Riprendiamo questo interessante articolo del giornalista Lorenzo Grassi, studioso e storico. Il pezzo, pubblicato originariamente sul suo blog nel 2020, è stato adesso aggiornato e rieditato con nuove informazioni. In coda si può scaricare un approfondimento.
Tre grandi piloni rugginosi a mollo nel fiume e una campata che finisce nel nulla. È tutto ciò che resta oggi dello storico Ponte in ferro di Castel Giubileo, unico attraversamento carrabile del Tevere nel tratto romano a nord di Ponte Milvio per quasi mezzo secolo – dalla fine dell’Ottocento sino al 1944 – infine sovrastato nei primi anni Cinquanta dall’imponente diga con viadotto in cemento armato del Grande Raccordo Anulare, che ne ha oscurato per sempre il ricordo e ne ha scippato persino il nome. L’inizio di un lungo oblio che ne ha quasi cancellato del tutto la memoria. Eppure si tratta di un’infrastruttura che ha avuto un ruolo strategico per Roma ed è stata testimone nel tempo di piccoli e grandi avvenimenti.
Tutto ha inizio dieci anni dopo la Presa di Porta Pia, il 14 novembre 1880, quando fu stipulata una Convenzione fra il Governo e il Comune di Roma “pel concorso governativo nelle opere edilizie in detta città”, ovvero per “l’eseguimento delle opere d’ingrandimento edilizie più importanti di cui ha bisogno la Capitale del Regno”. Una sorta di legge per Roma Capitale ante litteram. La firmarono il presidente del Consiglio Benedetto Cairoli e il Sindaco Augusto Armellini. All’articolo 4 della Convenzione si specificava che “nel piano stesso saranno progettati almeno due nuovi ponti sul Tevere, coordinati al Piano regolatore ed alle grandi vie da aprirsi lungo le rive del fiume”. L’articolo 6 precisava che andranno realizzati “in un decennio” e si aggiungeva che “oltre a ciò il Comune di Roma eseguirà entro il periodo di anni venti, decorrenti dal 1° gennaio 1882, le opere edilizie che sono notate nell’annessa tabella A”. Al primo posto della quale erano indicati proprio i “due ponti sul Tevere nel suburbio della città”.
Il 14 maggio 1881 con la Legge n.209 venne approvata la Convenzione del 1880, ma solo il 4 marzo 1887 arrivò la proposta di deliberazione del Consiglio comunale di Roma che – “accogliendo le proposte di una Commissione speciale che aveva studiato la questione dal punto di vista del movimento commerciale dell’Agro romano e delle nuove esigenze imposte dalla legge di bonifica” – determinava le località dove realizzare i due nuovi ponti: Magliana e Castel Giubileo. La scelta – si precisava – era stata già accettata dal Ministero dell’Agricoltura, Industria e Commercio con parere favorevole della Commissione agraria per il bonificamento dell’Agro romano. In seguito la Divisione idraulica dell’Ufficio tecnico municipale fu incaricata di studiare i progetti dei due ponti e delle strade di accesso, stilando una relazione particolareggiata. I progetti furono infine sottoposti alle Commissioni Consultiva tecnica ed Edilizia che li approvarono all’unanimità.
Così il 23 marzo 1888 arrivò la Proposta di deliberazione n. 45, approvata all’unanimità dal Consiglio comunale, che sbloccava la “costruzione di due ponti sul Tevere nel suburbio e relativo appalto a licitazione privata”. Nella delibera si legge: “Opera lungamente desiderata e più volte sollecitata è la costruzione di due ponti l’uno a monte, l’altro a valle di Roma. A monte fu scelto il punto di convergenza delle vie Tiberina e Flaminia, sulla destra a circa nove chilometri dal Ponte Milvio, nell’insenatura del Tevere di fronte a Castel Giubileo, e sulla sinistra con la via Salaria”.
Quanto ai dettagli tecnici: “L’ufficio propose un sistema a tre campate in ferro sostenute da pile tubolari e da spalle in muratura. Ambedue i ponti avrebbero la larghezza di 10 metri dei quali sette di partita carreggiabile fra le travate e tre pei marciapiedi di m. 1,50 ciascuno fuori delle travate medesime, ottenendo così il duplice scopo d’alleggerire il manufatto e di garantire i pedoni nel caso di passaggio di mandrie di bestiame”. Da notare che le spalle in muratura molto assomigliano a quelle coeve dei forti del Campo Trincerato romano.
