Nel resto del mondo l’archeologia industriale è fonte di ricchezza, ispirazione per giovani architetti, incubatore di cultura. A Roma un ex stabilimento incastonato in una zona centralissima è l’ennesima occasione perduta.
A Milano, la Fabbrica del Vapore è diventata uno splendido spazio espositivo; l’area Nestlè è stata trasformata nel museo Armani; mentre la Fondazione Prada ha aperto nell’ex distilleria Società Italiana Spiriti. Opere di architettura ammirate da tutto il mondo.
A Roma, la grande ciminiera che spunta nell’isolato compreso tra via Gela, Via Noto e via Modica è un monumento all’incuria del pubblico e alla voracità dei privati.
La storia di questa struttura inizia nell’immediato dopoguerra. Grazie alla vicinanza con la ferrovia, si decise di realizzare qui – area all’epoca poco popolata – una grande fabbrica di detersivi. Lo sviluppo urbanistico disordinato degli anni ’50 e ’60 permise la costruzione tutto intorno di palazzine intensive. Una scelta insensata che costringeva decine di famiglie ad affacciarsi su una struttura industriale. La fabbrica chiuse, destino comune con molte aziende situate nel centro di Roma, e rimase in abbandono fino al 2005.
Fu allora che una società di costruzioni che fa capo alla famiglia Gianni, riuscì a comprare lo scheletro col progetto di trasformarlo in mini appartamenti.
Un grande cantiere cominciò ad operare 7 su giorni su 7, provocando la ribellione degli abitanti della zona, infastiditi dai rumori (un cittadino ha addirittura registrato il suono continuo prodotto dalle gru all’epoca). Ma il cantiere non era in regola: le autorizzazioni urbanistiche erano state concesse superficialmente e l’opera in corso di realizzazione era molto più ampia di quella consentita.
Fu così che nel 2011 i vigili posero i sigilli. La ditta ritirò i propri operai e da allora tutto è rimasto così, in abbandono. Vandalizzato dai soliti graffitari che nella zona hanno ricoperto ogni cosa e che entrano indisturbati nel cantiere per lasciare le loro idiote firme accanto alle finestre.
Passeggiare in queste strade provoca frustrazione. Se si pensa a quello che sono diventati i Docks a Londra, i silos di Barcellona, ma anche l’ex birreria Peroni di Roma si può sognare a occhi aperti quello che poteva sorgere nel cuore di San Giovanni. E invece la scelta insensata di realizzare case dentro le case, incistate le une nelle altre, non poteva avere un finale positivo. Insensato chi lo ha permesso e ancora di più chi – per fame di metri quadri – ha addirittura realizzato opere abusive.
Una storia molto romana, che ha protagonisti personaggi miopi che non sanno vedere oltre il loro naso. Se si fosse scelto di realizzare un’area di servizi, di verde, un parcheggio interrato, un luogo di aggregazione, oggi quel quadrilatero sarebbe più bello, più vivibile. E gli imprenditori avrebbero avuto il loro giusto guadagno.
Ma Roma, ce lo insegnano Buzzi e Carminati, è solo una vacca da mungere.
Le precedenti puntate di Città in rovina:
- la Casa del Passeggero
- la rimessa Atac di pzza Adis Abeba
- l’ex ospedale San Giacomo
- il Palazzo sull’Arco di Giano
- l‘ex Cinema Puccini
- Palazzo Rivaldi al Tempio della Pace
- Villa York
- L’ufficio Geologico
- La vecchia Stazione Trastevere
- A piazza della Cancelleria
- L’ex rimessa Atac di Piazza Ragusa
- La Sala Troisi
- L’ex Inpdap a S. Croce in Gerusalemme
- Il palazzo della Regione in via Maria Adelaide
Una risposta
Guardando su Google Maps sembra che dal 2016 il cantiere sia ripartito e adesso lo stabile sia stato finalmente restituito alla collettività