Mi si perdoni anzitutto il titolo in inglese, lingua che troppe volte viene utilizzata a sproposito in conversazioni in italiano, ma mi sembrava appropriato citare in originale il famoso titolo con cui nell’aprile 2001 The Economist cercò di stroncare la candidatura di Silvio Berlusconi alle elezioni politiche italiane (che invece Berlusconi poi vinse).

Conclusosi infatti il mio tentativo di collaborazione con il Movimento 5 Stelle per le prossime elezioni amministrative di Roma, credo sia utile farne un consuntivo perché penso possano esserci elementi utili a tutti per cercare di orientarsi nell’offerta politica disponibile.

 

M5S

 

In questo post avevo comunicato la mia intenzione di aderire all’offerta del M5S che apriva alla possibilità di accettare candidature di esterni nelle proprie liste. Tradizionalmente infatti il movimento sceglie i propri candidati con votazioni riservate ai soli iscritti storici (escludendo quindi gli iscritti più recenti) ed accogliendo solo candidature interne. Nel caso delle elezioni romane invece c’è stata un’esplicita apertura agli esterni che, pur in assenza di spiegazioni particolari, poteva essere spiegata con la volontà di accettare contributi anche al di fuori dei ristretti ambiti del movimento.

Chi scrive non ha mai partecipato ad iniziative ed attività del M5S, se si escludono un paio di incontri pubblici (in uno dei quali si materializzò lo stesso Beppe Grillo) proprio agli inizi della sua storia, quando vennero creati i primi meet-up. Saputo però della possibilità di offrire la propria candidatura, ho deciso di accettare l’offerta per vedere se c’era la possibilità di fare qualcosa per la mia città con modalità diverse da quelle provate finora. Quelli che seguono sono in estrema sintesi i fatti che sono accaduti dopo quella mia decisione.

Verificato che possedevo tutti i requisiti previsti per essere candidato nel M5S, ho provveduto ad ottenere i certificati necessari (casellario giudiziario e carichi pendenti, en passant con una spesa di circa euro 50). Con tutta la documentazione richiesta mi sono presentato nel luogo ed ora previsti nel mio municipio per la consegna dei documenti. Era un appuntamento serale, in una sorta di galleria d’arte in via del Corso; c’erano molte persone, la gran parte delle quali sembravano conoscersi. Grosso modo all’orario previsto arriva il deputato Di Battista che si mette dietro ad un tavolo con un’altra persona e comincia a raccogliere le domande. Io ero secondo nella fila e quindi vengo “servito” subito; il tutto si svolge abbastanza velocemente (benché non manchino approssimazione e disorganizzazione nelle operazioni) e senza che venga fornita alcuna indicazione su cosa aspettarsi dopo la presentazione della domanda. Si coglie un tacito “faremo sapere”.

Passano diverse settimane senza che io riceva nulla, quando un certo giorno vengo contattato su whatsapp da uno sconosciuto che mi informa della necessità di fare il video di presentazione per i candidati. Al che chiedo se dovevo interpretare quella cosa come un’accettazione della mia candidatura, segnalando che un messaggio/notifica/comunicazione sarebbe stata gradita; la risposta è che sì, la candidatura era evidentemente stata accettata e sì, forse la cosa sarebbe potuta essere gestita meglio.

Concordata data e ora per il video, mi presento al luogo previsto, un appartamento all’ultimo piano nel rione Monti dove in una stanza allestita a studio fotografico di fortuna vengono realizzati i video di presentazione dei candidati. Vi trovo altre persone ed anche in questo caso tutto procede abbastanza spedito, senza che venga fornita alcuna nuova informazione sui prossimi passi.

Dopo alcuni giorni dalla preparazione del video ricevo un’email in cui mi si chiede di preparare una scheda con i miei curriculum vitae e da attivista, inserendo anche una mia foto. Quindi lunedì 15 febbraio, con un post su beppegrillo.it viene data notizia della pubblicazione dei profili di tutti i candidati, avvertendo che nei giorni successivi si sarebbero svolte le votazioni online. En passant, nei giorni precedenti si erano tenute sempre online le votazioni per le priorità del programma M5S su Roma senza che i candidati venissero neanche informati.

