Caos alle urne: un punto di vista dall’interno di un seggio

L'eccessiva quantità di liste e candidati e la procedura farraginosa per scrutinare le schede. I tanti problemi che si dovranno risolvere alle prossime elezioni

Torniamo sull’organizzazione dei seggi e sui tanti problemi che si sono verificati quest’anno durante gli scrutini. Marco Latini, il nostro collaboratore che ha tenuto la rubrica “Andare in bici in città” ha voluto raccontare la sua esperienza in un seggio romano.

 

di Marco Latini

Quest’anno da neofita mi sono lasciato coinvolgere nello scrutinio delle elezioni amministrative per il Sindaco di Roma. Nel mio ruolo di Segretario mi sono trovato nel mezzo di un ciclone, però l’esperienza dall’interno è stata utile per conoscere alcuni problemi che sono stati presentati sui giornali e anche su Diarioromano.  In parte sono veri, ma non del tutto.

Verissimo che come tutti gli anni gli scrutatori sono un esercito reclutato all’ultimo tra volontari poco più che diciottenni. Sono tanti a non presentarsi non solo per il basso compenso, ma anche per gli orari incredibili concentrati in soli tre giorni (Sabato pomeriggio, Domenica dalle 7 alle 23 e Lunedì dalle 7 a oltranza).

In più quest’anno abbiamo assistito a schede monstre perché c’era un alto numero di liste in appoggio ai candidati Sindaci (molti dei quali davvero improbabili, sconosciuti e neppure considerati dai mezzi di informazione), e in più ogni lista aveva anche 48 candidati.

In questo caos di nomi, noi Segretari (ma si è dovuto coinvolgere tutti!) avremmo dovuto riportare sui verbali tutti i candidati con la contraddizione che il librone dello scrutinio riportava dei numeri, mentre le liste riportavano nomi e soprannomi. Non era chiaro perché non fossero già stampati, ma l’indicazione era di scrivere per le preferenze i nomi in ordine di lista e non di voti ricevuti. Ovviamente in duplice copia sia per il Campidoglio che per il Municipio. Risultato? Migliaia di nomi scritti a penna tra domenica e lunedì. Sarà stato fatto davvero in tutti i seggi? Non lo sappiamo, ma farlo è costato un enorme sforzo.

La tabella dello scrutinio delle preferenze di lista era un tomo di centinaia e centinaia di pagine e se si fosse usato girando e rigirando le pagine si sarebbe sfaldato poiché la colla non era adeguata ad un uso intenso.

Se si fosse adottato il metodo previsto di scrutinare scheda per scheda, questo avrebbe comportato dover segnare per ogni scheda preferenza, Sindaco, lista e preferenza dei nomi della lista (facendo attenzione all’alternanza di genere – quindi prima di segnare la preferenza si doveva risalire al genere secondo il nome di battesimo dato che sulla scheda c’è solo cognome!). Se si fosse proceduto a dividere Sindaco per Sindaco e liste collegate in vari gruppi di scheda (come hanno quasi preteso i rappresentanti di lista) si sarebbe dovuto usare l’intero pavimento del seggio spostando le cabine viste le dimensioni lenzuolari della scheda.

Inoltre si doveva far attenzione al voto disgiunto, che quindi dava priorità al Sindaco, ma poi doveva ritornare con i voti di lista. Per non parlare delle scaramucce tra rappresentanti di lista, che se non c’è un presidente a dirimerle prontamente creavano confusione e discussioni a voce alta. Nella stessa stanza (piena di schede) si muovevano sei componenti del seggio, almeno quattro rappresentanti di lista, con punte di otto, che chiedevano continuamente i voti e confondevano chi li stava inserendo passo passo.

Nel fare queste operazioni si sono riscontrati errori di attribuzione e quindi il totale non tornava magari per soli due o tre voti e questo comportava un riconteggio generale. Riconteggio che coinvolgeva di nuovo tutto il processo (Sindaco, Liste, voto disgiunto, preferenza, schede nulle, bianche, etc.)

Credo sia accaduto in più di una sezione. Ricordo che tutto va fatto in duplice copia e quindi dopo l’originale si deve procedere a produrre la seconda copia.

Direte è sempre stato cosi! Eppure mai vista, in più di 50 anni, una scheda così ampia, con un numero di liste spropositato, molte delle quali sono rimaste sotto i mille voti. Quindi, con tutto il rispetto per la Democrazia, ci sono 2 domande fondamentali e un corollario su cui basarci:

  • Qual era il numero di firme minimo per poter presentare una lista? E’ stato verificato? E’ adeguato a una città di 2milioni 800mila abitanti? Servivano così tanti candidati sindaci?
  • Qual è lo scopo delle liste civiche e di liste che sono nate in prossimità delle elezioni? Corrisponde a leggenda metropolitana che serve per incassare più rimborsi? E’ anche una leggenda che servono per far leva su equilibri in giunta e in assemblea capitolina?
  • Corollario: il voto disgiunto quanto ha influito? E’ compreso dall’elettore? Serve sul serio a far amministrare meglio?

Questo per spiegare che se ci fosse stato un numero più ragionevole di candidati, con meno liste a supporto e meno persone in lista, le operazioni di scrutinio sarebbero state più veloci, meno complesse e più puntuali, anche in presenza di giovani o neofiti scrutatori, presidenti e segretari.

Tra l’altro, il numero di votanti appena sopra al 50% è stato di aiuto e se avesse votato il 70-80% degli aventi diritto, tutto sarebbe collassato in un ritardo incredibile.

Contrariamente a quanto si pensa, la bassa affluenza potrebbe essere dovuta proprio al proliferare delle liste e dei candidati. Chi al seggio ci è andato si è sentito deluso, quasi preso in giro (abbiamo ascoltato molti commenti di questo tenore).

Al ballotaggio, nel mio seggio molti di coloro che avevano votato al primo turno non son venuti, portando ad un’affluenza bassissima (per cui il sindaco è eletto dal 60% del 40% degli aventi diritto ovvero meno di 600mila elettori). Un numero così basso dovrebbe allarmare i cittadini. Preoccupa molto meno i politici perché almeno così debbono convincere una quantità inferiore di persone!

I ballottaggi, sono stati veloci, precisi e entro le 16.30 c’erano dati certi per il Sindaco e poco dopo le 17.30 anche per i Municipi. Eppure i seggi erano composti dagli stessi presidenti, segretari e scrutatori del primo turno.

E’  la politica a dover chiedere scusa ai giovani scrutatori che ci hanno messo tanto impegno e buona volontà. E’ la politica che ha caricato eccessivamente le schede di candidati, liste, nomi che hanno spaventato gli elettori meno smaliziati.

Nessun partito o movimento è stato immune dall’aver generato un danno di immagine agli occhi dei cittadini.

E allora facciamo un plauso ai giovani capaci (e ce ne sono tanti), volenterosi e disinteressati che non si stancano a contare e ricontare. E che ci serva da lezione, per le prossime elezioni, ad organizzare un meccanismo meno farraginoso e più lineare.


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