Noi non perdiamo occasione di parlare dell’on. Umberto Marroni, perché ci è rimasta impressa la sua inconsistenza, ad essere buoni, come capogruppo del PD in era Alemanno. Al tempo infatti non solo ci trovammo a fronteggiare un governo capitolino che palesemente favoriva i peggiori cartellonari, ma trovammo anche un’opposizione del tutto assente e distratta.

umberto-marroni

 

L’ultima volta ne avevamo parlato in occasione di un tagliente articolo dell’Espresso sulla dinastia dei Marroni a Roma, padre Angiolo e figlio Umberto.

Questa volta invece prendiamo spunto da un post del laboratorio Carteinregola, dove si commenta l’interrogazione a risposta scritta al Ministro dei beni e delle attività culturali da parte dell’on. Marroni a proposito del  Progetto Flaminio.

Quelli di Carteinregola si dichiarano perplessi per l’iniziativa dell’onorevole “Perchè mette in discussione oggi un progetto della Giunta Marino nato più di  due anni fa, e scelte progettuali  rese pubbliche da almeno sei mesi. Oltretutto senza aver portato avanti, quando era capogruppo PD, una vera opposizione alle delibere urbanistiche della Giunta  Alemanno – contro le quali noi  di Carteinregola abbiamo  fatto un presidio di 4 mesi in Campidoglio – in cui era compresa quella che avrebbe dato il via libera,  proprio negli  ex stabilimenti militari,  a una “valorizzazione” con un profluvio di cemento quasi esclusivamente privato.  E non sfugge ai cittadini che chiedere adesso l’apposizione di un vincolo sugli edifici di via Guido Reni – al di là che si condivida  o meno la richiesta di conservazione dell’intero compendio militare/industriale e non solo di alcune sue parti – possa avere la conseguenza di rallentare, se non interrompere del tutto, il percorso del Progetto Flaminio, riaprendo il campo a ipotesi – quelle sì –  speculative, in un’area che fa gola a molti.

Ed a rafforzare le perplessità su questa iniziativa dell’onorevole si segnala nel post che “… non ci risulta che lo stesso Marroni, quando era consigliere  DS in Campidoglio,  abbia contestato il progetto  del MAXXI (Museo delle Arti del XX secolo), avviato dall’allora Ministro dei Beni culturali Walter Veltroni, che ha comportato la demolizione della maggior parte degli  edifici della caserma Montello, coeva dello stabilimento militare materiali elettronici e di precisione  (SMMEP) di  Via Guido Reni, proprio dall’altra parte della strada.”

 

L’articolo è, come sempre nello stile di Carteinregola, molto preciso e documentato, con tutti i riferimenti necessari a farsi un’idea compiuta della questione. Del progetto Flaminio si dice che esso “… prevede la realizzazione di un nuovo quartiere – il quartiere della Città della Scienza – in un’area abbandonata da anni, quella degli ex stabilimenti militari di Via Guido Reni di fronte al MAXXI, che, nonostante sia stata ceduta dal Demanio (e non, come molti pensano, dal Comune) a Cassa Depositi e Prestiti per ricavarne un profitto economico, è poi stata destinata  – grazie ad un accordo stipulato con  Roma Capitale  due anni fa –  per quasi metà all’uso pubblico, con la realizzazione, a fianco di residenze, negozi e un albergo privati, di una piazza pubblica, servizi per il quartiere,  una quota di alloggi per housing sociale e, secondo il progetto della Giunta Marino, una Città della Scienza. Un  progetto che ha coinvolto   rappresentanti di comitati e associazioni di quartiere in un tavolo partecipato con i tecnici del Dipartimento Urbanistica e di Risorse per Roma  per la stesura delle linee guida per il masterplan, poi  oggetto di un concorso internazionale indetto da Cassa Depositi e Prestiti e Roma Capitale.  Il progetto  proclamato vincitore  il 24 giugno scorso, presentato  dallo studio Viganò (2),  conserva  due  padiglioni  –  quello denominato  “XXX”, da  dedicare a servizi  di quartiere, e un altro edificio  da trasformare  in  serra per realizzare un orto urbano -,   prevedendo tuttavia  la possibilità che  la Città della Scienza (o una sua parte)  possa  essere ospitata nel padiglione più antico del complesso, l’”Hangar”. Ipotesi caldeggiata   dai membri  del  tavolo partecipato,  che anche negli incontri con la giuria avevano  espresso la richiesta della massima conservazione possibile delle strutture originali.”

