A fine marzo l’assessore ai lavori pubblici di Roma Capitale, Ornella Segnalini, ebbe a dichiarare: “Roma per il Giubileo del 2025 punta a riqualificare 150 km di strade“.
La notizia in sé sarebbe anche buona, ma sapendo che, mai come a Roma, il diavolo si cela nei dettagli, ci chiediamo come queste strade verranno riqualificate.
Il fatto è che l’amministrazione capitolina uscente si è prodotta in una serie di rifacimenti di strade e piazze che letteralmente gridano vendetta.
Possiamo partire dall’ultimo caso, quello di via del Tritone, dove la strada è stata rifatta allargando i marciapiedi senza prevedere né uno spazio per bici e monopattini, né, cosa particolarmente grave, spazi per il carico/scarico delle merci. Addirittura nella direzione piazzaBarberini-via del Corso bici e monopattini non possono proprio transitarci, perchè trattasi di corsia preferenziale inferiore ai 5 metri di larghezza.
Un altro intervento incomprensibile è quello che si sta per concludere a via dei Cerchi, la strada che divide il Circo Massimo dal colle Palatino. Lì la pavimentazione in sampietrini è stata interamente rifatta lasciando gli striminziti marciapiedi che c’erano.
In questo caso dovrebbe essere prevista una pista ciclabile sulla carreggiata stradale, ma ci si chiede: possibile che non si è riusciti a rendere pedonale questa strada a ridosso del Palatino, considerando che dall’altra parte del Circo Massimo vi è una vera autostrada urbana capace di accogliere flussi consistenti di traffico?
Altro colossale rifacimento fallimentare dell’amministrazione Raggi è stata piazza Venezia. Qui si è scelto ancora una volta di non modificare i marciapiedi e gli spazi riservati ai pedoni, col risultato di replicare la grande rotatoria per veicoli che piazza Venezia già era; non contenti di ciò, si è scelto di aggravare ulteriormente la situazione eliminando alcuni attraversamenti pedonali.
Chiaramente la passata amministrazione capitolina aveva un’impostazione completamente errata per le manutanzioni stradali, limitandosi a ricostruire le strade così com’erano state progettate nel dopoguerra. A maggio 2020 l’allora assessore Meleo mostrava orgogliosa il risultato del rifacimento di via Bissolati senza rendersi conto dell’errore fatto anche lì.
L’elenco potrebbe continuare, ma riteniamo sia chiaro come l’impostazione degli uffici tecnici capitolini in merito alla sistemazione delle strade sia da rivedere in fretta, cominciando dal rovesciare quello che appare essere da decenni il principio guida a Roma, ovvero: nella suddivisione degli spazi in una strada, prima si individuano due strisce laterali di massimo un paio di metri da destinare a marciapiede e tutto il resto viene destinato alla carreggiata.
Il principio dovrebbe invece essere: una volta individuato lo spazio minimo necessario alle corsie di transito e sosta dei veicoli, tutto il resto viene destinato ai pedoni.
Finora la nuova amministrazione capitolina non ha dato a vedere cambi di registro sui lavori stradali. Vi è ad esempio il cantiere su via Nazionale che continua a procedere con una lentezza estenuante, bloccando sistematicamente il traffico, inclusi i mezzi del TPL.
C’è però un elemento di speranza ed è rappresentato da un Comitato Scientifico di Indirizzo e Coordinamento, istituito dalla giunta capitolina a fine marzo, incaricato di redigere un “abaco” delle soluzioni tecnologiche e di studiare progetti pilota in tema di riqualificazione di strade e spazi urbani.
La speranza è che tale comitato riesca a rivoluzionare l’approccio in base al quale vengono suddivisi gli spazi sulle strade, così come che esso stabilisca standard minimi di sicurezza per incroci e attraversamenti pedonali, contribuendo così a ridurre la drammatica pericolosità delle strade romane.
Auspichiamo tempi non biblici per i lavori di questo comitato, anche perché di esempi virtuosi a Roma già ve ne sono, come le tante realizzazioni fatte nella passata consiliatura in Municipio VII (ne parlammo qui e qui e più recentemente qui).