I giornali e le tv già hanno dimenticato l’emergenza smog. Fino a una settimana fa ci tormentavano con le targhe alterne e i blocchi del traffico, adesso – nel puro stile del giornalismo italiano – hanno accantonato il problema salvo annunciare che la prossima limitazione è stata spostata al 31 gennaio. Questi riflettori a tempo sul problema non solo non aiutano a risolverlo ma danno l’impressione che sia una questione solo temporanea e legata ai fattori climatici.
Le cose non stanno così. Basta cliccare sul sito dell’Arpa Lazio per leggere i dati sulle centraline e verificare che sia i Pm10 che il monossido di azoto restano alti.
Occorre un esame complessivo del problema e ricordare che l’inquinamento è provocato – oltre che da roghi tossici, dall’industria e dai riscaldamenti domestici – dal traffico veicolare. Roma ha 71 auto ogni 100 abitanti, contro le 35 di Berlino e le 36 di Londra. Per ridurre l’uso del mezzo privato occorre, come ben sappiamo, incentivare quello pubblico. I dati di Legambiente sulla mobilità pubblica romana fanno venire i brividi. La capitale ha il peggior trasporto pubblico di Italia e di Europa non solo in termini di offerta, ma anche di efficienza.
Nel 2015, le metropolitane hanno registrato ben 40 giorni di stop provocati per 29 volte da guasti tecnici. La linea B è la peggiore d’Europa con 14 giorni di chiusura totale e innumerevoli di chiusura parziale. Il guasto sulla linea A di lunedì sera è solo l’ultimo di un elenco infinito.
E non solo il trasporto pubblico non funziona, ma è anche scarsissimo in quanto a dotazione di infrastrutture. Roma è la città con il più basso tasso di trasporto su ferro dell’Europa occidentale: 0,077 km di metro, linee suburbane e tram ogni 1.000 abitanti. La tabella che vedete qui sotto mostra numeri impietosi, relegando la nostra città all’ultimo posto in classifica, distanziata di molto da qualunque altra grande città del continente.
IL FUTURO NON POTRA’ CHE ESSERE PEGGIORE. Non occorre essere delle cassandre per capire che il problema dell’inquinamento non si risolve con delle fantomatiche riduzioni della velocità a 30km/h, né con le targhe alterne. Ma dotando la città di quel minimo indispensabile di infrastrutture che possono consentire una graduale riduzione del mezzo privato.
Ma purtroppo per i prossimi 10 anni a Roma non è previsto altro che la costruzione di 3,6km di metropolitana (il prolungamento della linea C da San Giovanni a Venezia). Nient’altro! Non una linea di tram, non un km di treno per i pendolari. In tutti i paesi europei, l’acquisto dei treni regionali è a carico dello Stato centrale il quale è consapevole dell’importanza del tragitto quotidiano casa-lavoro nelle aree metropolitane. I denari investiti in queste infrastrutture sono denari risparmiati sul fronte della sanità (minor numero di incidenti stradali e calo delle malattie polmonari), e tasse in più che finiscono nelle casse del governo (maggiore produttività dei singoli e investimenti stranieri).
Dunque dei cento euro spesi per un treno e per rimodernare una linea, circa 60 rientrano allo Stato in modo diverso.
La legge di stabilità approvata dal governo non prevede neanche un euro per la mobilità cittadina. Renzi, da sindaco di Firenze, inaugurò una linea tranviaria che ha rivoluzionato interi quartieri della città, liberandoli dalle auto. Ma da premier ha accantonato la questione.
Tra pochi giorni, i giornali torneranno a parlarci di blocco del traffico e di superamento dei limiti per le polveri sottili. Ma una domanda sul futuro e sulle infrastrutture non se la porrà nessuno. Una classe politica che affronterà il voto tra meno di sei mesi dovrebbe mettere questo tema al centro della propria proposta. Ma a noi risulta che nessuno fino ad oggi abbia spiegato quale sia il proprio progetto per la mobilità urbana e suburbana a Roma.