“Andremmo come un treno“.
Il 16 agosto l’assessore Coia ha festeggiato sulla sua pagina facebook la decisione della giunta di spostare le bancarelle di via Cola di Rienzo e strade limitrofe.
Questo l’entusiastico testo completo dell’assessore:
“Vittoria per il Decoro a Via Cola di Rienzo
Il Coia deve essersi fatto prendere un’altra volta la mano, compiacendosi e incensandosi per il solo fatto che la giunta di cui fa parte aveva deciso di spostare delle postazioni ambulanti. Come deve ben sapere anche lui, i cavilli vengono sollevati a valle di quella decisione, quando i provvedimenti raggiungono gli operatori commerciali i quali cominciano a fare tutte le opposizioni possibile.
Ma evidentemente la necessità di portare a casa un risultato di tale entità in periodo elettorale gli ha fatto semplificare la storia.
Nulla di nuovo sotto il sole, avendoci gli esponenti del M5S, a partire dalla stessa sindaca Raggi, abituato a dichiarazioni esagerate scollate dalla realtà dei fatti.
L’udienza di merito del TAR si terrà il 5 ottobre, il giorno dopo delle elezioni amministrative, per cui il Coia vedrà terminare il suo mandato con le bancarelle di Cola di Rienzo ancora lì.
Peccato per lui, che aveva dato la cosa per fatta. Sono state anche disegnate le striscie verdi presso il piazzale della stazione metro Cipro, per indicare la nuova posizione delle bancarelle:
Su questa storia è stato facile profeta l’amico Fabrizio Mencaroni, che nel documentare le nuove striscie realizzate a Cipro, ha parlato di “ennesimo scoop mediatico pre elettorale“.
Si direbbe quindi fallita l’accelerazione che il Coia ha provato a dare a questa vicenda, come d’altronde facilmente prevedibile ricordandosi tutti i cavilli sollevati dagli ambulanti al tempo del grande spostamento di bancarelle di Ignazio Marino.
Quello che troviamo davvero intollerabile è però leggere il Coia che parla di scempio a Cola di Rienzo, come se nei passati cinque anni lui fosse stato altrove e non abbia invece svolto il ruolo di eminenza grigia del commercio a Roma. Andrea Coia è stato infatti prima presidente della commissione commercio dell’Assemblea Capitolina, e poi nominato assessore.
Ebbene, a parte l’ultimo paio di mesi in cui sembra abbia avuto una folgorazione, il Coia ha improntato il suo mandato ad una politica di totale contrasto all’applicazione della direttiva europea “Bolkestein”. Fu lui che in qualche modo costrinse alle dimissioni l’assessore Meloni, il quale aveva addirittura fatto cominciare uno studio per ristrutturare tutto il commercio ambulante a Roma cogliendo l’occasione della Bolkestein.
Ma il Coia no, per tanti anni non ne ha voluto sapere di mettere mano alle bancarelle a Roma, difendendo così gli interessi della lobby, ed ora ha provato a recuperare in poche settimantutto quello che non ha fatto per cinque anni, ma gli è andata male.
Speriamo che i provvedimenti di spostamento siano ben fatti e riescano quindi a reggere davanti al TAR e, prevedibilmente, anche di fronte al Consiglio di Stato.
Ci vuole ancora tempo per dare per conseguito lo spostamento delle postazioni ambulanti da via Cola di Rienzo e solo qualcuno intellettualmente disonesto, come il Coia ha spesso dimostrato di essere, poteva già festeggiare la vittoria.