Cartelloni. Le associazioni tornano a sollecitare il Campidoglio: si facciano le gare

Un articolo di "Repubblica" ricorda la denuncia alla UE per violazione della Bolkestein. Vas e Bastacartelloni: Bruxelles ha aperto un fascicolo perché Roma non fa i bandi

 

 

Lo stallo che dura ormai da anni sulla riforma degli impianti pubblicitari a Roma torna sulle pagine di Repubblica. Il quotidiano, nel sua versione on line, ha pubblicato ieri un articolo intitolato: “Maxi cartelloni a Roma, ancora niente gare. Associazioni di categoria contro il Campidoglio“.

A parte il titolo che è inesatto (non sono le Associazioni di categoria ma quelle civiche a lamentarsi della situazione), il pezzo riporta correttamente le posizioni di Vas e Bastacartelloni che da anni si battono per miglior decoro sulle nostre strade e per servizi alla cittadinanza che potrebbero essere pagati dai cartelloni. In moltissime città del mondo, infatti, il bike sharing pubblico oppure toilette o manutenzione del verde sono finanziati dalla pubblicità esterna che in cambio ottiene la concessione per dieci anni a posizionare un certo numero di impianti sul territorio.

Per farlo occorrono delle gare che a Roma non si fanno nonostante la riforma che le preveda sia stata approvata nel lontano 2014. Il giornalista Paolo Boccacci ricorda che le associazioni hanno denunciato il Campidoglio alla Commissione Europea per violazione della direttiva Bolkestein e che Bruxelles ha aperto un fascicolo. Presto Roma Capitale dovrà dare spiegazioni ai commissari europei e motivare il ritardo ingiustificabile. E’ dal 2017 che sono stati approvati i Piani di Localizzazione (sono dei piani che disciplinano strada per strada dove andranno posizionati gli impianti) per installare circa 15.000 cartelloni rispetto ai quasi 28.000 censiti oggi. “In base all’art. 7 del Regolamento – si legge su Repubblica – i 15.000 futuri impianti dovrebbero essere autorizzati previa gara pubblica per ognuno dei 10 lotti in cui dovrà essere suddiviso il territorio”.

“La mancata chiusura della riforma dei cartelloni – prosegue l’articolo citando le associazioni – ha comportato il risorgere dell’abusivismo che ha costretto l’assessora Lucarelli a promuovere una campagna di rimozione di 300 impianti abusivi con una spesa non dovuta di 75.000 euro”. Repubblica si riferisce alla recente sortita dell’assessorato che si vantava di aver bonificato il territorio da alcune centinaia di cartelloni ma anche diarioromano aveva criticato la spesa perché – se la riforma fosse stata approvata – le rimozioni sarebbero state a carico dei vincitori del bandi. Quindi non solo la città prosegue a essere occupata da abusivi ma in più si devono pure spendere soldi pubblici per rimuoverli.

Infine l’articolo di Paolo Boccacci ricorda la recente proposta avanzata dall’amministrazione Gualtieri che consiste in una sorta di partenariato pubblico-privato: in sostanza le aziende di cartelloni presenterebbero una proposta di posizionamento degli impianti che andrebbe valutata da una conferenza dei servizi. Le associazioni si domandano come questa proposta possa essere attuabile senza stravolgere i Piani di Localizzazione. Sembra che se ne voglia fare a meno, lasciando alla sola iniziativa privata la pianificazione del territorio. Purtroppo esperienze del genere in materia di pubblicità hanno portato solo  caos e degrado. Nel 2009 la giunta Alemanno lasciò alla ditte il compito di autodenunciare il numero di cartelloni che erano sulle strade e questo numero si moltiplicò all’infinito, causando uno dei peggiori scempi degli ultimi 30 anni. Tornare a ripetere lo stesso errore sarebbe senza senso.


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Una risposta

  1. È ORA DI TORNARE A MANIFESTARE!

    QUESTO SONO SORDI E PURE CIECHI!

    STANNO RIEMPIENDO LA CITTÀ DI SCHERMI LED CHE AGGRAVANO SENSIBILMENTE LA PERICOLOSITÀ DELLE NOSTRE STRADE

    VERGOGNAAAAAA

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