Bancarelle: tra Raggi e Alfonsi è una lotta a chi ha più torto

Invece di collaborare, cercando di replicare il grande spostamento del sindaco Marino, Comune e Municipio si fanno la guerra, rischiando di lasciare i banchi dove sono

La scorsa settimana è andata in scena l’ennesima scaramuccia tra il sindaco Raggi e la presidente del Municipio I, Sabrina Alfonsi.

Questa volta il motivo è stato il mancato spostamento da parte del Municipio delle bancarelle di alcune strade del quartiere Parti (via Cola di Rienzo, Via Giulio Cesare, Via Ottaviano).

Si tratta in effetti di postazioni ambulanti che da anni ingombrano in maniera estremamente invadente e degradante quelle strade, oggetto di continue richieste da tantissimi cittadini affinché vengano spostate altrove per liberare i marciapiedi e le visuali. Ecco un paio di foto da via Cola di Rienzo (inclusa la famosissima commistione tra il negozio Tiffany e la bancarella con l’intimo.

 

Foto da Twitter (Povera Roma – @PoveraR)

 

Foto da Twitter (Povera Roma – @PoveraR)

 

Quelle strade fanno parte della viabilità principale e quindi per il Piano Generale del Traffico Urbano (PGTU) non vi sono ammissibili postazioni ambulanti. Il PGTU, approvato nel 2015 sotto il sindaco Marino, prevedeva un termine entro il quale le bancarelle presenti sulla viabilità principale dovevano essere spostate.

Fu l’assessore Adriano Meloni, rimpianto primo responsabile del commercio nella giunta Raggi, a ricordare a tutti i municipi, in quanto competenti per il commercio ambulante, la previsione del PGTU chiedendogli di provvedere agli spostamenti dei banchi.

È stato per questo motivo, non certo per l’inutile delibera di Andrea Coia, che si sono riusciti a liberare i marciapiedi di via Tuscolana, via Tiburtina e tante altre strade della viabilità principale di Roma.

 

Tornando alle bancarelle delle strade di Prati, il Municipio I è in effetti inadempiente, accampando da anni il motivo che nel suo territorio non vi siano luoghi alternativi dove spostare quelle postazioni. A noi questa appare essenzialmente una scusa poco credibile, considerata l’estensione del territorio del Municipio e ricordando, ad esempio, quanto si fece ai tempi del sindaco Marino, quando alcune bancarelle dai Fori e dal Tridente vennero spostate in luoghi isolati del lungotevere o in via Carlo Felice. Inoltre, sempre a nostro parere, la prima scelta per ricollocare le postazioni ambulanti dovrebbero essere i mercati, sia perché luogo deputato all’ambulantato, sia perché in questo modo si potrebbero provare a rilanciare molti mercati altrimenti a rischio di chiusura.

 

Se però le difficoltà del Municipio I sono dallo stesso ingigantite, e probabilmente accampate come scusa, è pur vero che il numero esorbitante di postazioni ambulanti che insistono nel suo territorio qualche problema lo creano senz’altro.

È per questo che l’assessore Meloni, contemporaneamente alla comunicazione ai Municipi di procedere con la previsione del PGTU riguardo le bancarelle, aveva dato mandato ai suoi uffici di studiare un modo per consentire gli spostamenti anche tra municipi. Peccato che il subentro dell’assessore Cafarotti abbia mandato in fumo anche questo di lavoro (come l’attuazione della riforma degli impianti pubblicitari, come l’applicazione della Bolkestein, ecc.).

Anche l’amministrazione comunale ha quindi le sue responsabilità nello stallo riguardo le bancarelle a Prati ed è solo la malafede del sindaco Raggi, o forse la campagna elettorale ormai avviata, che le fa buttare la croce addosso al Municipio in maniera così plateale.

 

C’è infatti il precedente del grande spostamento di bancarelle fatto dal sindaco Marino nel 2015 a dimostrare come è solo con una stretta e leale collaborazione tra Comune e Municipio che si possono ottenere risultati duraturi in materia di commercio ambulante, risultati che così tengono anche di fronte ad eventuali ricorsi al TAR.

 

Le posizioni della Raggi e della Alfonsi sono quindi entrambe sbagliate e i loro battibecchi o le azioni di forza che vorrebbe intraprendere il Comune sono una probabile garanzia per il permanere delle bancarelle a Prati.

 

Va ricordato infine che in almeno altri due casi il Comune ha sottratto competenze al Municpio ed entrambe le volte è stato tutt’altro che un successo. Furono entrambe iniziative di Andrea Coia, presidente della commissione commercio e assessore ombra al commercio (fu lui a far cacciare Adriano Meloni e a volere una persona inconsistente come Cafarotti), la prima per l’organizzazione della festa della Befana di piazza Navona e la seconda per l’approvazione dei Piani di Massima Occupabilità (PMO).

Nel primo caso si sono regalate ai soliti noti (che poi sono anche finiti sotto inchiesta) per dieci anni le preziosissime licenze ambulanti della festa della Befana, portando inoltre la festa alle edizioni più brutte mai viste. Nel secondo caso si decise di togliere al Municipio la competenza sui PMO perché per anni non ne aveva approvato nessuno ma passato quasi un anno non è che il Comune abbia fatto meglio.

 

Vedremo come andranno le cose ma temiamo che l’interesse preminente del sindaco e della presidente a polemizzare a vicenda, guadagnandosi spazi nella campagna elettorale ormai in corso, non porteranno a nessuna soluzione stabile del problema.

Le due rappresentanti istituzionali non sono nuove a battibecchi inconcludenti. Ne avevamo parlato già a febbraio 2018, scegliendo un’immagine un po’ forte per rappresentare la situazione, e troviamo che quelle considerazioni siano a tutt’oggi ancora valide.

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Una risposta

  1. È una vergogna tutto Prati in particolare ls zona Cola di Rienzo e pizza Giulio Cesare è una nuova Porta Portese e gli stessi negozi sono affidati ai Bangladesh e ricicli della Camorra no parliamo delle bancarelli che vendono mutande davanti a Coin, uno schifo

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