Città in rovina – Il cinema America a Trastevere

In questa rubrica ci siamo già occupati più volte di cinema dismessi e lasciati a marcire.

Torniamo a farlo occupandoci della storia del cinema America a Trastevere, la sala storica sita in via Natale del Grande e progettata negli anni ’50 da Angelo di Castro.

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L’interno del cinema con la caratteristica parete dello schermo ed il soffitto apribile (da CarteInRegola)

Cessate le proiezioni ufficiali nel 1999, la struttura viene lasciata in abbandono per diversi anni. Nel 2004 lo stabile viene acquistato dalla Progetto Uno Srl che fin da subito lavora ad una sua ristrutturazione globale per farne mini-appartamenti, due piani di garage ed una grande libreria, così da rispettare il vincolo del 50% di destinazione culturale previsto dalle norme. Tale intervento, che avrebbe comportato la totale demolizione del vecchio cinema, fu osteggiato da diverse associazioni di residenti del rione, tra cui quella che si costituì allo scopo, il Comitato Cinema America, che ebbero successo nel fermare i progetti della proprietà.

Nel 2012, dopo circa 13 anni di abbandono totale della sala, con conseguente grave degrado delle strade su cui lo stabile insiste, l’immobile viene occupato da un gruppo di giovani studenti che, dopo una prima ripulitura degli interni, lo riapre alle proiezioni ed ad altre attività pubbliche. L’idea dei ragazzi è di restituire al rione il punto aggregativo che prima della chiusura il cinema rappresentava, ampliandone l’offerta e affiancando alle proiezioni dei film attività diverse come un laboratorio teatrale o l’aula studio a disposizione di tutti gli studenti.

L’iniziativa prende piede nel rione, grazie soprattutto al coinvolgimento degli abitanti che ne riconoscono l’utilità e ne sostengono gli sforzi, ma anche nell’ambito dell’ambiente cinematografico, con molti registi e attori che la supportano presentando film o presenziando alle serate.

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Quello che i ragazzi riescono ad incassare dalle loro attività, essenzialmente le offerte libere dei partecipanti, viene utilizzato per rimettere in sesto lo stabile che ben presto in molti punti torna ai passati splendori.

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Scala interna prima del ripristino
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Stessa scala dopo la ripulitura
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Una delle aule studio messe a disposizione degli studenti

Le attività di ripulitura riportano agli antichi splendori anche alcuni mosaici di Pietro Cascella.

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La presenza di questi mosaici, insieme all’interessamento diretto del ministro Franceschini per le attività che si svolgevano presso il cinema America, portarono nell’estate del 2014 all’apposizione di vincoli alla struttura per tutelare sia i mosaici che la destinazione d’uso dell’intero immobile.

Nel settembre dello stesso anno vi è stato poi lo sgombero del cinema da parte della forza pubblica su richiesta della proprietà e da allora il cinema è ripiombato nell’oblio e nel silenzio che lo hanno caratterizzato per decenni.

Recentemente i tentativi della proprietà presso TAR e Consiglio di Stato per “smontare” i vincoli apposti dal Ministero sono falliti, per cui ogni possibile progetto di riconversione dello stabile è al momento impossibile. Nel frattempo c’è stato anche un tentativo da parte dei ragazzi, supportati da una cordata di produttori cinematografici, di acquistare la proprietà dello stabile ma non si è trovato l’accordo sul prezzo.

Alcune immagini dello stato attuale.

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La caratteristica pensilina, che la proprietà ha cercato di demolire e che solo il tempestivo intervento dei ragazzi ha salvato

 

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Una delle due bacheche esterne, tirata a lucido dai ragazzi

 

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L’altra bacheca, per cui era già previsto il ripristino della cornice, annullato dallo sgombero

 

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L’esterno del cinema ripiombato nel silenzio

 

Chi scrive ha chiaramente un pregiudizio positivo nei confronti della storia dei ragazzi dell’America, ma essa dimostra senza dubbio che non è vero che i cinema non vanno più e sono tutti destinati a sparire. Probabilmente vanno trovate modalità diverse di conduzione ed i ragazzi ne hanno sperimentate più d’una, dalle proiezioni di grandi classici presentati da registi e attori attuali, alle rassegne su autori passati, per finire con anteprime di film richiamando un pubblico più giovane.

È altresì probabile che debbano essere previsti incentivi e sgravi fiscali per le attività culturali, per permettergli di resistere alla concorrenza del commerciale.

Ma quello che è certo è che certi presidi culturali, com’è stato il cinema America a Trastevere, vanno difesi perché gli abitanti del luogo abbiano un minimo di offerta culturale ed anche i tanti avventori del rione abbiano un’alternativa alla movida alcolica.

Purtroppo temiamo che anche nel caso del cinema America la soluzione alla rovina dello stabile non sia proprio dietro l’angolo.

 


Clicca qui per le precedenti puntate di “Città in Rovina”

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2 risposte

  1. le soluzioni per far rinascere il cinema e sostenerne economicamente l’attività, ci sarebbero; ma passano tutte per la cessione dell’immobile da parte del privato che oggi lo possiede.
    E da questo orecchio ancora la Progetto Uno non intende sentirci: sperano che il Consiglio di Stato ribalti la sentenza del TAR e nel frattempo il movimento popolare si sfaldi; non si rendono conto che la loro cocciutaggine li porterà a dover “svendere” il bene, poichè già ora, non essendo possibile trasformarlo in fabbricato con una resa fondiaria soddisfacente, vale zero…..
    Suggerirei ai comitati di richiedere formalmente al Comune di Roma (al Commissario che oggi lo governa) di ingiungere alla proprietà di provvedere alla manutenzione dell’immobile, sotto pena di intervento dell’amministrazione che, nel caso di inadempienza, potrebbe entrare nel possesso dell’immobile per seguire i lavori di manutenzione……. ci siamo capiti vero??! 😉

  2. le soluzioni per far rinascere il cinema e sostenerne economicamente l’attività, ci sarebbero; ma passano tutte per la cessione dell’immobile da parte del privato che oggi lo possiede.
    E da questo orecchio ancora la Progetto Uno non intende sentirci: sperano che il Consiglio di Stato ribalti la sentenza del TAR e nel frattempo il movimento popolare si sfaldi; non si rendono conto che la loro cocciutaggine li porterà a dover “svendere” il bene, poichè già ora, non essendo possibile trasformarlo in fabbricato con una resa fondiaria soddisfacente, vale zero…..
    Suggerirei ai comitati di richiedere formalmente al Comune di Roma (al Commissario che oggi lo governa) di ingiungere alla proprietà di provvedere alla manutenzione dell’immobile, sotto pena di intervento dell’amministrazione che, nel caso di inadempienza, potrebbe entrare nel possesso dell’immobile per eseguire i lavori di manutenzione……. ci siamo capiti vero??! 😉

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Dopo Campo de’ Fiori, tocca a Trastevere (il 21/11 p.v.)

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