Chi votare domenica nel desolante scenario romano?

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PREMESSA. E’ una scelta di trasparenza e di onestà quella di scrivere prima del voto chi si preferisce. Un’abitudine radicata nella stampa anglosassone che infatti usa il termine “endorsement” (che significa appoggio) proprio per riferirlo alle elezioni politiche. Tra di noi, alcuni hanno una formazione di centro-destra, altri di sinistra o altri ancora, come chi scrive, hanno militato in movimenti di origine liberal/radicale. Ma quando si tratta di Roma le nostre personali esperienze non contano. La nostra scelta prescinde dalle ideologie e dai colori, ma guarda solo alle possibilità di governo della città.

NESSUN CANDIDATO ALL’ALTEZZA. Cercando di non cadere nel qualunquismo, occorre ammettere che nessuno nell’offerta politica attuale convince pienamente. E’ un destino quello di dover subire una classe politica mediocre che niente ha a che fare con chi ha governato Roma in tempi lontani, da Nathan a Petroselli. A Milano la qualità dei candidati sembra essere su un livello nettamente superiore. Per questo ci siamo interrogati più volte se davvero fosse il caso di prendere posizione a favore di qualcuno. Ma in base all’impegno di trasparenza che abbiamo assunto con i nostri lettori, alla fine una scelta abbiamo voluto farla: le nostre preferenze vanno in primo luogo a Roberto Giachetti (ma senza Pd) e in secondo luogo a Virginia Raggi.

Giachetti

 

GIACHETTI. Si tratta di una persona per bene, con una storia da galantuomo e animato da buone intenzioni. Purtroppo è appoggiato da un partito, il Pd romano, che raccoglie i peggiori difetti della classe politica italiana: approssimazione, vicinanza a lobbies discutibili, propensione al peggior consociativismo. Il tentativo di pulizia e cambiamento è rimasto a metà: altrimenti non avrebbe ricandidato molti di coloro che firmarono per le dimissioni di Marino. Una scelta suicida che dimostra quanto il Pd sia succube di logiche passate e non riesca a cambiare volto.

Ma è pur sempre un grande partito (in termini numerici) e in mezzo a tanta bassezza, ci sono persone di valore. Ed è grazie a queste che è stato partorito il miglior programma elettorale per Roma. Il programma di Giachetti è ben scritto, denso di idee e portatore di una vera rivoluzione. Vi è la grande riforma dei cartelloni con l’introduzione del bike sharing, una seria politica per il decoro (alle pagine 44/45 si parla di scritte sui muri, di adesivi, di traslocatori illegali, di doppia fila e perfino di antenne televisive); una rivoluzione per il settore più degradato, quello degli ambulanti, con l’indicazione per la prima volta di un Piano Regolatore per il commercio su area pubblica e standard di qualità per i banchi  (pagina 58).

Il programma è anche ricco di proposte concrete sui trasporti, sull’evasione dei biglietti, sui rifiuti, ha una ricetta interessante per le buche ed ha una visione completa sul turismo di qualità. Insomma è qualcosa che si potrebbe sottoscrivere per la gran parte. A favore di Giachetti poi ci sono persone che hanno ben lavorato nella precedente giunta e che potrebbero completare quel lavoro, tra le quali Marta Leonori che sebbene non sia stata indicata nella giunta anticipata dal candidato di centro sinistra (unico ad averlo fatto), troverebbe quasi sicuramente un ruolo determinante nella squadra.

E allora la soluzione ideale sarebbe quella di votare Giachetti come candidato al primo turno ma di non votare assolutamente Pd. Il voto di lista dovrebbe andare ai Radicali (in particolare a Riccardo Magi che si è distinto per il suo lavoro di alto livello o a Rocco Berardo che per primo fece esplodere lo scandalo Fiorito in Regione Lazio all’epoca della Polverini).

