Lo sgombero dei campi abusivi sotto via del Foro Italico è stato indispensabile. La situazione era arrivata al punto di saturazione con una bomba ecologica e una sociale pronte ad esplodere.
Purtroppo però i due ordigni sono ancora innescati e non è bastata l’operazione di allontanamento voluta dal delegato alla sicurezza del Sindaco, Marco Cardilli e dalla presidente del II Municipio Del Bello. Adesso il fenomeno va gestito e coordinato. Vediamo allora quali sono i problemi che si sono aperti dopo l’intervento dello scorso 11 agosto.
I RIFIUTI SONO NEL FIUME. La questione è stata sollevata oltre dieci anni fa dai blog antidegrado per cui non stiamo qui a ripeterci dato che i nostri lettori la conoscono bene. Gli svuotacantine che portano via mobili e roba vecchia per pochi euro gettano tutto nel verde, senza alcun corretto smaltimento. Si fanno pubblicità con i deturpanti adesivi appiccicati ovunque, per cui se non si interviene su questa filiera, combattendo in primo luogo gli adesivi, il fenomeno non si stroncherà mai.
La baraccopoli nella Valle dell’Aniene e del Tevere (un luogo naturalisticamente splendido dove confluiscono i due fiumi) era una delle mete preferite dagli svuotacantine che qui sversano ogni robaccia senza ritegno. Lo abbiamo documentato con foto e video nel 2014 ma da allora nessuno ha mosso un dito.
Oggi che questa baraccopoli è stata sgomberata, resta una quantità enorme di rifiuti speciali e pericolosi che non sarà facile bonificare. Le foto che seguono sono state scattate da Giulio Anticoli, animatore di una storica associazione di commercianti del quartiere Africano, la mattina del 13 agosto.
Dunque, quando sui giornali avete letto dichiarazioni a riguardo della bonifica dell’area da parte di Ama, sappiate che la strada è ancora lunga e non è detto che sia percorribile. La Sindaca era in procinto di annunciare la sua ricandidatura e voleva farla più facile di quanto non fosse. Inoltre, adiacente alla baraccopoli, c’è un campo rom regolare da quarto mondo e una serie di sfasciacarrozze che la giunta aveva promesso di trasferire fuori dal Raccordo. Non solo la promessa non è stata mantenuta ma gli sfasci hanno subito una serie di provvedimenti interdittivi, non possono lavorare e non hanno neanche colpe, dato che è l’amministrazione a dover assegnare loro un’area alternativa.
Insomma questo lembo di Roma vive una condizione davvero delicata e occorre tenerlo sott’occhio perché – come si è visto con l’incendio gravissimo della settimana scorsa – qui possono succedere fatti gravi, tipici di un territorio ormai sfuggito alle istituzioni.
IL PROBLEMA SOCIALE E I NUOVI INSEDIAMENTI. All’arrivo degli agenti della Polizia Locale e degli assistenti sociali, la baraccopoli era praticamente deserta. Tutti gli abitanti erano ormai andati via avvisati dell’imminente sgombero.
Pensate che ad aprile, durante il lockdown del Covid, erano state censite 256 persone. A giugno ne erano presenti solo 129, la scorsa settimana appena 47 e il giorno dello sgombero solo 12. Tutti gli altri sono andati ad ingrossare i campi abusivi della zona, non risolvendo il problema ma solo spostandolo.
C’è dunque un tema di carattere sociale perché a queste persone poteva essere assegnato un alloggio, i bambini avviati alla scuola e gli adulti integrati con qualche lavoro. Invece la loro fuga preventiva (probabilmente per paura di essere schedati) non ha fatto altro che parcellizzare i campi abusivi che sono già tanti nella zona.
In questo articolo ci vogliamo occupare di quello a ridosso della scarpata tra viale Somalia e via Mascagni che cresce a vista d’occhio. Anche qui la situazione dei rifiuti è fuori controllo come si può vedere dalle foto che seguono.
Inoltre, si sono verificati diversi incidenti dovuti agli attraversamenti spericolati della Tangenziale da parte di ubriachi. Succede perché gli insediamenti sono cresciuti a vista d’occhio e ora occupano sia il lato destro che quello sinistro della Tangenziale. Per raggiungere un campo o l’altro, le persone si gettano in mezzo alla strada senza troppo criterio tanto che l’ultimo lunedì di luglio due automobilisti sono rimasti gravemente feriti in un tamponamento a catena provocato da uno di questi attraversamenti.
Il Messaggero si è appostato e ha scattato alcune foto ma basta attendere poche ore sul posto per assistere al via vai di rom che arrivano a frotte, armati di uncini, dopo aver rovistato nei cassonetti, gettano il materiale nel verde e si accampano.
Insomma come sempre i problemi vanno gestiti e seguiti. Non basta fare un annuncio in tv o su Facebook, come abitudine degli amministratori 5stelle e vantarsi di aver risolto una questione così complicata. Gli abitanti dei quartieri Somalia/Salario lo sanno bene e aspettano azioni serie. Lo sgombero dell’11 agosto è solo il primo tempo di un film il cui finale non è stato ancora scritto.