Il Corriere della Sera: basta all’invasione delle bancarelle

Segnaliamo un articolo di Paolo Conti uscito sul Corriere della Sera lo scorso 27 febbraio che riteniamo molto importante. Conti, infatti, sottolinea la gravità delle situazione del commercio su area pubblica, quasi 12 mila licenze, prodotti di scarsa qualità e immagine devastante per il decoro della città.

L’unica nota che non ci sentiamo di condividere è la speranza che il giornalista pone nel commissario Tronca. A noi sembra che sulle questioni importanti, il commissario stia tenendo un atteggiamento pilatesco e preferisca rinviare le scelte alla prossima giunta. Ad ogni modo ecco l’articolo da leggere e condividere sui social. Diarioromano

Bancarelle cipro 2015 6

 

Commercio su area pubblica: basta rinvii, le strade sono invase

La breve stagione di questo commissariamento del Campidoglio sta offrendo alla città molte occasioni di profondo cambiamento: affittopoli potrebbe essere solo un capitolo dei tanti possibili. Un altro, davvero a portata di mano, sarebbe la realizzazione di un piano del commercio su area pubblica. Ovvero, il vasto universo degli ambulanti. Esiste un censimento delle concessioni e autorizzazioni di commercio su area pubblica rilasciate dal Comune e dai municipi: oltre 11 mila licenze su tutta Roma, di cui quasi 9.200 per banchi e mercati e 2.448 tra camion bar, urtisti, bancarelle e caldarrostai. Una cifra enorme e una condizione operativa insufficientemente controllata. Il risultato è ovvio: strade e piazze invase da ogni categoria di abusivi, i romani che si sentono invasi (e offesi), un’immagine devastante per il turismo internazionale.

L’abusivismo è un macigno che pesa sulla città. Non solo per la mole di traffici economici illegali, ma anche per i legami con la criminalità organizzata e per la pessima qualità della merce offerta in vendita. Non ci sono solo i marchi contraffatti, ma anche giochi non sicuri, vestiti tinti con coloranti cancerogeni, persino prodotti alimentari e farmaceutici di dubbia provenienza. Tutto questo spetta alle forze dell’ordine, quanto più possibile coordinate tra loro. Resta, altrettanto essenziale, un nuovo piano del commercio legale su area pubblica che coniughi le ragioni dei commercianti con le esigenze di tutta la cittadinanza. Dunque un numero di postazioni che sia non solo economicamente sostenibile per la città ma anche compatibile con la qualità degli spazi a disposizione, con i servizi essenziali (il caso di piazzale Flaminio completamente occupato da banchi più o meno regolari è esemplare: nelle ore di punta è difficile raggiungere la stazione ferroviaria, tale è la ressa), con la stessa sicurezza collettiva.

 

Varare un piano del settore significherebbe chiudere il capitolo dell’incertezza e dell’arbitrio, affrontare parallelamente la questione del decoro e della legalità, mettere a punto il futuro di Roma non a parole o slogan ma con fatti concreti. Il dirigente del commercio su area pubblica, Francesco Paciello, è stato recentemente destinato al gabinetto del commissario Francesco Paolo Tronca dimostrando così la qualità del suo lavoro. Ma sarebbe paradossale se questo suo nuovo incarico dovesse frenare la messa a punto del piano. Il riordino stabile del complesso settore è vitale per chiudere uno dei rubinetti che alimentano il degrado. Sarebbe un bene per Roma non perdere inutilmente tempo.

Paolo Conti

 

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