Cambi dei comandanti dei vigili: Gualtieri come il principe Salina

Gli avvicendamenti nei gruppi di Polizia Locale sono in puro stile gattopardesco: "Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi". Cosa aspetta Gualtieri alla necessaria rivoluzione?

È di qualche giorno fa la decisione del comandante generale della Polizia Locale, Ugo Angeloni, di rivedere molti dei comandi dei gruppi del corpo.

Anzitutto si torna a diciannove comandi territoriali, con i gruppi I, II, V e VII che si sdoppiano tornando al disegno dei vecchi municipi pre-accorpamento Alemanno (rispettivamente Centro storico e Prati, Parioli e Sapienza, Casilino e Prenestino, Appio e Tuscolano).

C’è poi un valzer di poltrone tra i diversi gruppi che però ricomprende sempre i soliti nomi e davvero non si comprende come ciò possa avere il benché minimo effetto su una struttura fondamentale del governo cittadino che però è universalmente considerata del tutto inefficace, inefficiente, spesso dannosa e per questo da tempo malvista dalla stragrande maggioranza dei romani.

Nel 2017 parlammo dell’inefficacia della Polizia Locale di Roma come il problema numero 1 della città, con la Raggi che addirittura annullò i passi avanti che si erano fatti col sindaco Marino e il comandante Raffaele Clemente.

A maggio di quest’anno abbiamo dovuto prendere atto di un sindaco Gualtieri in perfetta continuità con le scelte della Raggi, confermando il comandante Angeloni e la sua incolore gestione. Alla fine dello stesso mese abbiamo anche registrato le voci di un possibile avvicendamento al vertice del corpo e nel nostro piccolo abbiamo provato a spingere il sindaco a darla questa indispensabile svolta.

 

In un tale altalenante comportamento, con le nomine dell’altro giorno prendiamo atto di un’ulteriore conferma che Gualtieri non voglia realmente mettere mano all’interno del corpo di Polizia Locale e questo nonostante quelle nomine siano state accompagnate da nuove voci di un avvicendamento al vertice del corpo previsto per fine anno.

Ci chiediamo però: che senso ha ruotare oggi alcuni comandanti se a breve dovrebbe esserci una rivoluzione nel vertice del corpo di Polizia Locale?

Ci viene quindi da dubitare che Gualtieri sia disposto a rischiare là dove ha finito per essere impallinato Ignazio Marino nel 2015.

 

Oltre però allo scoramento per la nuova occasione persa di migliorare l’efficacia della Polizia Locale a Roma, vi sono elementi nelle nomine decise da Angeloni che preoccupano  e gettano una luce sinistra sulle reali possibilità di riformare il corpo dei vigili.

Alcuni dei nomi del valzer sono infatti di comandanti che nel recente passato sono stati coinvolti in storie poco commendevoli e sebbene non siano stati oggetto di condanne e, a quanto ci risulta, neanche di indagini, sarebbe stata buona norma tenerli defilati, lontani da ruoli apicali dove le ombre che accompagnano la loro carriera fanno grande mostra di sé.

Le storie a cui ci riferiamo sono quelle raccontate nel servizio di Report andato in onda su Rai3 nel novembre 2020, da noi ripreso e commentato, le quali a quanto ci risulta non sono state mai smentite. In quel servizio si parlò di comandanti dei vigili, incluso quello generale, coinvolti in pratiche se non illecite quanto meno poco commendevoli, si descrissero storie di soprusi di agenti di Polizia Locale ai danni di cittadini, illeciti platealmente ignorati e infine si parlò chiaramente di un ruolo della Polizia Locale e anche del PD romano nella defenestrazione del sindaco Ignazio Marino.

A seguito del servizio di Report la sindaca Raggi si limitò a chiedere al comandante generale una rotazione degli agenti del Primo Gruppo, dimostrando così di non averci capito nulla. Successe però che lo stesso comandante prese la cosa come una dimostrazione di sfiducia nei suoi confronti e di lì a breve presentò le sue dimissioni. Da sottolineare che nella lettera di dimissioni il comandante di quanto descritto nel servizio di Report scrisse:

Sono, in buona sostanza, tutti fatti che l’Amministrazione capitolina conosce nel dettaglio per esserne stata protagonista diretta ovvero per esserne stata messa a parte dai propri dipendenti“.

 

Come dire, non è che le storie siano inventate, le sanno tutti ma tutti fanno finta di niente.

 

Ebbene quel comandante è rientrato nell’ultimo valzer di poltrone, così come quell’altro che fu coinvolto in una opaca storia di nomine per cui la sindaca Raggi fini rinviata a giudizio e così come quell’altro ancora che sempre nel servizio di Report dichiarò una cosa al giornalista che si rivelò poi non vera a seguito di una visura alla camera di commercio.

 

Si può sperare in qualche cambiamento nei vigili romani se la dirigenza rimane quella che in decenni di pessima, quando non opaca, gestione ha portato il corpo di Polizia Locale di Roma ai livelli minimi di considerazione da parte dei cittadini?

 

Smetta il sindaco Gualtieri le vesti del Gattopardo su questo tema, prenda il coraggio a quattro mani e proceda con il primo indispensabile passo per sperare di ridare al corpo dei vigili le necessarie efficacia e autorevolezza: si decida a nominare un nuovo comandante generale prendendo qualcuno di esterno al corpo ma che ne conosca le dinamiche e le mille insidie.

Il nome che da più parti è stato fatto sarebbe a nostro avviso perfetto per poter sperare in un vero nuovo corso.

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Se la sosta in doppia fila è tollerata perfino davanti al comando del Primo Gruppo della Polizia Locale, che speranza c’è che venga repressa in tutto il resto della città?
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