Preso atto della volontà del movimento di non far nulla per coinvolgere in qualche modo i candidati esterni e con la curiosità di avere finalmente un contatto con questo movimento, mi presento alla prima riunione utile che un gruppo municipale organizza in quei giorni ed assisto ai lavori (un buon gruppo di persone che discutono dei problemi del municipio, organizzati in gruppi di lavoro), constatando l’assenza di qualsiasi discussione sulle selezioni in corso.

Da rilevare l’inatteso appoggio che la mia candidatura riceve da parte di RomaFaSchifo insieme a quello di altre due candidati “esterni” (nessuno dei quali però alla fine passerà le selezioni).

Infine giovedì 18 febbraio, sempre con improvviso post su beppegrillo.it, si dà comunicazione che il giorno stesso, dalle 10 alle 19, si sarebbero svolte le votazioni online, riservate agli iscritti storici con la possibilità di esprimere 5 preferenze. La selezione ha luogo, vengono individuati i 49 più votati e poi tra i primi 10 viene selezionato il candidato sindaco, che risulterà essere Virginia Raggi. Come già detto, il sottoscritto non risulta tra i 49 ed alla fine risulterà aver collezionato 46 voti.

Terminato il processo di selezione, scrivo all’On. Di Battista, nelle mani del quale avevo consegnato la mia candidatura, chiedendogli per quale motivo avevano deciso di aprire a candidati esterni senza prevedere alcunché per farli almeno conoscere alla base interna dei votanti, non potendo pensare che ogni elettore potesse impiegare ore e ore a scandagliare i profili degli oltre 200 candidati, per di più in meno di tre giorni; inoltre gli segnalo che la bellezza di 5 preferenze a disposizione di ogni votante unito al basso numero di votanti (circa un terzo della base) ricordano le pratiche tipiche delle elezioni della prima repubblica, in cui i risultati delle elezioni erano del tutto prevedibili. L’onorevole risponde che sì, forse il metodo si può migliorare, che non accetta dietrologie e che a confutare la mia tesi che gli esterni non hanno avuto possibilità c’è la prova della candidata Annalisa Bernabei, né attivista né conosciuta nel movimento ma risultata addirittura tra i primi dieci più votati.

Nelle settimane successive cerco di sollecitare lo stesso Di Battista e altri del movimento su eventuali piani per le candidature nei Municipi ma non ottengo alcuna risposta. Evidentemente, ed in parte incredibilmente, non si è pensato di riutilizzare le candidature già avanzate per il Comune ma si è scelto di rientrare completamente nei ranghi chiudendo a qualsiasi comunicazione con l’esterno.

Fin qui la cronaca. Di seguito qualche considerazione personale.

Premetto anzitutto di considerarmi tutt’altro che un candidato ideale, ma per l’esperienza che ho maturato tra diverse associazioni del territorio ed in anni di battaglie sul campo, credo di poter essere un ottimo complemento all’attivista tipo del M5S che, almeno a Roma, si caratterizza spesso per il solo lavoro svolto all’interno del movimento ed in rete. Detta in altre parole, moltissime persone che conosco hanno più di una ritrosia a considerare di votare il M5S perché nulla sanno di quello che eventualmente il movimento fa nelle istituzioni, non avendo spesso costoro alcun accesso alla rete che è invece il luogo esclusivo in cui il movimento opera.

Immaginando che anche molti altri candidati “esterni” avessero caratteristiche simili, avevo interpretato la scelta di apertura del movimento come un segnale di voler “imbarcare” esperienze nuove ed utili per combattere la battaglia durissima di ridare a Roma un governo in grado di rimetterla in sesto. Ma non avendo previsto occasioni di incontro e discussione per presentare queste opportunità “esterne”, i militanti hanno ovviamente, e prevedibilmente, scelto tra le persone che già conoscevano. Ed il caso della candidata indicata dall’On. Di Battista risulta davvero eclatante e, con tutto il rispetto, poco spiegabile (soprattutto guardando il suo profilo ed video di presentazione, dove l’unico elemento concreto è la citazione di un articolo del NYT!?!).