Un Giachetti forte, con la lista dei Radicali Italiani sopra il 10 per cento e il Pd ridotto ai minimi termini sarebbe un risultato ottimo per la città e darebbe un segnale netto ai vari Corsetti, De Biase e altri che provocarono la caduta di Marino in maniera vigliacca. Inoltre votare Giachetti al primo turno – come correttamente ha fatto notare Romafaschifo – significa allontanare dal Campidoglio la parte peggiore del centro destra salita sul carro di Marchini: da Bordoni a Rossin a Oddo e tutti gli altri rappresentanti dei deleteri gruppi di sottopotere.

Raggi

 

RAGGI. Non si può biasimare chi il voto a Giachetti non riuscirà proprio a darlo, per inviare un segno forte al Pd e non farla passare liscia agli organizzatori del golpe anti-Marino. A costoro non resta che votare Virginia Raggi. A nostro avviso si tratta di una seconda scelta perché il M5S è chiaramente impreparato a governare. La bandiera dell’onestà e della trasparenza, estremamente importante in una città corrotta, non è sufficiente a prendere le redini della capitale più degradata d’occidente.

Ed è proprio questo uno dei talloni d’achille del Movimento. Dopo che tutto il mondo ha sollevato il caso Roma, con paginate di denuncia sul New York Times, sul Guardian, su Le Monde, i cinquestelle non dedicano neanche un capitolo del loro programma al decoro. Una svista colossale che provoca forti dubbi sulla capacità di concentrazione dei grillini. Forse troppo presi dal livore anti-pd e troppo convinti della loro autosufficienza, hanno perso di vista l’obiettivo finale e cioè riportare Roma ad essere una città normale. Non basta mettere on line le ricevute e gli scontrini, né pubblicare il bilanci delle partecipate. Cose sagge e importanti ma Roma ha bisogno di questo e di molto altro che purtroppo non si scorge nella visione pentastellata.

Il voto alla Raggi, dunque, lo consigliamo più come segnale di discontinuità, come elemento di cambiamento. Sebbene da lei non ci aspettiamo  un governo con le idee chiare sulle reali emergenze di Roma (ci auguriamo di essere smentiti),  siamo certi che l’apporto di persone valide come Enrico Stefàno (uno dei migliori consiglieri della scorsa consiliatura) sia determinante per indicare la giusta strada ad una eventuale giunta Raggi.

MARCHINI, MELONI E FASSINA. Non convincono e questo è un problema. Un centro-destra forte e autorevole potrebbe spingere verso l’alto il livello delle altre coalizioni che invece sguazzano nella mediocrità. Marchini dopo aver imbarcato personaggi che fanno riferimento al mondo della bancarellopoli, come Oddo o Gentile, o dopo le sue posizioni contro le unioni civili per strizzare l’occhio al Vaticano, ha perso ogni credibilità. Fassina, ottima persona, rappresenta però un mondo in estinzione, convinto che le case vadano occupate e non pagate col lavoro e la fatica.

Meloni è forse l’unica candidata che potrebbe battere la Raggi in un eventuale ballottaggio. Ma la sua squadra di governo è ancor più impreparata di quella dei 5stelle ed è troppo vicina alla peggiore giunta che Roma abbia subìto negli ultimi 30 anni, quella di Alemanno.

Siamo stati lunghi, lo sappiamo, e ci dispiace avervi annoiato. Ma indicazioni di questo tipo vanno motivate e ragionate. Non troverete endorsement palesi sui giornali o sui grandi siti di informazione. E’ una libertà che solo i blog come il nostro o Romafaschifo o pochi altri possono prendersi. Ci aspettiamo le vostre critiche, forse anche qualche insulto. Noi ci mettiamo la faccia e speriamo che anche chi vorrà mandarci a quel paese lo faccia senza nascondersi.

 

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Una risposta

  1. Ho letto solo il commento su Fassina. Squallido. Se questo è il livello di analisi siamo al terra terra di Pazzaglia memoria.

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