“Ingresso parenti”, recita questa scritta gentile circondata da una inaudita violenza verbale. Niente di poetico, nessun messaggio di speranza come qualche intellettuale da quattro soldi vuole far credere. Alcuni articoli hanno provato a difendere i graffiti lasciati nei reparti maternità degli ospedali, ma le argomentazioni erano talmente deboli e risibili da non stare in piedi neanche il tempo della lettura del pezzo.
In realtà questo è vandalismo puro. Uno sfregio ai luoghi e alle persone che verranno dopo di noi. Una violenza che siamo costretti a subire.
Le immagini che vi mostriamo oggi sono del reparto maternità del San Camillo. Abbiamo chiesto ad un pediatra anziano che ha girato moltissimi di questi centri in tutti i continenti, se avesse visto qualcosa del genere. La risposta è stata un no secco. Neanche nel terzo mondo, nei paesi più poveri e disagiati le corsie sono ridotte così. E’ un fenomeno tutto romano, una specialità che nessuno ci invidia. Allora diamo un’occhiata alla “poesia” di queste scritte, all'”amore” che trasuda dalle parole incise sui muri.
Dicono che i padri mentre attendono la nascita del figlio siano tesi e che questo sia un modo per sfogare la tensione. Ma se valesse questo principio allora tutte le scuole del mondo dovrebbero essere graffitate dagli studenti in attesa dell’esame. O tutti gli ospedali dovrebbero essere coperti di scritte anche nei reparti oncologici o chirurgici dove la tensione non manca di certo.
In realtà sono tutte scuse per lasciare libero sfogo alla bestialità che è in noi. Non essendoci più spazio sulle pareti o sulle porte in quest’ultima foto si vede che è stato coperto perfino il pavimento. Le regole igieniche che in un ospedale dovrebbero essere inappuntabili vanno a farsi benedire, così come il buon senso.
Un altro ospedale era ridotto in modo simile, il Grassi di Ostia. Ne parlammo su bastacartelloni.it alcuni anni fa assieme ad altre follie graffitare. Ma il direttore sanitario scatenò una guerra al vandalismo e riuscì a limitarlo. Ci auguriamo che anche il San Camillo non voglia rassegnarsi a tanta inciviltà. Perchè immaginare che i bambini crescano con dei genitori così mette i brividi.
6 risposte
Mi sa che avete sbagliato qualcosa in questo articolo. Al Bambino Gesà non esiste il reparto maternità. Si curano i bambini, ma nati altrove. Curate meglio le vostre fonti.
C’è stato purtroppo un errore di comprensione da parte nostra del quale chiediamo scusa. Abbiamo ricevuto queste foto da un dipendente del San Camillo che lavora anche presso il Bambin Gesù. Abbiamo parlato al telefono due volte con lui ed è nato un equivoco.
Il medico anziano da noi interpellato è un collega del dipendente che ci ha inviato le foto ma mentre parlavamo con lui al telefono abbiamo commentato le foto ma non gli abbiamo domandato a quale reparto si riferissero. Si chiama “errore a catena “. Può succedere ma non dovrebbe succedere. Ad ogni modo abbiamo corretto l’articolo è modificato il lancio sui social
Ragazzi, c’è un grosso errore. Quelle sono foto del reparto maternità dell’Ospedale San Camillo di Roma. Il Bambin Gesù è in condizioni eccellenti e non ha il reparto maternità.
Andrebbe corretto subito, altrimenti diventa diffamazione.
“abbiamo chiesto ad un pediatra anziano”
ahahahahahaha
Ma a nessuno viene in mente di far ripulire coattivamente (non a caso) i muri e ripristinare il decoro di un ospedale pubblico, visto che il coattume si firma anche con data ed è facilmente individuabile?
Già, ma chi osa?