A Roma, accompagnare il proprio figlio ad un torneo equivale ad avere licenza di sosta impunita. Accade ogni volta che agli impianti sportivi dell’Acqua Acetosa si svolge un concorso o un campionato cadetto. E sabato scorso non ha fatto eccezione, anzi questa volta si sono raggiunte vette di sfacciataggine mai viste prima.
Una segnalazione ci fu inviata nell’ottobre 2015 da Marisa P. che – abitando nella zona – si sente sequestrata in casa quando al Centro Giulio Onesti c’è un evento sportivo. Sabato 28 maggio, abbiamo fatto un salto sul posto per vedere se in seguito alla denuncia di Marisa a “Io Segnalo” ci fosse stato qualche miglioramento. E invece la situazione è addirittura peggiorata. Tutti, ripetiamo tutti i marciapiede sono occupati dalle auto. I pedoni sono costretti a camminare sulla carreggiata dove i veicoli sfrecciano ad alta velocità.
Molte vetture sono addirittura posizionate metà sul marciapiede e metà sulla strada, costringendo i pedoni a spostarsi al centro della carreggiata, con un rischio altissimo.
Ma prima di andare avanti col nostro post, dobbiamo farvi notare questa Citroen blu. Da non crederci, ma quest’auto è parcheggiata nel bel mezzo della strada, sulla striscia continua doppia.
Questo papà o questa mamma non hanno avuto nessuno scrupolo a mollare la macchina così e portare il figlio a giocare a pallone. Che messaggio, che insegnamento hanno potuto trasmettere questi genitori? E il bambino una volta diventato adolescente come pretendiamo potrà rispettare la cosa pubblica?
La scena si svolge a tre minuti dal comando della Polizia di Roma Capitale di viale Parioli. E’ possibile che in una intera giornata nessuna auto dei vigili sia passata da qui? Evidentemente è impossibile, ma è chiaro che si vuole chiudere un occhio. Come se il fatto di portare i figli a fare sport rendesse i genitori al di sopra della legge.
Una vergogna che difficilmente potrà cambiare senza una reale volontà politica. Eppure a pochissimi giorni dal voto, nessun candidato parla di sosta selvaggia e di legalità che deve partire proprio dal parcheggio. Perché a Roma è impopolare. Ed è meglio fingere che il problema non esista, salvo poi piangere lacrime di coccodrillo quando si leggono le statistiche sulla mortalità stradale nella capitale.