Infine una notazione sugli appalti, che appare di una stupefacente modernità pensando ai moderni ponti autostradali che crollano. “Per la costruzione dei due ponti non mancarono offerte d’appalto a trattativa privata – metteva in chiaro la delibera n. 45 del Consiglio comunale di Roma – le Commissioni tecniche però furono d’avviso, dopo lunga discussione, che fosse preferibile un esperimento di licitazione privata fra le ditte più accreditate in lavori di ponti metallici che abbiano officina in Italia. Troppo infatti interessa, per un’opera di questo genere, assicurarsi della bontà e della durata del lavoro ed evitare i rischi che talvolta si corrono coll’asta pubblica”. La delibera dava anche “facoltà al Sindaco di chiedere il Regio Decreto che dichiari la pubblica utilità delle strade da costruirsi per accedere ai due ponti, all’effetto di poter procedere all’espropriazione delle zone di terreno occorrenti”.
Nel 1890 il ponte “nei pressi di Castel Giubileo” risultava dalle cronache d’epoca “in costruzione avanzata”. A giugno del 1891 fu finalmente aperto al transito, come unico attraversamento carrabile del Tevere a monte di Ponte Milvio. Come si evince da alcuni trafiletti pubblicati sul quotidiano Il Messaggero, fu quasi subito scenario di importanti eventi sportivi: il 4 dicembre 1904, ad esempio, sul ponte transitò la prima corsa ciclistica organizzata dalla Società podistica Lazio sul percorso di 20 km Porta Salaria-Castel Giubileo-Grotta Rossa-Due Ponti-Salita di Tor di Quinto-Viale dell’Olmo-Piazza d’Armi. Il 15 gennaio 1905, sempre organizzata dalla Società podistica Lazio, passò sul ponte di ferro una seconda corsa ciclistica che si snodava sul percorso Ponte Salario-Castel Giubileo-Via Flaminia-Viale Angelico.
Un capitolo a parte merita il periodo della Seconda guerra mondiale, con un flash che vede il Ponte in ferro di Castel Giubileo ritratto in alcune sequenze del film “Fari nella nebbia” diretto nel 1942 da Gianni Franciolini. Le immagini mostrano un grande camion autocisterna che transita più volte sul Tevere, con la collinetta di Castel Giubileo che spicca a destra sullo sfondo. Per esigenze di copione compare all’inizio del ponte anche un fuorviante cartello stradale, che indica la località di Savona.
Durante il periodo bellico la zona di Castel Giubileo con la sua altura, come già era avvenuto all’epoca degli antichi romani, tornò a ricoprire un ruolo strategico fondamentale alle porte della città. Nei cunicoli-grotte trovò scampo la popolazione locale per proteggersi dai bombardamenti aerei. Dopo il secondo, quello del 13 agosto 1943, arrivò la dichiarazione unilaterale di Badoglio che proclamò “Roma città aperta” (dichiarazione mai accettata dagli Alleati). Da quella data le truppe tedesche motorizzate mandate in rinforzo dal Nord verso il Sud Italia, per evitare di attraversare direttamente la Capitale, utilizzarono il Ponte in ferro di Castel Giubileo dove, allo snodo con la Salaria, fu posto un imponente posto di blocco. Durante l’occupazione i tedeschi presero possesso anche di un casale sulla Salaria dove fu insediato il Comando dell’Aviazione (lo stesso edificio sarà poi utilizzato anche dalle truppe francesi e dagli inglesi, per poi diventare negli anni Cinquanta la residenza dell’attrice Claudia Cardinale). Subito dopo la caduta di Mussolini e del regime, il 25 luglio 1943, sulla rocca di Castel Giubileo era stata posizionata la decima Divisione di fanteria motorizzata “Piave” (Corpo d’Armata Motorizzato del Generale Carboni) per garantire la difesa di Roma. Questa Divisione, infatti, combattè con coraggio e vigore contro i nazisti durante i convulsi giorni che seguirono l’armistizio dell’8 settembre 1943.
