Il nostro pezzo di ieri sul GRAB è stato così commentato da Alberto Fiorillo, responsabile Aree Urbane di Legambiente nonché ideatore e coordinatore del progetto GRAB_Roma:
“Caro Diarioromano permetti di aggiungere alcune info al tuo interessante articolo.
Come giustamente viene ricordato Legambiente e tante altre realtà hanno presentato uno studio di fattibilità del GRAB, ossia la relazione preliminare di un’infrastruttura con standard progettuali precisi e una serie di interventi da attuare metro per metro (accompagnata da disegni e sezioni di interventi tipo eccetera).
È questo progetto che è stato finanziato dal MIT (accessibile, sicuro, protetto, con una sede stradale adeguata e precisi tratti estetici, nonché con la scelta di pedonalizzare tratte più pregiate tra cui Appia Antica, Guido Reni, via Giulia, via S. Gregorio… come peraltro viene indicato dal PRG del 2008, mica solo dal progetto dei cittadini).
Sottolineo questo non per inutile puntiglio, ma perché è evidente che il finanziamento pubblico (e i premi internazionali e il successo in Italia e all’estero) è stato ottenuto in virtù della elevata qualità della proposta: non sono stati dati soldi a un girotondo qualsiasi, ma proprio ed esattamente e indiscutibilmente al GRAB con tutto il suo portato di interventi e di trasformazioni del tessuto urbano.
Chi ha avuto la pazienza di vedere il progetto consegnato al MIT due anni fa ha capito la sua valenza e che valore aggiunto può rappresentare per la Capitale (Confindustria stima 50 milioni di indotto/anno).
Il logo è Creative Commons. Come abbiamo detto e scritto più volte può usarlo chiunque e sta già succedendo (La Sapienza ha organizzato workshop internazionale usando marchio GRAB, alcuni piccoli tour operator lo stanno usando per fare Tour lungo Appia Antica…). Al GRAB hanno lavorato – gratis – centinaia di persone per regalare a Roma e ai romani un’opera pubblica di qualità.
E dunque il GRAB è di Roma e dei romani e il logo, così come il progetto, appartiene a tutti loro e non a questo o quello schieramento politico o a chi stava tentando di appropriarsene per speculazioni commerciali o politiche.
Tutte cose che sa bene l’amministrazione capitolina visto che il 25/10/2016 abbiamo dato la nostra totale disponibilità alla condivisione di un atto pubblico tra Comune di Roma e Rete GRAB che garantisse che tutti (e dunque anche il Campidoglio) lasciassero ai romani l’uso gratuito di una cosa di loro proprietà.
Purtroppo devono essersene proprio dimenticati, perché dopo quel 25/10 di un anno fa non siamo più riusciti a parlare con amministrazione di tutto quello che si era concordato, a partire dalla condivisione con tutta la città di un logo e, cosa ben più importante, di un’opera pubblica utile, fatta bene, di qualità. Che è la cosa davvero più importante di tutte.”
Ringraziamo Fiorillo per il contributo che troviamo puntule e ragionevole. C’è in particolare il punto relativo alla registrazione del logo che ci pare smonti il velenoso accenno dell’assessore Meleo al fatto che Legambiente volesse lucrare sul GRAB (lo saprà l’assessore cos’è una licenza Creative Commons, sì?).
A nostro personale avviso non è neanche detto che o il GRAB si fa come disegnato da Legambiente o niente. Ma un’amministrazione seria (oltre che furba, vista la drammatica carenza di competenze in materia di ciclabilità che si ritrova) a chi ha lavorato per anni ad un progetto tanto complesso offre un dialogo di cui il progetto stesso non potrà che beneficiare. È evidente che le decisioni finali saranno compito e responsabilità dell’amministrazione, ma l’abc del saggio è ascoltare tutti e poi decidere di testa propria.
Chi invece si chiude a riccio, convinto di essere in grado di fare tutto da sé, dimostra solo una grande debolezza e si espone a disastri immani di cui poi pagheranno le conseguenze tutti i cittadini romani.
C’è il piccolo ma importante esempio della ciclabile di S. Bibiana a dimostrare quanto siano reali i rischi che descriviamo. Se infatti il progetto di quella ciclabile fosse stato condiviso adeguatamente, con un dibattito pubblico in cui illustrare i termini del problema e le possibilità a disposizione, forse si sarebbe potuti arrivare allo stesso risultato ma con una cittadinanza consapevole che quella era l’unica reale possibilità almeno nell’immediato (benché noi continuiamo a pensare il contrario).
L’aver invece annunciato per mesi da parte della Meleo che a breve il problema della ciclabile di S. Bibiana sarebbe stato risolto, di stare tutti tranquilli che ci sono loro a curare gli interessi dei ciclisti, ed aver poi visto l’aborto realizzato non poteva che generare una reazione negativa da parte di tutti.
Che non si faccia lo stesso errore con il GRAB. Che si apra un dibattito pubblico a cui invitare anzitutto Legambiente ma anche le tante associazioni di ciclisti ed i singoli cittadini interessati al tema affinché dal contributo di tutti possa nascere “un’opera pubblica utile, fatta bene, di qualità“.