 

Si direbbe quindi che per una volta una grande trasformazione urbana sia stata portava avanti coinvolgendo tutti i possibili attori interessati e cercando di individuare un giusto compromesso tra le esigenze di sostenibilità economica e l’interesse pubblico. Ma evidentemente l’on. Marroni, che pur non pare abbia mai partecipato alla discussione su questo progetto, deve aver sentito suo dovere il richiamare il MiBact sull’esigenza di bloccare tutto, anche se con motivazioni che non appaioni totalmente corrette. Scrivono infatti quelli di Carteinregola:

“Infine, va precisato che contrariamente a quanto affermato nella interrogazione, il progetto  non “prevede la totale demolizione del complesso di archeologia industriale“, dato che, come abbiamo detto, sono inseriti nel progetto del masterplan due edifici originali e una parte dell’Hangar, né si può dire che il nuovo “impianto urbano… assegna priorità agli insediamenti residenziali privati, penalizzando in modo significativo la tutela identitaria dei luoghi, l’articolazione dello spazio pubblico e la riqualificazione e riorganizzazione dell’ambiente costruito e dell’assetto urbano“, dato che quasi la metà della superficie è destinata a un uso pubblico.  E non dimentichiamo che verrebbe restituito alla cittadinanza uno spazio  fatiscente e degradato, da decenni  inaccessibile, che è una vera isola di desolazione davanti al MAXXI,  e interrompe la linea  che congiunge il Foro Italico  all’Auditorium e spezza la continuità tra il Flaminio e il Villaggio Olimpico. Per cui ben vengano le proposte che servono a migliorare i progetti e a conservare la memoria del quartiere. Ma evitiamo le iniziative che possono far  fallire le prospettive di cambiamento e che rischiano di far  ripiombare tutto nell’eterno e degradato status quo. Perchè dal degrado alla speculazione il passo è sempre troppo breve.”

 

Quando era capogruppo PD in Consiglio Comunale l’on. Marroni si distinse per l’inconsistenza dell’azione sua e di tutto il suo gruppo, e questo proprio mentre si sviluppavano le vicende che le storie di Mafia Capitale continuano a raccontarci.

Se oggi anche noi nutriamo qualche dubbio sulla genuinità dell’iniziativa dell’on. Marroni facciamo male?

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3 risposte

  1. …Marroni, ovvero il nulla cosmico…. e però di danni ne ha fatti, uh quanti ne ha fatti, ma ovviamente è stato “promosso” a deputato….
    Se a Roma si riuscirà a votare, ricordatevelo, cari concittadini, ricordatevi dell’On.le Marroni e regolatevi di conseguenza….

  2. ah Marroni….. sì, quello che andava a cena con il capogruppo Gramazio, Gramazio quello arrestato per Mafia Capitale, sì Marroni quello che andava a braccetto con Buzzi, Buzzi sempre di Mafia Capitale, sì Marroni quello che…..

  3. E questo Marroni è ancora parte integrante del PD che alle prossime elezioni vorrebbe presentarsi per governare di nuovo a Roma.
    Non c’è niente da fare ed è inutile che Orfini continui a menar il can per l’aia: o il PD romano viene azzerato completamente, inclusi i vertici che l’hanno guidato nell’ultimo lustro, oppure già sappiamo che si faranno solo operazioni cosmetiche ma che la sostanza furfantesca sarà fatta salva.

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