Era il marzo del 2015 quando su queste pagine coniavamo (primi, se non andiamo errati) l’espressione “mattanza pedonale“, volendo con essa rappresentare anche visivamente la strage di pedoni in corso a Roma da decenni.
A Roma da tempo immemore il codice della strada è ignorato sia da tutti gli utenti della strada che dalle forze dell’ordine, per cui vige una specie di “legge della giungla” dove gli utenti più deboli, i pedoni anzitutto, finiscono per avere la peggio.
Nel 2015 le statistiche contavano quasi un pedone morto a settimana sulle strade di Roma e a distanza di quasi dieci anni la situazione è sostanzialmente immutata.
La gravità di un tale stato di cose è ormai apertamente riconosciuto anche dall’amministrazione capitolina, stante che la strage stradale romana presenta numeri record in Italia e in Europa.
Questo quanto dichiarato dall’assessore alla Mobilità, Eugenio Patanè qualche giorno fa:
“A Roma muoiono molti più pedoni e ciclisti rispetto alle altre città italiane ed europee. Nel 2023 abbiamo chiuso con un record negativo: 43 pedoni hanno perso la vita in incidenti sulle strisce pedonali”.
Quindi a Roma stiamo ancora a quasi un pedone morto a settimana sulle strisce pedonali, cosa che fa del semplice attraversamento della strada una delle pratiche più pericolose nella capitale d’Italia!?!
La dichiarazione dell’assessore è riportata nel comunicato di Roma Capitale, rilasciato due giorni fa, che annuncia una nuova campagna di comunicazione sulla sicurezza stradale.
Così prosegue la dichiarazione dell’assessore Patanè:
“… per questo è necessario mettere la loro incolumità [dei pedoni] al centro delle nostre campagne di comunicazione e dei nostri provvedimenti. Così, dopo la campagna dello scorso febbraio che aveva l’obiettivo di sensibilizzare i cittadini ad evitare comportamenti scorretti alla guida, abbiamo deciso di puntare l’attenzione sulla sicurezza dei pedoni, ricordando che sulle strisce pedonali è necessario rallentare ed eventualmente fermarsi. Nel frattempo, abbiamo approvato il programma degli interventi sui cosiddetti ‘Black Points Pedonali’: i lavori riguarderanno 30 ambiti critici per i pedoni nei 15 Municipi e saranno ultimati per il Giubileo 2025”.
Dichiarazioni del genere avrebbero probabilmente un valore un po’ ovunque, ma a Roma non possono che suonare “lunari” a chi la realtà romana la vive quotidianamente.
Ottima la presa d’atto iniziale della gravità del problema da parte dell’assessore, ma il resto delle sue parole sono assolutamente deludenti.
Patanè cita una “… campagna dello scorso febbraio che aveva l’obiettivo di sensibilizzare i cittadini ad evitare comportamenti scorretti alla guida“; c’è qualcuno che ricordi quella campagna? Oppure qualcuno che possa mostrare il benché minimo risultato di quella campagna?
E davvero l’assessore pensa che “… puntare l’attenzione sulla sicurezza dei pedoni, ricordando che sulle strisce pedonali è necessario rallentare ed eventualmente fermarsi” possa sortire anche solo un minimo risultato nella giungla stradale romana?
Riguardo infine i “Black Points Pedonali“, anzitutto il numero è semplicemente ridicolo (due per ogni Municipio di Roma?!?) rispetto alla gravità ed ampiezza del problema, ma poi la Rete Vivinstrada ne aveva analizzato la valenza, indicando una serie di altre misure di prevenzione, finendo con la seguente macabra previsione:
“Abbiamo previsto che la mancanza di queste misure di prevenzione causerà la perdita di circa altre 200 vite da oggi al completamento delle opere di sistemazione dei “black point“.”
La previsione è dell’aprile 2022, per cui si può dire che una buona parte delle decine di pedoni morti sulle strade romane da allora sono una diretta responsabilità dell’attuale amministrazione capitolina, colpevole di proseguire nel solco dei proclami e dei provvedimenti di bandiera che non hanno alcun impatto sulla strage stradale.
Detto in altri termini, le circa 200 vite che Gualtieri ha deciso (consapevolmente o meno) di sacrificare dipendono dalla mancanza di interventi decisivi ed efficaci da parte dell’amministrazione.
E quali sarebbero questi interventi? Ecco una sintesi di quelli proposti da Vivinstrada.
