“In quel palazzo – racconta Nicola Barone del Comitato Monti – ormai ci vivo solo io. Tutti gli altri appartamenti sono diventati case vacanza“. Il microfono della rubrica Fuori Tg3 ha raccolto nei giorni scorsi le testimonianze dei pochi coraggiosi che ancora vivono nel rione compreso tra Esquilino, Celio e Viminale. Interi quadranti della città sono ormai diventati alberghi diffusi, senza più anima, né vita locale. Gli affitti brevi sono la causa principale dello spopolamento del centro di Roma: nei primi anni ’60 dentro le Mura Aureliane vivevano 330.000 persone, oggi a malapena arrivano a 100mila. Tutti gli altri sono fuggiti o sono stati cacciati.
Perfino i proprietari degli appartamenti che vengono affittati, i cosiddetti host, si guardano bene dal voler vivere in centro. Un’indagine condotta da Mapparoma e dalla ricercatrice Sara Gainsforth ha domandato agli host perché ben il 63% di loro preferisse risiedere altrove e la risposta è stata netta: il 36% del campione ritiene invivibili le aree storiche della capitale. Insomma l’afflusso continuo di turisti fa scappare perfino chi con quel turismo guadagna.
Il numero di appartamenti locati per soggiorni brevi è in costante aumento e diventa difficile dare cifre precise. Mapparoma nel 2019 parlava di 15.700 strutture. Oggi siamo arrivati a 23.000 strutture ricettive extralberghiere e il Campidoglio stima che ve ne siano almeno altre 12.000 abusive.
“Prima avevo dei vicini di casa, ora non ne ho più“, viene spiegato nel servizio che potete vedere cliccando qui sotto.
Diarioromano più volte si è occupato dello spopolamento del centro di Roma e del grave danno culturale e sociale che questo sta provocando (in coda trovate alcuni dei nostri approfondimenti) ma purtroppo Governo nazionale e Campidoglio sembrano girare a vuoto, alla ricerca di soluzioni che non sanno o vogliono trovare.
Eppure proposte concrete sul tavolo ve ne sono molte come quella del Cdq Monti che parla di un tetto al numero di appartamenti da destinare a B&B in un unico stabile.
Altri suggeriscono l’introduzione di un “reddito di residenza”, vale a dire un contributo economico per chi decide di tornare a risiedere nei centri storici.
L’ex deputato Pd, Nicola Pellicani, ha portato avanti per anni la battaglia per una regolamentazione del settore. Le sue idee, trasformate poi in normativa, prevedono dei limiti che i comuni possono porre alle locazioni brevi. Il rischio è quello di interferire nella libertà imprenditoriale e di limitare il godimento di un bene privato, per cui questi limiti sono delicati e occorre capirne meglio i confini. Per esempio i comuni devono tenere presente che per alcuni l’attività di affittacamere è l’unica fonte di reddito.
Se da una parte non si può comprimere la libertà di impresa, dall’altra non si può consentire il totale snaturamento delle nostre città d’arte e dei centri storici. Qual è il modello di sviluppo che Roma vuole dare alla sua area più pregiata? Quale sarà il futuro di Trastevere, Monti, Esquilino, Prati, San Lorenzo? Sempre secondo i dati raccolti da Mapparoma aggiornati a febbraio 2020, delle 31.359 strutture ricettive la metà (16.461) sono nel I Municipio, seguito VII e II. Una concentrazione in soli tre Municipi di Roma che non può non avere un impatto sulla vita di oggi e di domani.
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Una risposta
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