Una nuova puntata si è aggiunta alla telenovela “cinema Metropolitan” di via del Corso.
Chi ci legge sa che l’abbiamo seguita da presso in tutti i suoi sviluppi questa storia e per averne tutti i dettagli rimandiamo ad un nostro articolo del marzo 2021.
Proviamo a ricapitolare, in estrema sintesi:
- il cinema Metropolitan, l’ultimo grande cinema di via del Corso, viene acquistato da una società privata nel 2010 e la pur profittevole gestione, caratterizzata al tempo da film in lingua originale, viene bruscamente interrotta,
- passato qualche anno, con lo stabile chiuso che va in degrado sulla vitalissima via del Corso, la proprietà presenta un progetto di riconversione che prevede la trasformazione in centro commerciale lasciando a cinema solo una saletta da 99 posti,
- andando in deroga al piano regolatore (che al tempo prevedeva la possibilità di riconvertire al massimo il 50% mentre il progetto si attestava all’86%) il progetto richiedeva l’approvazione sia del Comune di Roma che della Regione Lazio,
- nel 2019 l’Assemblea Capitolina approvò improvvisamente il progetto di riconversione, con l’amministrazione Raggi che si rese protagonista di un’inversione a 180 gradi, giacché nella precedente consiliatura il M5S era stato fortemente contrario al progetto (da segnalare una serie di gravissimi dubbi avanzati dal una consigliera del M5S al momento dell’approvazione e ignorati da tutti),
- dopo anni di traccheggiamenti e con l’amministrazione Raggi che premeva affinché il progetto fosse approvato, nel giugno 2022 la Regione Lazio si pronunciò bocciando la riconversione perché supera il limite del 30% introdotto da una norma del 2020.
A seguito della bocciatura del progetto la società proprietaria dell’immobile comunicò di aver presentato un ricorso al TAR avverso al provvedimento della Regione e quindi ora c’è da attendere il pronunciamento dei giudici amministrativi.
La novità di queste ultime settimane consiste nella notizia, data da La Repubblica, che la società Lucisano Media Group, attiva nella produzione e distribuzione di film e a Roma già proprietaria della multisala Andromeda, sarebbe interessata all’acquisto dell’ex cinema Metropolitan per una sua riapertura.
Il termine “riapertura” merita qui una precisazione, perché la Lucisano ha chiarito che loro sono interessati alla riapertura del cinema in almeno il 70% dell’immobile, aderendo così alla normativa regionale.
Al contrario la società proprietaria dell’immobile ha sempre sbandierato il proprio progetto come teso alla riapertura del cinema, ma in realtà esso porterebbe alla sua cancellazione, giacché prevede che solo uno striminzito 14% della superficie sarebbe adibita a cinema, una saletta da 99 posti.
Per rendersi conto di cos’è il progetto presentato dalla proprietà per l’ex Metropolitan basta guardare quanto successo al cinema Etoile, il bel monosala che si trovava in piazza San Lorenzo in Lucina: un grande gruppo della moda acquistò l’immobile, chiuse il cinema e propose la riconversione a grande magazzino, lasciando una minuscola saletta a mo’ di foglia di fico per poter dire che un cinema lì era rimasto.
Così descrisse la cosa il solitamente ben informato Dagospia:
Quindi considerare il progetto del Metropolitan un’ipotesi di riapertura del cinema è scorretto e se si può comprendere che cerchi di farlo la proprietà, interessata a massimizzare l’investimento fatto (si compra un cinema pagandolo poco e poi si rivaluta enormemente lo stabile provando a convertirlo in centro commerciale), meno comprensibile è che lo faccia la stampa quando ne parla. È successo più volte al Corriere romano, che a più riprese ha parlato di un generico progetto di “ristrutturazione” e più di recente ci è cascato Il Foglio, che in un articolo di Alessandro Luna del 14 settembre u.s. ha parlato di un “progetto per riaprirlo” il cinema; al che viene da chiedersi: è ignoranza dei contenuti del progetto o solo malafede?
Tornando all’interesse della Lucisano per l’acquisto dell’immobile dell’ex Metropolitan, la proprietà dello stabile ha fatto sapere che esso al momento non è in vendita, evidentemente sperando in un esito positivo del ricorso al TAR.
C’era già stato l’esempio del cinema Troisi a dimostrare una tale tesi, con la sala di via Induno che fin dall’inizio ha dimostrato una vitalità e risultati straordinari. Ne avevamo parlato già nell’aprile 2022, riprendendo un articolo de Il Sole 24 Ore che dava conto del successo del nuovo modello di cinema introdotto dai ragazzi del Cinema America.
E il modello funziona così bene che gli stessi ragazzi si sono detti interessati a rilevare l’ex cinema America, a Trastevere, anch’esso reso un mezzo rudere da una proprietà incaponitasi da anni a farne negozi, appartamenti e garage.
Come abbiamo sempre ricordato, i privati proprietari degli immobili hanno tutto il diritto di provare a massimizzare i propri profitti, ma trattandosi in questi casi di immobili con destinazione culturale, è indispensabile che vi siano delle istituzioni che vigilino affinché l’offerta culturale in città non sparisca del tutto, fagocitata da un commercio sempre più omologato e privo di sostanza.
Virginia Raggi ha fatto un pessimo servizio a Roma (l’ennesimo!) quando ha deciso di approvare un progetto che il cinema Metropolitan lo farebbe sparire definitivamente. Al contrario la Regione Lazio ha tutelato un interesse pubblico approvando una norma che consente la riconversione dei cinema fino ad un massimo del 30% della superficie esistente.
Ora che la scusa dei “cinema che non vanno più” si può dire non più valida, dalle amministrazioni sia comunale che regionale dovrebbe venire una presa di posizione chiara per la proprietà dell’immobile: o modifica il progetto di riconversione attenendosi alle prescrizioni di legge, oppure farebbe meglio a disfarsi dello stabile, lasciando ad altri, evidentemente molto più capaci, il compito di ridare nuova vita al cinema Metropolitan.
3 risposte
Intende il modello introdotto dai ragazzi del cinema america di fare irruzione in campidoglio, chiudere il sindaco in una stanza e sbattere i pugni fino a farsi staccare l‘assegno da 350k per i costi delle arene estive, vero?
No, quello è il metodo (rivelatosi efficace) per far mantenere al sindaco la parola data.
Per far fare al cinema Troisi incassi da record (anche con le arene gratuite in corso) il modello è un altro, ma evidentemente a lei manca la capacità di cogliere la differenza tra le due cose.
Ah quello sarebbe il metodo! Pensi allora se non si rivelava efficace!!
Io credo invece che tra noi due, sia lei quello a cui manca la capacità di cogliere la relazione, e non la differenza, tra le due cose.
Saluti sinceri.