Parliamo di artisti di strada, ossia di quella varia umanità che a Roma sbarca il lunario strimpellando malamente o esibendosi in spettacoli generalmente di infima qualità e gusto. Come al solito la variante romana di un fenomeno si distingue per sciatteria e degrado, laddove invece nel resto del mondo, ma come vedremo anche altrove in Italia, lo stesso costituisce una risorsa culturale ed economica.
Partiamo dalla definizione di “artista di strada” fornita da Wikipedia:
“Un artista di strada (in inglese, busker) è un artista che si esibisce in luoghi pubblici (piazze, zone pedonali, strade) gratuitamente o richiedendo un’offerta. Le esibizioni sono molto varie e l’unica costante è quello di offrire al pubblico uno spettacolo d’intrattenimento. A titolo esemplificativo, si possono individuare spettacoli di giocoleria, musicali, clown, mimo (con le statue viventi), arte circense, cantastorie, mangia-fuochi, trampolieri.”
La declinazione romana dell’arte di strada ad oggi prevede sostanzialmente: un piccolo esercito di suonatori di fisarmonica, sassofonisti e chitarristi, orchestrine improvvisate spesso dotate di amplificazione, suonatori di pentole (!?!), solisti dotati di potenti impianti di amplificazione, statue viventi delle più disparate tipologie, disegnatori con vernici spray.
La normativa vigente che dovrebbe regolare la materia fu approvata nell’aprile 2012 su iniziativa dell’allora assessore alla cultura Gasperini. Il testo è essenzialmente un’accozzaglia di buoni propositi e previsioni strampalate, praticamente inapplicabili da parte delle forze dell’ordine. Per di più l’unica sanzione prevista è una multa pecuniaria (da 100 a 1.000 euro) che però, essendo genericamente gli “artisti” romani dei senza fissa dimora, risulta del tutto inefficace. Non bastasse l’inadeguatezza di un tale testo, alcune sentenze del TAR ne hanno cassato alcune parti per cui, ad esempio, non sono più vietati gli strumenti a percussione o gli amplificatori e non è più previsto il sequestro dello strumento nel caso di “grave violazione della quiete pubblica” (concetto peraltro astratto e praticamente inapplicabile).
Un tale caos normativo non poteva che portare ad una situazione degradata, dove i veri artisti di strada faticano ad esibirsi e quindi semplicemente evitano Roma, mentre la varia umanità, che spesso con l’arte ha ben poco a che vedere, straborda prendendosi impunemente tutti gli spazi disponibili. In pratica anche in questo campo a Roma si è riusciti a realizzare un filtro al contrario: respingiamo i buoni artisti ed attiriamo fracassoni e mendicanti.
Il risultato pratico lo vediamo in molti luoghi del centro storico, dove ormai abbondano le orchestrine peruviane (fori imperiali) o meno, tutte rigorosamente iper-amplificate, i concerti improvvisati (anche qui con amplificazioni esagerate) di solisti o gruppi (Pantheon, piazza del Popolo, via del Corso), lo srpay-painting (via del Corso) fatto rigorosamente con vernici acriliche velenose (e vietate), gli strimpellatori ai tavoli, spesso imbarazzanti musicalmente, che ammorbano gli avventori con le richieste di obolo. Tutto questo in violazione di una o più norme vigenti, non ultimi i superamenti sistematici dei limiti acustici previsti dalla zonizzazione, e con l’impossibilità per i vigili o per le altre forze dell’ordine di fare alcunché.
Arte di strada a Roma è quindi raramente godimento per cittadini o turisti ma sicuramente degrado dei luoghi e fastidi anche gravi per chi è costretto a subire le ormai diffusissime emissioni acustiche esagerate; sono infatti in costante aumento i casi di abitanti del centro storico esasperati per il frastuono dei suonatori che non rispettano i limiti acustici o gli orari, con frequenti discussioni sempre più ai limiti degli atti di violenza.
Come venire fuori da questo ennesimo pantano romano e trasformare un problema in una risorsa, come tante altre città al mondo hanno già fatto?
