Il documento di cui è venuto in possesso il Messaggero avrà provocato un brutto risveglio a Virginia Raggi. La sua giunta, quella che si ispira alla legalità, ha commesso due errori nei confronti di Atac. Ha prorogato il contratto di servizio fino al 2021 senza fare una gara e senza motivi validi che giustificassero l’assenza del bando. Inoltre ha affermato che senza proroga l’azienda sarebbe fallita e Roma sarebbe rimasta senza trasporto pubblico, ma non era vero. Vi sono disposizioni di legge che garantiscono la continuità del servizio anche in casi come questo.
Il rilievo di carattere tecnico e giuridico arriva dall’Anac, l’Autorità anticorruzione guidata da Raffaele Cantone che ha esaminato il dossier Atac e le ultime scelte operate dall’amministrazione 5Stelle. Secondo gli esperti la procedura seguita non è legittima e – di fatto – è stata una forzatura quella di prorogare ad Atac il contratto per altri 3 anni, perché non ha permesso di mettere a gara il servizio di trasporto pubblico entro il 2019 come previsto dalle leggi italiane ed europee.
Si tratta di un assist al referendum voluto dai Radicali che la Raggi ha rimandato per ben due volte, adducendo motivi risibili, tra i quali la possibilità di far votare i cittadini in maniera elettronica. In realtà si capiva benissimo che erano solo scuse per evitare di mettere sul mercato il servizio di trasporto e levarlo ad Atac che si è dimostrata l’azienda più inefficiente e mangiasoldi d’Europa. In moltissime città il trasporto pubblico è stato messo a gara e aggiudicato a grandi aziende italiane o estere, con soddisfazione degli utenti. Non si comprende perché a Roma questo non si possa fare.
Il Campidoglio ha sempre detto che senza proroga Atac sarebbe fallita e dunque i romani sarebbero rimasti a terra, senza bus e metro. Ricorderete quella dichiarazione dell’assessore Meleo che lasciò trapelare il rischio di uno stop da un giorno all’altro dei mezzi pubblici. Ebbene l’Anac smonta questo allarme e ricorda che diverse sentenze del Tribunale Civile hanno affermato che i servizi pubblici essenziali non possono essere bloccati e che sono garantiti fino al subentro di un nuovo soggetto. Insomma Atac avrebbe proseguito a far girare i suoi mezzi sia se fosse stata dichiarata fallita, sia se avesse perso la gara e il servizio fosse stato assegnato ad un altro soggetto.
Due bordate alla procedura voluta dalla giunta Raggi. Anche l’Antitrust aveva impugnato davanti al Tar la proroga del contratto con Atac e adesso si aggiunge l’Anac a smontare il percorso suggerito dall’assessore Lemmetti.
Il problema è che la procedura di concordato non è accompagnata da nessun provvedimento di vero rilancio dell’azienda. Staccare qualche biglietto in più o comprare nuovi autobus (che tra l’altro non arriveranno perché la gara è andata deserta) non cambiano il servizio di trasporto più inefficiente d’Europa. E quindi il concordato non serve ad altro che a far sopravvivere un’azienda decotta, garantirsi il consenso elettorale degli 11 mila dipendenti, offrendo un servizio da terzo mondo. Chissene importa se gli utenti aspettano ore alle fermate, se i bus prendono fuoco ogni giorno, se l’azienda garantisce meno del 60 per cento dei chilometri previsti nel contratto! L’importante è che tutto resti come è adesso.
Una miopia che l’Anac rileva anche nelle passate gestioni, in particolare tra il 2010 e il 2013, durante l’amministrazione Alemanno. Il dissesto – scrive l’Anac – era evidente già nel 2010 ma le giunte comunali non hanno provveduto ad un controllo o un intervento e si sono limitate a fotografare le situazione.
Cosa succederà adesso è troppo presto per dirlo. Potrebbe essere interrotta la procedura di concordato e nominato un commissario straordinario che porti l’azienda fino ad una gara da tenersi entro il 2019. Oppure i 5stelle cercheranno di proseguire nella strada attuale, tenendo in vita un’Atac malata terminale senza alcuna possibilità di guarigione.