Attraversamenti pedonali rialzati – diverse determinazioni dirigenziali rendono difficoltosa la loro installazione, vietandoli esplicitamente sulla viabilità principale e ovunque passi il trasporto pubblico; queste disposizioni non esistono in nessun altro comune italiano e ovunque siano stati realizzati i dissuasori orizzontali di velocità convivono in armonia col servizio pubblico di trasporto, inoltre senza queste strutture realizzate in modo efficace la “messa in sicurezza” degli incroci lascia il tempo che trova.
Rispetto della precedenza al pedone sulle strisce pedonali – mancato rispetto delle disposizioni emanate dal comando della Polizia Locale e dall’assessore alla mobilità (circolari del 2019) che prevedevano controlli specifici agli attraversamenti pedonali.
Carenze nel corpo di Polizia Locale – Polizia Locale sotto organico e mancate sensibilizzazione e comunicazione sui temi della prevenzione stradale.
Mancati investimenti – nonostante ogni anno il comune di Roma incassi circa 300 milioni di euro dalle sanzioni stradali, che per legge dovrebbero essere destinati alla prevenzione stradale, non vi sono fondi sufficienti per un serio programma di manutenzione stradale, a partire dalle strisce pedonali, non vengono installati dispositivi di controllo automatico della velocità (autovelox fissi e dispositivi mobili) e del passaggio col rosso (solo 11 semafori a Roma ne sono provvisti!?!); da anni la Prefettura ha autorizzato il collocamento di autovelox su una serie di strade ma nulla è stato ancora fatto.
A nostro avviso la maggiore responsabilità della strage stradale romana risiede nella totale assenza della Polizia Locale di Roma Capitale, la prima responsabile di far rispettare il codice della strada. E considerato che il corpo dei vigili riporta direttamente al sindaco, la “legge del più forte” vigente sulle strade di Roma è colpa principalmente del sindaco Gualtieri. Solo lui infatti può dare indicazioni chiare al comandante generale del corpo sulle priorità nell’azione degli agenti, ma evidentemente il sindaco è il primo a non considerare importante il tema della sicurezza stradale.
Riguardo a come far cambiare il comportamento degli autisti romani di fronte alle strisce pedonali, riportiamo una nostra vecchia proposta:
“Per due settimane si mettono i vigili ad una certa distanza dalle strisce pedonali, a controllare il comportamento degli automobilisti, fermandoli nel caso non si attengano a quanto stabilito dall’art. 191 del CdS e spiegandogli bonariamente (cosa che dovrebbe essere possibile, vista la discrezionalità insita nella norma) l’errore che hanno commesso e che potrebbe costargli una sanzione (da €162 a € 646, con decurtazione di 8 punti!?!). Passate le due settimane gli agenti passerebbero ad elevarle le sanzioni in maniera sistematica.
Vogliamo scommettere che nel giro di neanche un mese Roma farebbe un piccolo ma fondamentale passo verso gli standard di civiltà che meriterebbe?”
Ricordiamo l’incipit del comma 1 dell’art. 191 del Codice della strada:
“Quando il traffico non è regolato da agenti o da semafori, i conducenti devono dare la precedenza, rallentando gradualmente e fermandosi, ai pedoni che transitano sugli attraversamenti pedonali o si trovano nelle loro immediate prossimità.”
Tornando all’ultima campagna compagna comunicativa annunciata dal Campidoglio, sono stati anche studiati uno slogan e un’immagine:
Slogan e immagine così spiegati nel comunicato:
“Per farlo l’idea è stata quella di sfruttare la forma del freno delle auto. Il pedale del freno, infatti, presenta delle scanalature che, se colorate di bianco, assomigliano alle strisce pedonali. Il risultato è un key visual semplice, ma molto impattante perché è come se fosse il freno stesso a ricordarci che sulle strisce siamo noi a fare la differenza. Frenando. Il titolo – “Mettiamo un freno agli incidenti sulle strisce pedonali” – poi invita tutti a diventare più responsabili e attenti perché solo insieme si può cambiare.
Supportata da tutti i canali social istituzionali, la campagna avrà una larga visibilità in città. Sarà infatti diffusa su 220 maxi schermi Led su tutto il territorio cittadino, su 200 paline alle fermate degli autobus e su più di 200 pensiline bus digitali. Inoltre, la campagna verrà diffusa su alcune tra le più ascoltate radio cittadine.”
È evidente che trattasi di puro esercizio di stile di qualche pubblicitario che non ha alcuna possibilità neanche di farsi notare nella giungla stradale di Roma.
La strage stradale romana quindi non si ferma né rallenta e la conta dei morti prosegue tale e quale a prima.