessuno gli contesti qualcosa.

Mancato completamente del progetto – in numerose strade del settore non è stata rivista la disciplina adeguandola al progetto complessivo, lasciandole così nel consueto caos (largo degli Schiavoni, via della Vite, via del Gambero, via della Frezza, via Brunetti, ecc.).

Accesso veicoli a servizio dei disabili – nonostante fosse stata avvertita del problema, l’amministrazione ha totalmente ignorato il fatto che i veicoli con permesso disabili possono ad oggi transitare e sostare in ogni dove, fosse pure davanti alla fontana di Trevi, senza che nessun vigile possa fargli alcunché; e questo vale non solo per i contrassegni italiani ma per tutti quelli europei in quanto sono stati resi conformi. Inoltre le regole della ZTL prevedono che per ciascun contrassegno disabili sia possibile inserire fino a tre targhe di veicoli che così possono accedere liberamente a tutte le ZTL, inclusa la nuova A1. Tanta libertà concessa ai veicoli collegati ad un contrassegno per disabili spinge in troppi ad abusare di tali permessi confidando che tanto mai nessuno controllerà se il disabile è in auto o meno.

Noleggio ciclomotori – Qualche tempo dopo l’istituzione del settore A1, il noleggio bici che da anni era presente in vicolo del Bottino si è strasformato nella succursale di un noto noleggio ciclomotori, pensando così di approfittare della localizzazione per far accedere i propri ciclomotori all’interno del settore A1. Accertamenti sono in corso sulla liceità di stabilire una licenza di noleggio in un luogo all’aperto, ma il paradosso di un noleggio ciclomotori che viene permesso in un’area considerata pedonale rimane.

Ignorato il più grande parcheggio interrato d’Europa – Fin dall’introduzione del progetto l’amministrazione non ha mai fatto neanche cenno alla soluzione più logica per le esigenze di parcheggio di tutti coloro che venivano esclusi dal nuovo settore A1, vale a dire il parcheggio del Galoppatoio. E’ questo infatti il più grande parcheggio interrato d’Europa ed è collegato direttamente a piazza di Spagna. I motivi per cui mai l’amministrazione abbia considerato le grandi possibilità offerte dal parcheggio ci sfuggono, anche se qualcuno ha parlato di un contenzioso ancora aperto tra Comune e concessionario del parcheggio.

E LA DOMENICA TANALIBERATUTTI! – Ma il più grande paradosso di questa pseudo-pedonalizzazione è che la domenica il settore A1 non viene mai attivato, per cui il giorno in cui c’è il maggior afflusso di pedoni nella zona si registra anche l’invasione di auto e moto per possono scorazzare e sostare liberamente un po’ ovunque. Tanto per rendere l’dea, una strada come via Condotti la domenica diviene di libero transito, e questo nonostante essa di domenica sia letteralmente ricoperta di persone!

 

L’ex-sindaco Marino ha sempre sbandierato la “pedonalizzazione del Tridente” come una delle sue iniziative di successo. I fatti dicono il contrario e con il fallimento della prima isola ambientale vengono messe in forte dubbio tutte quelle che sarebbero dovute nascere nel resto del centro storico. E’ un vero peccato perché Marino appariva come una persona che poteva ben comprendere i benefici di una drastica riduzione del traffico in centro storico. Invece l’impressione è che non sia stato in grado di coglierli tali benefici ma soprattutto non ha saputo liberarsi dal soffocante abbraccio del commercio del centro storico. Ce lo ricordiamo bene a prendere il plauso di tutti gli esercenti di via del Babuino, alla sua riapertura, ma ignorando le pur ragionevoli istanze degli abitanti del Tridente che puntavano ad un successo della prima isola ambientale.

A questo punto c’è da sperare che il commissario Tronca voglia mettere mano a questo progetto lasciato a metà, finendo un lavoro che con un po’ di coraggio in più può rappresentare un buon viatico per rivedere la mobilità in tutto il centro storico, riducendone drasticamente il traffico veicolare.

 

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