Sicuramente c’è bisogno di mettere mano ad una nuova normativa e per far questo forse non c’è bisogno di andare molto lontano; lo stesso anno in cui a Roma si approvava il vigente regolamento sull’arte di strada infatti, a Milano facevano lo stesso ma con un testo che apparentemente fa sembrare quello nostro un mostriciattolo informe. Vi è un articolo del regolamento milanese che a noi sembra particolarmente importante e che recita:
“Il Comune di Milano istituisce un Tavolo, con la partecipazione anche delle associazioni rappresentative delle arti di strada a livello nazionale e locale, nonché dei rappresentanti dei Consigli di Zona, per la valorizzazione dell’arte di strada, con compiti di monitoraggio ed indirizzo …”.
Questo è a nostro avviso l’approccio giusto per valorizzare la vera arte di strada tenendo nel contempo presenti le esigenze di chi vive ed opera nella città: coinvolgere direttamente i rappresentanti degli artisti e quelli dei cittadini per discutere ed affrontare insieme le questioni. E sarebbe ora che l’amministrazione attuale lo cominci ad adottare questo approccio, anzitutto per promuovere una totalmente nuova normativa in materia.
A Milano il vigente regolamento è stato promosso da un consigliere comunale di SEL, Luca Gibillini. Anche a Roma SEL si è dimostrata ad un certo punto sensibile al tema, ma purtroppo la versione romana della storia, interpretata dal consigliere comunale Gianluca Peciola, non ha avuto lo stesso successo; il nuovo regolamento proposto dall’On. Peciola si è infatti arenato in Commissione Cultura, presieduta dall’On. Di Biase, dove da oltre un anno se ne sono perse le tracce (fortunatamente, dicono i più, giacché pare che esso fosse ulteriormente peggiorativo della già tragicomica situazione attuale).
A nostro avviso, con sempre più cittadini che vengono direttamente infastiditi dalle attività degli “artisti”, con alche alcune attività produttive che cominciano incredibilmente a risentirne (come un famoso hotel in via del Corso che vede molti dei suoi ospiti costretti a subire per tutto il giorno le molte ed invadenti esibizioni sulla strada), con la stampa che ha iniziato ad accorgersi della gravità del problema, è ormai improcrastinabile un intervento dell’amministrazione comunale che, tramite l’assessore alla Cultura Marinelli o la presidente della Commissione Cultura Di Biase, avvii la discussione per la revisione della normativa. Peraltro anche in questo campo l’imminente Giubileo straordinario non potrà che peggiorare la già critica situazione, con la facile previsione di un’ulteriore invasione di pseudo-artisti che sguazzeranno a meraviglia nel caos romano.
Noi questo articolo lo segnaleremo a @giovamarinelli e @MichelaDiBiase1 #PerNuovaArteDiStradaARoma. Fatelo anche voi, dicendogli che non c’è più tempo da perdere.
Una risposta
Occorrerebbe incentivare una vita armoniosa nella periferia di Roma
se si vuole evitare il caos nel centro storico perché è nella periferia di una citta’ che si concentra la maggior parte della cittadinanza dove si lavora e si produce.
Signora sindaca non basta dire chiudo il centro storico alle auto diesel, se vivessimo bene in periferia ce ne fregheremmo di venire al centro sporco e maleodorante e senza servizi igenici per noi e per i turisti.Ha dimenticato quando fu eletta disse: “finalmente si cambia”
aggiungo : in peggio.Roma non merita un sindaco non pensante incapace inadempiente arrogante che si permette di rispondere a un ministro della repubblica con una scrollata di spalle.Concludo, vada nelle altre capitali d’Europa( Londra) come gestiscono la raccolta dell’immondizia, i mercati rionali, gli artisti di strada stessi
degni della loro educazione. Un consiglio: Si dimetta sindaca, lo faccia per amore della sua città non stia al governo di Roma solo per la poltrona e i 12.000 € mensili. Un giorno ne pagherà le decime. Coiante Roberto