Arrivano le cassette postali intelligenti. La risposta (insufficiente) di Poste alla nostra denuncia

Dopo la segnalazione di troppe cassette rosse abbandonate e degradate, Poste spiega che ne posizionerà 29.000 nuove in tutta Italia. Ma mancano vere soluzioni

Lo scorso 18 settembre abbiamo raccontato i problemi legati alle cassette postali di servizio e ai conti correnti business che presentano alcune criticità. Poste Italiane ha inviato una nota di risposta che di seguito pubblichiamo. L’autore dell’articolo si è ritenuto insoddisfatto e ha voluto replicare in coda.

Una nuova cassetta postale installata a piazza Sempione

 

Poste Italiane, in merito all’articolo dello scorso 18 settembre dal titolo “Cassette postali di servizio e conti correnti business. Due problemi seri”, precisa di aver avviato, a seguito della delibera AGCom 308/22/CONS, un imponente piano di aggiornamento, sostituzione e aggiornamento delle cassette di impostazione.

Il programma prevede il posizionamento di circa 29.000 cassette su tutto il territorio nazionale di cui 10.000 tecnologicamente evolute, dotate di sensori in grado di rilevare parametri ambientali (temperatura, umidità e polveri sottili) e il numero di oggetti presenti e segnalare i casi di “mancata vuotatura”.

Poste Italiane monitora costantemente, grazie ai portalettere, le cassette per eventuali necessità di interventi di ripristino e manutenzione. L’azienda da sempre attenta al decoro urbano ricorda che alla rimozione delle cassette segue il lavoro di ripristino delle condizioni preesistenti anche se, per una questione organizzativa, le due fasi possono essere svolte con tempistiche diverse.

Nello specifico delle due cassette citate nell’articolo, Poste Italiane garantisce l’impegno a intervenire in tempi rapidi per risolvere le problematiche segnalate.

 

In relazione all’offerta “business” dedicata ai liberi professionisti, ditte individuali e piccole imprese Poste Italiane precisa che il target dei Condomini ricopre carattere di rilevanza nella linea strategica del “Piano Industriale”. Nello specifico, l’Azienda è a conoscenza che in alcuni casi la variazione dei poteri di firma rappresenta un momento delicato per l’avvio della nuova gestione e a tale proposito ha già pianificato interventi per ottimizzare il modello di servizio al fine di renderlo sempre più vicino alle esigenze degli amministratori di condominio.

Allo stesso tempo si sta lavorando per migliorare l’esperienza del cliente, puntando a minimizzare i tempi di evasione delle richieste e facilitare l’accessibilità degli amministratori ai servizi di Poste anche attraverso la prenotazione presso i nostri uffici postali garantendo una capillarità non paragonabile ad altre realtà.

Poste Italiane – Media Relations


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La replica di Riformista Solitario

La risposta di Poste non propone purtroppo alcuna soluzione ai due problemi segnalati da diarioromano, probabilmente per le due ragioni per le quali queste due criticità si trascinano da decenni: o non ritengono importante risolverle oppure non sanno come fare.

Sebbene Poste  stia posizionando nuove cassette sul territorio italiano in base ad una delibera di AGCOM, nessun accenno viene fatto rispetto a un’altra rete di cassette, quelle di servizio, ormai inutilizzate, fonte di degrado dei grandi centri urbani e di Roma (senza contare lo spreco di tonnellate di metallo abbandonate e non riciclate).

La soluzione fornita per le due cassette citate nel nostro articolo non può ritenersi in alcun modo soddisfacente in quanto si trattava di un puro esempio tra le tante migliaia abbandonate a Roma e nel resto d’Italia.

Parimenti insoddisfacente è la risposta sulla gestione dei conti business laddove dichiara che l’Azienda “è a conoscenza che in alcuni casi la variazione dei poteri di firma rappresenta un momento delicato per l’avvio della nuova gestione e a tale proposito ha già pianificato interventi per ottimizzare il modello di servizio al fine di renderlo sempre più vicino alle esigenze degli amministratori di condominio.”

In realtà, quanto da noi descritto nell’articolo non avviene in alcuni casi ma è la norma: ogni volta che si deve affrontare il cambio di firma è un calvario privo di punti di riferimento, informazioni e tempistiche vagamente prevedibili. Tanto che ormai è sempre più frequente leggere sulle offerte e sui preventivi degli amministratori di condominio che, conditio sine qua non all’accettazione dell’incarico, è la chiusura del conto corrente postale, previa apertura di un conto corrente condominiale in una banca.

E la cosa si trascina così da decenni. L’inefficienza di questa procedura non è stato possibile scalfirla neanche ormai quasi venti anni fa con la cura da cavallo imposta dall’allora amministratore delegato Corrado Passera alla divisione Bancoposta. Sarebbe interessante sapere quali siano gli interventi citati da Poste già pianificati per migliorare questa allucinante procedura.

Abbiamo faticato non poco a scrivere questa nota, non per gli argomenti che sono sgorgati forti e di getto in accordo con l’antico adagio latino: rem tene verba sequentur ma per lo sconforto iniziale nel quale ci ha gettati una risposta priva di impegni concreti.

Diarioromano esiste proprio per questo: per fornire un’informazione puntuale che la maggior parte della stampa non fa oppure non ha mai fatto.

RS

 

 

 

 

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