C’è una leggenda metropolitana che gira da anni a Roma e riguarda i rifiuti differenziati: “Inutile separarli tanto poi li mischiano tutti e li mandano in discarica“. Questa la vulgata che si sente ripetere e che giustifica i più pigri e più scettici. Nella realtà le cose non stanno affatto così e nei giorni scorsi una bella inchiesta pubblicata da RomaToday lo ha dimostrato dati alla mano. Il quotidiano on line ha avuto l’idea di gettare un gps in un cassonetto per la plastica in Prati e di proteggerlo all’interno di un contenitore da cucina. In questo modo è stato possibile seguire il percorso fatto da quel rifiuto e avere la conferma che alla fine ha trovato nuova vita.
Il gps, infatti, prima è rimasto un paio di giorni nel cassonetto di Prati, poi è stato prelevato da un camion Ama al mattino presto del terzo giorno che – dopo averlo condotto in diversi quartieri di Roma – è arrivato a Rocca Cencia. Qui il materiale viene selezionato e pulito, cioè viene separata la parte riciclabile da quella inadatta.
Infine, il gps, è arrivato in tarda mattinata a Sermoneta (LT) dove all’interno di un impianto gestito dalla Del Prete, il rifiuto viene ulteriormente diviso tra bottiglie, flaconi, film per imballaggi, etc.
Il contenitore da cucina gettato da RomaToday l’8 agosto in un cassonetto di Prati, era già pronto per diventare qualcosa di nuovo nel pomeriggio dell’11 agosto. Si tratta di un buon risultato che smentisce categoricamente le voci sciocche che invitano a gettare tutto nell’indifferenziato perché tanto a Roma non si ricicla nulla. Non è così.
Il problema della plastica, però, non si risolve solo con corretti impianti e filiere di riciclaggio. Come è noto, non tutti i derivati plastici possono ottenere una nuova vita, anzi secondo i dati Corepla (Consorzio per la raccolta degli imballaggi in plastica) circa il 40% finisce comunque in discarica o nei termovalorizzatori.
Sebbene il nostro Paese sia all’avanguardia nel recupero della plastica (l’Italia e la Germania hanno gli impianti più avanzati), vi è sempre una frazione molto consistente che finirà per essere bruciata. Ecco perché l’obiettivo deve essere la riduzione dell’uso della plastica e non solo il suo riciclaggio.
Purtroppo il pianeta va nel senso contrario: nel 2000 in tutto il mondo sono state create 234 milioni di tonnellate di plastica. Nel 2019 erano diventate 460 milioni, cioè un raddoppio in meno di vent’anni¹. Se il trend proseguirà, nel 2035 la terra sarà sommersa dalla plastica con problemi ecologici enormi. Il materiale continuerà ad accumularsi in mari, laghi e fiumi mettendo a rischio la sopravvivenza dei sistemi acquatici.
Spiace che in questi anni si parli esclusivamente della transizione energetica verso un discutibile trasporto elettrico mentre il tema della plastica sembra quasi dimenticato. Ciascuno di noi può fare la propria parte in primo luogo riducendo il consumo. Ecco qualche consiglio:
- sebbene i prodotti monouso siano in procinto di essere vietati (entro un paio di anni dovrebbero scomparire dal mercato), ancora se ne trovano in commercio in grandi quantità. Bicchieri, piatti e posate di plastica vanno eliminati e al loro posto prediligere quelli compostabili
- le buste della spesa vanno sostituite con quelle riutilizzabili
- preferire il cibo sfuso. Ad esempio i pomodori vanno acquistati senza il contenitore di plastica che è del tutto inutile
- usare solo accendini ricaricabili. Quelli usa e getta sono dei killer per l’ambiente
- preferire i pannolini lavabili che tra l’altro costano molto meno
- evitare l’acqua in bottiglie di plastica e prediligere il vetro o il rubinetto, al limite con l’installazione di purificatori
- comprare prodotti conservati in vetro e non nell’alluminio (ad esempio legumi, fagiolini, mais). Anche la lattina contiene fogli di plastica
- acquistare le ricariche dei saponi liquidi e non i nuovi flaconi
- quando è possibile preferire il caffè in polvere rispetto alle capsule
- scegliere cosmetici plastic-free
Il combinato disposto della riduzione dei materiali e un corretto riciclo che per fortuna in Italia si fa bene, potranno davvero costituire una svolta per l’ambiente. Tornando alla nostra città e al sistema di riciclo che viene seguito dal Comune di Roma, questo permette una seconda, terza e quarta vita per la plastica.
Dal PE-Polietilene (bottiglie, flaconi, tubi, cassette), si ottengono sacchi per la spazzatura, flaconi, nastri adesivi e tappi.
Dal PVC (vaschette per alimenti, tesserini magnetici, nastri magnetici, finestre), si ottengono tubi per l’edilizia.
Dal PET (bottiglie per bevande gassate), si realizzano tessuti come il pile, interni per auto, fibre per imbottiture.
Dal Polistirolo, si ottengono posate, piatti, tappi e pannelli per l’edilizia.
Infine dal PP-Polipropilene (flaconi per i detersivi, shampoo e doccia schiuma), si ottengono giocattoli, moquette e mobili da giardino.
Secondo i dati Ispra², la capitale riesce a rigenerare 20.500 tonnellate di plastica ogni anno e con un piccolo sforzo di ciascuno si potrebbe fare molto di più. Prima di gettare tutto nell’indifferenziata, pensiamoci bene!
¹ dati Global Plastic Outlook
Una risposta
Quanto guadagna da questa materia prima seconda?
Grazie