Inquinamento: a Roma i livelli di biossido d’azoto restano alti

I dati della campagna "Salviamo l'aria 2023" presentati mercoledì. La mappa è stata elaborata con 400 campionatori gestiti dai cittadini

Ad ottobre del 2022, avevamo presentato il progetto “Salviamo l’aria 2023” che prevedeva l’acquisto di un apparecchio da parte dei cittadini. Si sarebbe così ottenuta una mappa delle aree più inquinate non necessariamente legata ai misuratori delle istituzioni pubbliche. I dati sono stati presentati mercoledì alla Città dell’Altra Economia. Per noi c’era il nostro inviato Rico Capone, giornalista esperto in temi ambientali, che in passato ha già scritto per diarioromano e che riprende oggi la sua collaborazione.

 

Da sin: il prof. Forastiere, l’ass. Patanè e Anna Gerometta alla presentazione dei dati

 

La brutta notizia è che a Roma la qualità dell’aria è peggiorata ancora. La media mensile di Biossido di Azoto (N02), rilevata in città nel monitoraggio del 2023, è stata di 42,69 μg/m³ (microgrammi per metro cubo), rispetto ai 40 μg/m³ del 2020. Siamo di poco oltre l’attuale limite di legge, restando comunque molto lontani dai quei 10 μg/m³, indicati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), come ideali per non avere impatti sulla salute.

La buona notizia è che il nuovo round della campagna “NO2 NO grazie”, promossa dall’associazione “Cittadini per l’Aria Onlus” in collaborazione con “Ciclisti per Roma”, “Bike to School” e il sostegno allargato di associazioni e comitati, di cittadini e cittadine romane ha fatto registrare un aumento della partecipazione rispetto agli anni scorsi.

 

Un dato molto prezioso per l’assessore alla mobilità al Comune di Roma, Eugenio Patanè, intervenuto in chiusura dei lavori alla sala convegni della “Città dell’Altra Economia” a Testaccio. “La rivoluzione vera è mettersi insieme per fare qualcosa per gli altri”, ha detto Patanè, quasi a voler calcare una contrapposizione con ogni genere di manifestazione irruenta, così frequenti e preoccupanti in quest’epoca di iperconnessione. L’altra cosa molto importante è “che si sia seguito un metodo scientifico”, ha continuato l’assessore, elogiando una modalità di rilevamento, che è stata perfezionata via via.

 

La competenza dei cittadini è migliorata tantissimo”, ha spiegato nel corso della conferenza il professor Francesco Forastiere, accademico internazionale di gran prestigio, attivo presso il CNR di Palermo e l’Imperial College di Londra, con studi dedicati alle epidemie collegate alla qualità dell’aria. Inizialmente i dati raccolti direttamente dai cittadini avevano una qualità scarsissima. Erano praticamente inservibili, ha precisato il professore. E’ bastata l’adozione di un protocollo ben studiato per il posizionamento di sensori ambientali. Questo ha permesso alle persone di attivarsi sotto casa o in zone sensibili, come davanti agli edifici delle scuole primarie, portando a compimento delle misurazioni ben fatte, che messe a confronto con quelle ufficiali delle centraline dell’Arpa Lazio, hanno ottenuto un’accuratezza del 94%, con scarto massimo di precisione del 4%. Con le 387 (su 500) nuove osservazioni validate, quest’anno migliora la mappa dell’aria costruita a Roma (e a Milano) e diventa uno strumento molto utile per il decisore politico e per le campagne di sensibilizzazione di ogni singolo municipio.

 

Come nella passata rilevazione del 2020, colpiscono i numeri del centro storico nel primo municipio, con picchi di 83 μg/m³, della Cristoforo Colombo con 66.7 μg/m³ e di tutte le strade consolari, con valori compresi tra un massimo di 81.7 μg/m³ sulla via Casilina e un minimo di 47.3 μg/m³ sulla via Laurentina. L’aggiunta di numerosi nuovi punti di rilevazione permette a ciascuno di trovare più facilmente dei valori di riferimento vicini alla propria zona sulla mappa dell’aria.

Resta il fatto che a distanza di tre anni rimangono inalterati e in alcuni casi peggiorano i numeri di tutti i luoghi monitorati, lasciando molti dubbi riguardo alle priorità messe realmente in agenda. Viene da dire primum sempre qualcos’altro, di solito spendere soldi, deinde philosofari, come se certe emergenze reali ed effettive continuino ad essere soltanto filosofia e non bersaglio di misure politiche urgenti. Le ricette proposte dalle associazioni e ricordate dalla presidente di “Cittadini per L’Aria Onlus”, Anna Gerometta, sono abbastanza semplici ed economiche. Monitorare i veicoli inquinanti senza esagerazioni e con le dovute deroghe, promuovere l’adozione di fasce verdi orarie e di nuovi varchi Ztl, contrastare le soste illegali e il parcheggio selvaggio, ridurre le esposizioni inquinanti nelle strade scolastiche, portare il limite della velocità a 30 km orari. E naturalmente comunicare, comunicare, comunicare. L’attitudine delle comunità locali a promuovere le politiche di sviluppo sostenibile è fondamentale. La formazione al loro interno di competenze utili è il vero punto di forza.

 

Chi volesse consultare la mappa in dettaglio, la trova qui 

 


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Una risposta

  1. Articolo incomprensibile. Non è scientifico per molte cose scritte e numeri dati senza criterio, questi ultimi tra l’altro ben diversi rispetto a quelli ufficiali di ARPA. Non è di aiuto alla causa dell’associazione di turno perché indirettamente mette in risalto sia l’inadeguatezza della stessa per un lavoro che richiederebbe strumentalizzazione adeguata, specializzazione e rigore scientifico, sia la totale assenza di neutralità nella propria ricerca (resa evidente dalle parole espresse dalla sua Presidente e dalla scelta del periodo di febbraio marzo per la raccolta dei campioni). Non è credibile per quanto sopra espresso e per aver omesso varie cose come, per citarne un paio, che si sta parlando della SOMMA delle varie sorgenti di emissione del diossido di azoto e non solo quindi di quello veicolare o che la media “annuale” è stata ottenuta con i dati di due soli mesi, per giunta particolari, dimostrandosi in questo modo solamente una mal riuscita stampella mediatica nei confronti di una delle tante associazioni ambientaliste.

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