Via dei Delfini collega piazza Margana e via dei Funari, al confine tra il rione Sant’Angelo e Campitelli, e deve il nome al palazzo che la famiglia Delfini qui aveva (oggi al civico 16).
Sul tratto terminale della strada, quando si congiunge con via dei Funari, si può apprezzare oggi un edificio abbandonato, con i portoni in legno a deteriorarsi e le finestre sigillate da lastre metalliche. Qualche foto.
Non è dato di sapere di chi sia la proprietà dello stabile; c’è da scommettere che faccia capo a qualche ente pubblico, giacché difficilmente un privato manderebbe in rovina un immobile localizzato in posizione tanto centrale.
Peraltro questo palazzo ha anche un interessante aspetto storico, essendovi nato il poeta romanesco Giggi Zanazzo. La cosa è ricordata dal piccolo monumento installato sul lato del palazzo che dà verso la chiesa di S. Caterina dei Funari.
L’iscrizione centrale del monumento recita:
“Al poeta Giggi Zanazzo che dell’anima popolare romana seppe esprimere il riso e la tenerezza con accenti d’arte non perituri, i concittadini memori XXXI gennaio MCMXXIX”
Mentre sul lato destro sono riprodotti alcuni versi del poeta:
“Da la loggetta di casa mia m’affaccio e guardo giù vedo la strada vedo la piazzetta …“.
Chissà che direbbe il poeta Giggi se vedesse com’è ridotto oggi il palazzo in cui nacque, ennesimo esempio di una società incapace di gestire gli aspetti più elementari del proprio patrimonio immobiliare. C’è da scommettere in un semplice ma sempre efficace “l’anima de li mortacci vostri!“.
Ancora una volta stiamo qui a ripetere che ognuno è padrone di farci quello che vuole con le sue proprietà, anche lasciarle inutilizzate quando invece renderebbero una fortuna. Quello che però è inaccettabile è che le proprietà vengano lasciate a marcire causando degrado e pericoli ai vicini e a tutta l’area.
A quando norme comunali che obblighino i proprietari a tenere in ordine gli stabili, con sanzioni amministrative che rendano conveniente una normale manutenzione? Se ne gioverebbe la città e la cosa costituirebbe uno stimolo all’ormai asfittica edilizia romana. Un’idea che il neo assessore Paolo Berdini dovrebbe ben comprendere: anche questa è rigenerazione urbana.
Clicca qui per le precedenti puntate di Città in rovina
4 risposte
Al mio parere quasi tutto l’isolato appartiene al Museo Nazionale Romano, sede Crypta Balbi, e si stanno svolgendo indagini archeologiche dentro l’isolato. Visto la carenza di soldi dati per questo tipo di lavoro, non sorprende tanto l’abbandono degli edifici: però una parte ha già la facciata restaurata, anche se, guardando dentro tramite una finestra, si rende conto che non ci sono più i piani.
Vai a lavorare Roberto …basta rompere le scatole ..gia che sei ricco restaura tu
Basta fare una visura catastale per individuare la proprietà.
Quindi si verifica la regolarità urbanistica e lo stato delle concessioni edilizie comunali ed il relativo parere della Sovrintendenza, che hanno consentito le demolizioni interne per lo svuotamento dell’ edificio. Verificato il tutto sono disponibile a riparlarne .
A presto!
Sono una studentessa di Restauro de La Sapienza, mi interesserebbe il tema per un laboratorio di restauro. Sapere dirmi se esiste un rilievo dell’edificio in questione? Grazie mille