Aumentano le tariffe OSP, ma rimane sempre un piatto di lenticchie per il Comune

L'amministrazione capitolina decide di aumentare i canoni OSP e gli esercenti insorgono. Nel centro storico però le tariffe rimangono risibili rispetto ai guadagni dei locali

Mentre si sono perse le tracce del nuovo regolamento per le Occupazioni di Suolo Pubblico (OSP), nonostante la presentazione pubblica del testo fatta dal sindaco Gualtieri oltre un mese fa, l’amministrazione capitolina ha annunciato la decisione di aumentare le tariffe delle concessioni.

La responsabilità della cosa è dell’assessore al bilancio, Silvia Scozzese, perché se le norme che regolano le OSP sono in capo all’assessore alle Attività Produttive, i canoni delle concessioni li decide chi si occupa del bilancio.

Al momento si tratta solo di un annuncio degli aumenti e stando agli articoli di stampa l’entità dovrebbe essere tra il 22% e il 50%, quest’ultimo per le aree più costose del centro storico.

 

Ovviamente le associazioni degli esercenti sono subito insorte, minacciando licenziamenti di personale e aumenti da scaricare sui consumatori ma, come troppo spesso accade a Roma, il problema non è l’aumento consistente, bensì l’entità ridicola delle tariffe esistenti.

Vediamo qualche cifra, riprendendo i calcoli fatti da Fiepet Confesercenti: da una media odierna di €250 al metro quadrato all’anno, in periferia si passerebbe a €270/280, mentre in centro si supererebbero i €400, sempre al metro quadrato all’anno.

Ma davvero gli esercenti considerano questi valori “assurdi”?

Oggi le OSP più costose, quelle del centro storico, costano agli esercenti meno di un euro al metro quadrato al giorno, ossia circa €6 alla settimana. Volendo cercare di capire quanto il singolo metro quadrato potrebbe rendere, possiamo immaginare che esso contenga un tavolino (la cui dimensione minima è cm 80 per lato), ma per sicurezza assumiamo che per un tavolino occorrano due metri quadrati. Ebbene se si considera che ormai nella stragrande maggioranza dei casi i locali servono cibo, in varie forme, e non solo bevande, non crediamo di esagerare nel dire che un tavolino movimenti incassi nell’ordine delle centinaia di euro (che potranno essere 100/200 per un bar che serva panini e moltissimo di più per ristoranti rinomati).

Ma fossero anche solo €100 in un giorno (incasso, non guadagno), è ragionevole che l’esercente retroceda solo qualche euro alla collettività?

Un’obiezione potrebbe essere che non è detto che tutti i tavolini lavorino sempre a pieno ritmo, ma la dimostrazione che le tariffe siano estremamente basse è data dal fatto che tutti gli esercenti cercano sempre di ottenere il massimo spazio esterno concedibile, senza fare tanti ragionamenti se poi la cosa sarà sostenibile.

Basti guardare piazza Navona, dove ogni locale occupa da sempre l’intero spazio antistante allargandosi spesso anche oltre il marciapiede. Solo una parte di quei tavolini sono occupati di volta in volta, ma tariffe bassissime rendono conveniente accaparrarsi il suolo pubblico al massimo.

Trattandosi però di suolo pubblico, la possibilità per un privato di utilizzarlo a scopi commerciali dovrebbe essere contemperata con l’impossibilità per la collettività di goderne liberamente e tariffe congrue per le OSP aiuterebbero a raggiungere un buon equilibrio (quello che non c’è oggi).

 

Gli aumenti annunciati dall’assessore Scozzese sono quindi tutt’altro che assurdi ma anzi mantengono una sproporzione, a volte enorme, tra costo dei canoni e guadagni per l’esercente.

Quello che muove il nostro ragionamento non è un intento persecutorio nei confronti del commercio, bensì il tentativo di restituire una parte dei legittimi guadagni alla collettività per far “funzionare” meglio la città. L’abusivismo monstre che caratterizza le OSP a Roma (come dimostrato ogni volta che vengono fatti controlli), ad esempio, dipende anche dalla scarsità di risorse presso la Polizia Locale e gli uffici commercio dei municipi. Perché non chiedere agli esercenti un giusto contributo anche per aiutare a superare quelle carenze?

 

Chiudiamo ricordando che un ragionamento simile al nostro lo fece il sindaco Ignazio Marino nei confronti dei venditori di caldarroste e dei camion bar:

Vi sembra normale che un camion bar che guadagna due-tremila euro al giorno paghi tre euro al giorno di occupazione di suolo pubblico? Io penso che qualche correttivo vada inserito e certamente lo vogliamo inserire.

Al tempo l’amministrazione decise di decuplicare il canone giornaliero, da tre a trenta euro, ma poi dovette fare marcia indietro e contenere l’aumento a qualche euro. Possibile che nell’amministrazione capitolina in carica non ci sia nessuno che provi a fare ragionamenti simili?

Noi speriamo che l’amministrazione non si faccia convincere dalle rimostranze degli esercenti e anzi vada avanti trovando un modo per provare a correlare i guadagni di un locale con quello che viene pagato per l’utilizzo del suolo pubblico.

 

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