Un edificio che si studia sui libri di architettura, frutto del genio di Annibale Vitellozzi e Pier Luigi Nervi, è nell’abbandono più totale. Il Palazzetto dello Sport, di proprietà comunale, fa mostra del suo degrado e se ne vergogna tanto che le erbacce gli fanno da schermo.
E’ chiuso da tre anni dopo un lento declino che solo le squadre della Virtus e dell’Eurobasket, provavano a contrastare. Qualche piccola manutenzione e pulizia riuscivano a farla ma ovviamente non potevano investire sulle strutture e gli impianti, ammalorati dal tempo. Nel 2018 anche il basket lascia il Palazzetto proprio per la situazione ormai sfuggita di mano e da allora non una pietra è stata mossa.
Il paradosso di questo giugno 2021 è che a Roma si sarebbero dovuti giocare i playoff di serie A2. I tifosi dell’Eurobasket sperano nella promozione nella massima serie ma nella capitale partite non si possono giocare. Il Palazzetto è ormai fatiscente mentre il Palazzo dello Sport dell’Eur è troppo grande e costoso. E così la squadra e i tifosi che vorranno seguirla dovranno andare a Ferentino, in provincia di Frosinone.
La capitale d’Italia non ha una struttura pubblica che possa ospitare due sport nobili come la pallacanestro e la pallavolo. Anzi l’avrebbe ed è proprio il Palazzetto del Villaggio Olimpico ma anche in questo caso, la rovina ha avuto il sopravvento.
A dicembre del 2019, il Campidoglio aveva stabilito la riqualificazione stanziando tre milioni per impermeabilizzare le coperture, conservare le superfici esterne e rifare gli impianti elettrici e idraulici. Nel corso del 2020, il Municipio II ha approntato un progetto esecutivo ma la gara non è partita.
Il bando è stato indetto il 24 giugno del 2020, le offerte dovevano essere presentate entro il 3 agosto del 2020 e da allora tutto si è fermato.
Sul sito ufficiale del Campidoglio si trovano una serie di integrazioni alla commissione aggiudicatrice, forse perché qualcuno ha preferito astenersi, ma i lavori non sono ancora stati assegnati. Poiché il cantiere durerà minimo 180 giorni, con prevedibili varianti che lo porteranno a durare forse un anno, e poi occorrerà attendere i collaudi e procedure varie, non è immaginabile vedere le porte del Palazzetto aperte prima del 2023.
Una lungaggine che non ha spiegazioni. A volte mancano i fondi, altre volte il progetto ma spesso è la famosa “paura della firma” a rendere i lavori eterni. L’esecuzione di un’opera pubblica in Italia è incomparabilmente più lunga che nel resto d’Europa. Secondo il rapporto dell’Agenzia per la Coesione Territoriale (un organismo del governo italiano) la media è 4,5 anni ed è costante dal 2014. Cioè non si riesce in nessun modo a ridurne i tempi.
Nel caso del Palazzetto, oltre al dolore di vedere precipitare in rovina un’opera di alto valore, si registra anche il disagio di squadre e tifosi cacciati dalla propria città. “Non possiamo non segnalare che la problematica del Palazzetto si ripercuote pesantemente anche sulle società di vertice della pallavolo capitolina“, scrivono Andrea Burlandi e Claudio Martinelli, presidenti di Fipav Lazio e Roma. “La VolleyClub, neopromossa in A1 femminile è ancora alla ricerca di soluzioni, mentre la RomaVolleyClub maschile ha già dovuto alzare bandiera bianca e ritirarsi dal campionato“, spiegano.
Insomma mentre si fa un gran parlare di coinvolgimento dei giovani nello sport, il Comune non riesce a mettere loro a disposizione neanche le strutture minime per giocare.
Una vera sconfitta che non è una sorpresa, perché il degrado delle città – come ripetiamo da anni – porta al degrado delle persone.
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Una risposta
Piccola considerazione:
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