Dopo le drammatiche immagini sulla zona Equilino che vi abbiamo mostrato domenica, oggi è la volta della Cassia. Le fotografie ce le manda Alvise R., che ha un’attività commerciale sulla strada. Alcune parole che accompagnano la mail di Alvise non sono ripetibili ma la sua indignazione è condivisibile. Il suo negozio di articoli da regalo paga una tassa sui rifiuti spropositata pur producendo una quantità di immondizia minima. Eppure l’intera arteria stradale, dal Grande Raccordo Anulare fino all’ospedale San Pietro è disseminata di discariche.
Gli odori sono nauseabondi ed è impossibile passare vicino ai cassonetti. Ma parliamo proprio dei cassonetti perché sono pochissimi ad essere intatti. Perfino quelli nuovi, sostituiti da poco sono ammaccati e con gli sportelli non funzionanti.
Cosa c’entrano i problemi di smaltimento con i danni ai cassonetti dopo sole poche settimane dalla loro entrata in servizio? In realtà lo sfascio è totale, gli operatori Ama sono stanchi e non si può dare loro torto: sono costretti a lavorare in condizioni inumane, con le temperature che sfiorano i 40 gradi, in mezzo alle puzze e con cataste di sacchi delle quali non sono certo i responsabili.
La via Cassia ridotta così Alvise non l’aveva mai vista, tranne nel 2017 quando la Roma della Raggi venne coperta di rifiuti. Ma oggi non ci troviamo in una situazione molto diversa, almeno in questo quartiere. Nessun gruppo di bidoni è esente, intorno a ciascuno si ritrova una vera discarica.
Il problema sta sicuramente nello smaltimento, nella mancanza di impianti di trattamento, nella raccolta inefficiente. Ma a monte il problema sta nell’eccessiva produzione di rifiuti: ogni giorno la città getta 4.650 tonnellate, ben 3.000 delle quali sono indifferenziato. Il territorio da coprire è vastissimo, circa 1.200 km quadrati e 3.370 km di strade¹.
Delle 3.000 tonnellate quotidiane di indifferenziato, il 96% viene trattato in impianti privati e solo il 4% in strutture di Ama (il Tmb di Rocca Cencia e un tritovagliatore ad Ostia).
Ama, dal canto suo, spende più per il personale che per i servizi (341 milioni per pagare gli stipendi e 305 per tutte le infrastrutture) e comunque troppi dipendenti assunti per il lavoro sulle strade sono stati dichiarati inidonei. L’azienda sta tentando di aumentare i controlli: solo a maggio ha verificato 3.906 persone e di queste 200 sono state rimandate al lavoro sui mezzi di spazzamento¹.
Ma sono gocce nel mare e la situazione che oggi si registra sulla Cassia domani sarà nel quartiere accanto. Il contesto si è fatto ancora più complicato dopo l’incendio dell’impianto di Malagrotta ma le stesse assicurazioni di Gualtieri che parla di “emergenza da superare entro 7 giorni” provocano più indignazione che altro. La bacchetta magica non ce l’ha nessuno e risolvere questo ginepraio è davvero complesso, però agire sulla riduzione dei rifiuti come più volte abbiamo suggerito è la strada intrapresa da tantissime città del mondo.
Domenica, parlando alla festa dell’Unità, Gualtieri si è spinto oltre, promettendo che entro mercoledì (cioè domani) “Roma sarà tornata alla situazione antecedente l’incendio di Malagrotta“. Non che prima dell’incendio la città fosse un “borgo del Trentino” (sempre parole del Sindaco), ma la situazione che vi stiamo mostrando stride con queste parole.
Altra promessa di Gualtieri riguarda la raccolta per le utenze non domestiche. Dice che la giunta Raggi aveva soppresso il servizio costringendo bar e ristoranti a gettare tutto nei cassonetti normali e che adesso si sta lavorando per ripristinarlo. Ma, per restare all’esempio della Cassia, qui di bar e ristoranti ce ne sono relativamente pochi e non può a essere a questi ascrivibile lo schifo immondo. Insomma l’impressione è che si stia procedendo a tentoni, puntando tutto sul termovalorizzatore e sulle discariche di servizio. Un’attesa messianica che potrebbe deludere profondamente.
¹dati rilevati dall’Agenzia Agi