Secondo le testimonianze dei residenti il ponte fu preso di mira da un bombardamento degli Alleati poco prima del loro ingresso a Roma (in effetti fu definitivamente distrutto da un raid americano compiuto il 30 maggio 1944), ma la zona era già stata colpita sia nel 1943 che a febbraio-marzo del 1944. È riferito anche uno scontro a fuoco con carri armati americani del 754° Tank Btl. che spararono dalla zona della via Tiberina al di là del fiume contro un autoparco di camion e mezzi tedeschi che erano ancora parcheggiati nello spiazzo che si trova sulla sponda di Castel Giubileo prima del ponte.
Come già avevano fatto i tedeschi, anche gli Alleati pensarono bene di ripristinare il prezioso attraversamento del Tevere a Nord di Roma con la costruzione di un ponte su barche, secondo alcune fonti però solo ad uso pedonale e con il passaggio di una tubazione sospesa di acqua potabile (visibile ancora oggi). Quel che restava della struttura fu infine spazzato via dalla tragica e rovinosa piena con alluvione che si verificò il primo settembre 1965, che allagò completamente le zone di Labaro e Prima Porta provocando 14 morti e oltre 4.000 sfollati. Ma la parabola del ponte in ferro aveva già iniziato a volgere verso la sua fine nel 1951, con l’inaugurazione del vicino viadotto in cemento armato del Grande Raccordo Anulare, in connessione con la centrale idroelettrica con diga sul Tevere progettata dall’architetto Gaetano Minnucci. Il viadotto, allargato nel 2006, ha ereditato il nome di Ponte di Castel Giubileo, oscurando per sempre la memoria di quello originario.
Quest’ultimo, pur se ridotto a moncone, ha fatto capolino in altre pellicole cinematografiche. In particolare nel film “Siamo Donne” del 1953 e in alcune sequenze del film “Lo scopone scientifico” del 1972 di Comencini (dove in quel luogo si suicida il personaggio interpretato da Alberto Sordi). Da segnalare, infine, che sul moncone del ponte verso Castel Giubileo è stato in attività negli anni Settanta il Club “La Rigattiera”. Qui è ambientata una delle scene più famose della coppia Tomas Milian e Bombolo nel film “Squadra Antifurto”, poliziottesco del 1976 di Bruno Corbucci.
Una curiosità, legata alla diga di Castel Giubileo, è il suono della sirena che viene azionata per avvertire dell’apertura delle paratie con conseguente ondata di piena del Tevere, per invitare ad allontanarsi dagli argini. È una delle ultime sirene che ancora si possono sentire suonare a Roma e il suo ululato ricorda in modo impressionante quello delle sirene antiaereo del periodo bellico. Altrettanto impressionanti sono le dimensioni dei pesci siluro che vengono pescati nel tratto subito a valle della diga. Nel tratto a monte, invece, si ricorda con tristezza la tragica vicenda di Simone Renoglio, 35enne sommozzatore dei vigili del fuoco morto il 14 gennaio 2003 per soccorrere un tecnico della manutenzione della diga che si era immerso ed era rimasto incastrato sott’acqua.
Qui potete vedere un video sulla sirena, la piena e i pesci siluro.
Merita un cenno anche il ponte in ferro gemello del suburbio, quello della Magliana previsto sempre a fine Ottocento a Sud di Roma. La sua realizzazione prese le mosse dalla “passerella” costruita nel 1878 per l’attraversamento a pedaggio del Tevere fra Prati e Ripetta. Nel 1901, con il completamento di Ponte Cavour, il Comune di Roma riscattò la passerella e decise di trasferire la struttura in ferro alla Magliana. Essendo lunga 100 metri, però, era troppo corta per congiungere le due sponde del fiume (che in quel tratto è largo 130 metri). Così fu deciso di segarla in due tronconi, lasciando al centro un ponte levatoio ad azionamento elettrico per consentire il transito anche dei vaporetti più alti. In prossimità di questo ponte in ferro l’8 settembre 1943 si svolsero duri scontri armati tra i Granatieri di Sardegna e i Paracadutisti tedeschi. Solo nel 1952, più a monte, fu poi completato l’attuale Ponte della Magliana.
La ricerca sul ponte di Castel Giubileo è stata ampliata di recente con ulteriori approfondimenti. Il testo del nuovo lavoro è scaricabile qui
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Una risposta
Mi hanno sempre affascinato i trascorsi storici di Roma, da quelli dell’Italia unitaria, alle vicende belliche, da quelle del boom economico ad oggi. Grazie per questo racconto