Domenica, nella rubrica Foto del Giorno, abbiamo pubblicato l’ennesimo richiamo sulla brutta cabina di trasformazione che dal 2016 è stata posizionata all’angolo tra Corso Vittorio e via Monterone. Uno spettacolo poco decoroso al quale assistono romani e turisti da troppo tempo e che sarebbe dovuta essere spostata dopo poche settimane.
A seguito della nostra foto, il consigliere comunale di Azione, Francesco Carpano, ha inviato una richiesta di chiarimento ad Acea/Areti e l’azienda ha reso noto che lo scorso 10 gennaio si è proceduto con l’esproprio del locale nel quale dovrà essere trasportato l’impianto e che ora si è in fase di pianificazione dei lavori. Se tutto andrà bene, dunque, il “mostro” (come qualcuno lo chiama nel quartiere) sarà definitivamente spostato entro 12 mesi da oggi. Sebbene sia una buona notizia, c’è poco da cantare vittoria perché è ingiustificabile che nel cuore della città debbano trascorrere otto anni per ricollocare una cabina elettrica.
Attingendo dall’archivio fotografico di diarioromano vi mostriamo le mutazioni (in peggio) che questo “mostro” ha subito nel corso degli ultimi sette anni.
Ma di cosa si tratta e perché in strada vediamo sempre più spesso questo tipo di manufatti? Detto in termini semplici, l’energia elettrica che viene rilasciata dalle centrali è in alta tensione e dunque non adatta all’utilizzo da parte del consumatore. Le società di distribuzione (come Acea/Areti) dispongono di una rete di cabine “primarie” che trasformano l’alta tensione (HT) in media tensione (MT) e poi di cabine secondarie che dalla media tensione riducono a bassa tensione (BT), quella che normalmente si usa nelle case. L’impianto di via Monterone appartiene a quest’ultima tipologia e fino al 2016 si trovava all’interno di un edificio privato al quale era stato imposto di ospitare la struttura. A Roma, infatti, la stragrande maggioranza di cabine secondarie si trova all’interno di edifici o condomini. E non è raro che queste cabine, spesso poco manutenute, vadano a fuoco mettendo a rischio l’incolumità dei residenti.
Così accadde a via Monterone nel 2016 quando l’incendio distrusse parte del negozio Bassetti Tessuti. Stessa cosa in via Francesco Denza dove apparve un “mostro rosa” che rimase in strada anni.
E così è accaduto per esempio venerdì notte, in via Orazio Coclite, all’Appio Tuscolano, dove l’ennesima cabina secondaria ha preso fuoco per fortuna senza conseguenze. Diarioromano è in grado di mostrarvi in esclusiva le immagini dei pompieri intervenuti nella notte.
Tra Roma e Formello (area di competenza di Acea/Areti) vi sono ben 13.417 tra cabine primarie e secondarie. Il loro funzionamento è sempre più stressato per via della crescente domanda di energia dovuta sia alle temperature estive, quando tutti i condizionatori sono accesi, sia alla richiesta di elettricità per il trasporto privato. Durante la scorsa estate, diversi quartieri rimasero al buio per il sovraccarico della rete tanto che il direttore di RomaToday, Matteo Scarlino, volle paragonare Acea ad Ama e Atac, per spegnere il mito del privato che funziona.
La transizione sui veicoli che ci viene imposta a tappe forzate porterà nell’arco dei prossimi anni a un tale picco di domanda energetica che con ogni probabilità le vetuste cabine secondarie non riusciranno a farvi fronte. La stessa Acea/Areti nel suo piano di sviluppo 2023/2024 scrive che passeremo da 12 TWh (terawatt/ora) che è lo storico della domanda per il trasporto, a 34 TWh nel 2030 per arrivare a 64 nel 2040.
Uno scenario che ci porta dritti verso continui black-out e cali di tensione per non parlare dei rischi di incendio. Acea/Areti al paragrafo 4.3 del Piano di Sviluppo scrive: “Con l’obiettivo di contenere il rischio di disalimentazione ….(omissis) … è prevista la realizzazione di interventi strutturali …(omissis)… sulle cabine secondarie (es. ricostruzione cabine secondarie con specifici criteri progettuali)“. Dato l’enorme numero di cabine sparse su tutto il territorio, sarà difficile che l’azienda riesca a rimodernarle in un decennio con la conseguenza che in strada vedremo sempre più gruppi elettrogeni provvisori. Insomma per un problema che si avvia verso la soluzione a Corso Vittorio, tanti altri se ne presenteranno nell’arco dei prossimi anni. E’ il prezzo che si paga per aver rinviato gli investimenti sulla rete capillare e per aver dato seguito a una transizione verso l’auto elettrica che probabilmente tutto sarà tranne che “sostenibile” come invece ci continuano a ripetere ossessivamente.
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5 risposte
La cabina ha preso fuoco nel 2016 e sarebbe colpa delle auto elettriche?
Mario ha letto l’articolo? Nessuno ha detto che nel 2016 la colpa era delle auto elettriche. Vuole precisare dove lo legge?
Associate l’aumento della diffusione di auto elettriche a maggiori rischi per la rete elettrica. Senza specificare che però ad oggi gli eventi negativi che si sono manifestati non c’entrano nulla con la diffusione di auto elettriche. E senza specificare che l’aumento di consumo sarà irrisorio e compensato ad investimenti sulla rete di distribuzione a tutti i livelli. Tra 10 anni la sfida sarà quella di cominciare a rimuovere i distributori di benzina esplosiva in città
Non è proprio come dice lei. Non sono certo io a parlare di rischi per la rete elettrica a seguito della maggior diffusione delle auto a batteria ma una serie di studiosi e pure le stesse compagnie hanno forti timori. L’aumento del consumo non sarà irrisorio. Ad ogni modo mi impegno a preparare un articolo per i prossimi giorni che riporti alcuni dati e numeri, in modo da parlare con cognizione di causa. E se lei vorrà replicare sarà il benvenuto.
Diamoci pure del tu Filippo. L’aumento dei consumi non è ritenuto da nessuno un problema. La stima attuale è più che coperta dagli investimenti già previsti nei prossimi anni sulle rinnovabili (in altre parole, i maggiori TWh che saranno consumati dalle auto elettriche saranno generati dagli impianti rinnovabili che già sono nei piani industriali delle società energetiche in Italia). Questo significa che ci sarà energia sufficiente per alimentarle e che sarà 100% energia rinnovabile.
Quanto fai notare tu nell’articolo è sicuramente la parte più critica (l’impatto sulla distribuzione), ma anche questo è coperto dagli investimenti che si sarebbero fatti a prescindere dall’adozione delle auto elettriche. Infatti tutta la nostra rete di distribuzione deve essere comunque ripensata per il peso sempre crescente delle rinnovabili e della produzione distribuita su tanti impianti e non più accentrata in poche centrali termiche.
In questo scenario le auto elettriche potrebbero anzi diventare tante piccole “batterie” di supporto alla rete, capace di bilanciarla meglio.
Se vuoi qualche spunto sulle analisi numeriche, qui trovi un’ottima base: https://www.vaielettrico.it/se-tutte-le-auto-fossero-elettriche-quanta-elettricita-servirebbe/ e ci sono molti altri articoli simili.