Questa mia esperienza diretta mi ha confermato che il M5S ha un’incapacità cronica di confrontarsi con interlocutori esterni, direi meglio che ha un terrore estremo di farlo, come se il solo parlare e confrontarsi con altri rischiasse di intaccare la loro “verginità”.

Questo fatto implica che il movimento pensa di poter essere autosufficiente per il governo di una città come Roma e nelle condizioni disperate in cui versa Roma.

Personalmente considero questa una pretesa assurda e pericolosa, soprattutto considerando la guerra che il PD farà ad un possibile governo M5S romano da ogni posizione (Regione Lazio e Governo Centrale). Il rischio concreto è quindi che un manipolo di persone assemblate alla benemmeglio si troveranno a guidare Roma, cercando di fare le cose giuste avendo però un’esperienza amministrativa molto limitata e tutto il mondo contro. Facile prevedere come una tale situazione potrà finire.

Ribadisco che queste mie considerazioni non sono dettate da acrimonia per non essere stato selezionato dal movimento ma dalla presa d’atto che a mio parere questo M5S non può purtroppo essere la risposta ai mali di Roma. Non che gli altri schieramenti mostrino qualcosa di meglio, ma da loro non è che ci si aspettasse qualcosa di diverso dal passato, dove sono stati tutti corresponsabili del disastro cittadino.

Dal M5S ci si aspettava un approccio simile a quello che a suo tempo adottò il sindaco di Bogotà Antanas Mockus e che gli consentì di riuscire a rivoluzionare una città allo sbando: coinvolgere le forze sane e quanti più cittadini possibile. Invece il movimento 5S ha dimostrato ancora una volta di non essere in grado di dialogare con l’esterno, mostrando anzi di avere una paura del diavolo di confrontarsi con gli altri. Non si governa con la paura, ma evidentemente il M5S questo deve ancora impararlo, almeno a Roma.

 

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5 risposte

  1. …Robè…. te l’avevo detto….
    oltre all’impostazione da “setta” chiusa alle “contaminazioni” esterne, il M5S ha grandissimi limiti nei programmi e nelle proposte e strategia per l’amministrazione della città.
    Qualcosa la Raggi ha iniziato a dire ma solo alcune delle idee espresse dalla candidata possono essere prese in considerazione, pur nella vaghezza ed estrema sintesi con la quale sono state proposte.
    Per il resto, il nulla cosmico.
    Negli altri partiti è ancora peggio: i programmi sono buchi neri che inghiottono e raccolgono di tutto senza far uscire nulla, i candidati dei veri campioni olimpici per incompetenza……
    Personalmente, sono assai pessimista.

    1. Sì lor, sei stato facile profeta. Ma ho creduto opportuno fare un tentativo genuino di andare a vedere l’offerta del M5S, nella speranza che di fronte alla missione impossibile di rimettere Roma in sesto costoro capissero che dovevano cercare aiuti ovunque vi fossero forze sane.
      Questo non vuol dire che pretendessi di essere scelto tra i candidati ma sarei stato soddisfatto anche di una risposta tipo: “grazie della disponibilità, non crediamo il caso di candidarti ma speriamo ed anzi contiamo che vorrai darci una mano in altro modo per il bene della città”.
      Invece il nulla, niente, silenzio di tomba!
      E questo per me vuol dire non solo non voler considerare il sottoscritto, cosa del tutto trascurabile ovviamente, ma anche le diverse esperienze associative cittadine che io posso in qualche modo rappresentare.

  2. Concordo con l’articolo e con quanto scrive lor. Io perché devo affidarmi al nulla cosmico per gestire Roma? Hanno detto come indendono risolvere il problema dei rifiuti? No. hanno detto come intendono risolvere l’arretratezza dei trasporti? No. E allora mi devo fidare dandogli carta bianca? Gli altri partiti lasciamoli perdere poi. Io non voterò

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