Quella del bike sharing a Roma è un’avventura finora senza speranza. Partito nel 2007 affidando il servizio alla spagnola Cemusa, finì nelle mani di Atac che lo fece fallire miseramente. Le biciclette furono tutte rubate o vandalizzate e la nostra è rimasta l’unica capitale europea a non offrire le biciclette condivise. Il motivo è legato alla riforma dei cartelloni pubblicitari che tradizionalmente nel mondo pagano il servizio in cambio di una superficie di pubblicità assegnata in esclusiva. Il gran caos nel settore della pubblicità esterna romana e la lentezza con la quale fino ad oggi ha camminato la riforma sono la causa della mancanza del bike sharing.
Ma oltre al sistema tradizionale, quello con le stazioni alle quali lasciare le bici, sta prendendo piede il sistema a flusso libero. Per capire di cosa si tratta basti pensare alle auto condivise come Car2Go o Enjoy. Ciascuno le può noleggiare e poi lasciare in una qualsiasi strada (purché all’interno di un certo perimetro). Lo stesso accade con le biciclette a flusso libero che vengono utilizzate e poi parcheggiate ovunque, senza bisogno di trovare uno stallo libero dove agganciarla.
Il sistema funziona grazie alle moderne app e ai gps che permettono di sbloccare le ruote tramite lo smartphone e di controllarne la posizione grazie ai satelliti. Milano e Firenze sono state le prime in Italia ad aver adottato questo sistema. Si sono affidate a due multinazionali cinesi che hanno implementato questa nuova tecnologia. Il bike sharing a flusso libero, infatti, parte a Pechino dove l’uso delle due ruote è diffusissimo sebbene esperimenti furono fatti in Olanda già alla fine degli anni ’60. All’epoca, però, senza le moderne tecnologie finirono tutti in un fallimento.
Enrico Stefàno, vulcanico presidente della commissione trasporti in Campidoglio, ha annunciato che entro Natale predisporrà un bando in modo da far entrare sul territorio romano ditte italiane o straniere che vorranno mettere a disposizione le loro bici. “L’importante – ha detto Stefàno – è che siano distribuite nel centro storico e nelle zone più frequentate da romani e turisti”.
I vantaggi, per Roma, sono evidenti: si colmerebbe il gap vergognoso che fino ad oggi ha impedito alla nostra città di avere un servizio indispensabile per gli spostamenti brevi e medi. Inoltre, potendo lasciare la bici ovunque, gli utenti non dovrebbero ricercare lo stallo libero dove parcheggiare. Il sistema tradizionale, infatti, sconta il problema delle ore di punta: al mattino gli stalli delle periferie si svuotano mentre quelli del centro si riempiono. Alla sera capita l’opposto. Per evitare questo squilibrio, i gestori sono costretti a spostare le bici da un luogo all’altro, investendo molto denaro.
Lasciare ovunque le bici risolve il problema e abbatte i costi, tanto è vero che il noleggio ha tariffe piuttosto basse (50 centesimi ogni 30 minuti).
I rischi. Ma non sono solo rose e fiori. Il flusso libero sta provocando molti problemi al punto che alcune città, tra le quali Amsterdam, hanno deciso di bloccarne lo sviluppo. E proprio in queste ore Pechino ha sospeso il servizio. La prima questione riguarda proprio la sosta: mollare la bicicletta ovunque può voler dire ingolfare strade e marciapiedi, impedendo il passaggio di auto e pedoni. Nella capitale olandese alcune zone del centro erano così sature di bici a flusso libero che il Comune ha dovuto più volte liberarle per fluidificare il traffico. A Bristol, due linee ferroviarie sono state bloccate perché sui binari erano state lasciate alcune biciclette. Il Comune di Zurigo si è affidato ad una azienda cinese ma questa – dopo aver lasciato in strada centinaia di bici – ha chiuso la propria sede e al Comune non sanno con chi parlare per far rimuovere i mezzi abbandonati nei parchi o per la strada. Disagi serissimi anche a Shanghai e a Shenzhen.
Secondo problema riguarda la qualità delle bici. Sono per lo più supereconomiche che vengono divorate dalla ruggine in pochi mesi, oltre a mostrarsi inefficienti. Il costo della riparazione spesso supera il valore del mezzo e così le ditte preferiscono abbandonarle. In alcune città della Cina si vedono sempre più spesso cataste di biciclette senza un padrone, il cui smaltimento ricadrà sul Comune.
Insomma è un tema delicato sul quale non ci si può improvvisare. Occorre affidarsi ad aziende qualificate che diano garanzie sia sulla loro operatività, sia sulla qualità della bici messa in circolazione. E poi occorre capire dove parcheggiare questa nuova messe di due ruote che il romano medio rischia di scaricare ovunque, senza tenere nel minimo conto pedoni, traffico e decoro.
Anche sul flusso libero stiamo arrivando dopo tutti gli altri. Sarebbe dunque opportuno studiare a fondo le criticità incontrate nelle altre città per evitare che si ripresentino anche a Roma.
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