La Cristoforo Colombo purtroppo è costellata di edifici in rovina o eterni incompiuti. Quella che doveva essere una delle più belle “penetranti” in città grazie ai pini mediterranei, alla sua ampiezza, alle aree verdi che la circondano è invece oggi una rassegna di edifici in rovina. Abbiamo parlato delle Torri delle Finanze, ma ci occuperemo anche del centro direzionale di piazza dei Navigatori, del palazzo a forma ovale in totale disfacimento e oggi parliamo del Lungomuro, anzi scusate, dell’ex Fiera di Roma.
Lo chiamano il Lungomuro perché ricorda la barriera insormontabile che divide Ostia dal mare. In questo caso la struttura dell’ex Fiera di Roma si presenta come una teoria di cartelloni abnormi addossati ad un muro lungo 300 metri. La cornice di degrado, scritte, abbandono fa venire i brividi. L’ingresso è ricoperto di vecchi manifesti che ricordano qualche manifestazione di capodanno miseramente fallita.
Le biglietterie mettono una profonda tristezza, annegate tra i rifiuti e i cattivi odori. Non solo quelle che affacciano sulla Colombo, ma soprattutto quelle laterali.
Siamo riusciti ad introdurci nel piazzale antistante l’ex ufficio stampa e per un momento ci siamo sentiti inviati di guerra. La situazione infatti è di una desolazione disperante. Tutto trasformato in una immensa discarica.
LA STORIA. La Fiera di Roma approda in quest’area (definita provvisoria!) nel 1959. Non riesce mai a trovare lo sviluppo che strutture analoghe hanno avuto in altre grandi capitali. Resta sempre una grande mostra paesana, con padiglioni arrangiati, scarsa visione commerciale, espositori scadenti. Tranne qualche rara eccezione, non si è mai distinta per aver ospitato eventi di caratura internazionale. All’inizio degli anni 2000 si disse che era il luogo ad essere inadatto. Che occorreva creare una Fiera in una location ampia, dotata di parcheggi, di collegamenti viari e ferroviari, dove le merci potessero arrivare comodamente. Iniziò così la costruzione della nuova Fiera. Ma anche questa annega nei debiti e mostra un lato drammatico di eterno incompiuto. Nel 2007, l’area sulla Colombo viene chiusa. Si dà il via alla ridda di ipotesi sulla sua trasformazione. Cosa farne, quale destinazione darle diventa lo sport nel quale tutti si esercitano, dai consiglieri municipali al Sindaco. Nessuno però riesce a prendere una decisione. L’amministrazione Veltroni immagina una “città dei piccoli“, accanto a nuova edilizia residenziale. Quella Alemanno ci piazza dentro famiglie in emergenza abitativa e nello stesso tempo predispone una delibera che vuole costruirci circa 93.000 mq di edifici.
IL FUTURO. Ma la giunta Marino smonta la delibera Alemanno e nel luglio scorso stabilisce un futuro “certo” all’ex Fiera. Le virgolette sono d’obbligo in quanto il progetto, contestato da più parti, potrebbe essere rivisto dalla prossima amministrazione. L’ex assessore Caudo ne va fiero in quanto la riduzione della superficie edificata è di circa un terzo: 67.000mq contro i 93.000 di Alemanno. Inoltre Caudo parla di vera rigenerazione urbana con una serie di opere a favore degli abitanti del quartiere, quali scuole, verde pubblico, servizi e solo una parte destinata ad abitazioni e uffici.
Ma i comitati che prima si opponevano al progetto Alemanno non sono rimasti soddisfatti delle modifiche effettuate da Marino. Il gruppo FieraMente ha calcolato che verranno costruiti tanti metri cubi quante sono le palazzine di tutta via dell’Arcadia (limitrofa alla Fiera). Un carico di cemento che secondo loro non potrebbe essere sopportato dalla zona. Anche il M5S si è opposto fermamente e chiede l’azzeramento della delibera Caudo. Come spesso accade il M5S non spiega quale soluzione alternativa andrebbe intrapresa per risanare la zona. I soldi non ci sono e se non si ricorre a finanziatori privati è probabile che il degrado resti per altri 10 o 20 anni. Il problema, infatti, sta nella Investimenti SpA, la società proprietaria dell’area che è anche gestore della nuova Fiera di Roma. I debiti accumulati da quest’ultima sono elevatissimi e Investimenti SpA (al 53% della Camera di Commercio e per il resto di Comune e Regione) rischia di fallire se non riescirà a far cassa con la riqualificazione dell’ex Fiera.
Ci si trova di fronte a due alternative drammatiche: portare avanti il progetto Caudo contestato da molti o bloccarlo, lasciando così l’area nel degrado e provocando il fallimento della nuova Fiera.
Un nodo che sarà sciolto dalla nuova giunta. Una questione niente affatto minore, anzi di primaria importanza perché deciderà sul futuro di un intero quadrante di città e del posto di lavoro di centinaia di famiglie occupate in Investimenti SpA. Sarebbe interessante che le forze politiche spigassero agli elettori le loro idee in proposito. L’ex Fiera potrebbe essere un banco di prova sulla visione di città da qui ai prossimi 20 anni. Il Pd, immaginiamo, sosterrà la delibera Marino. La sinistra di Sel sarà per ridurre la parte edificabile. Il centro destra forse per aumentarla. E il M5S per annullare tutto. E’ solo una ipotesi la nostra, ci mancherebbe. Ma crediamo che sia giunta l’ora delle responsabilità: chi vuole governare Roma spieghi con chiarezza cosa vuole fare per risolvere le questioni più ingarbugliate. A partire dalla Fiera di Roma.
Le precedenti puntate di Città in rovina:
- la Casa del Passeggero
- la rimessa Atac di pzza Adis Abeba
- l’ex ospedale San Giacomo
- il Palazzo sull’Arco di Giano
- l‘ex Cinema Puccini
- Palazzo Rivaldi al Tempio della Pace
- Villa York
- L’ufficio Geologico
- La vecchia Stazione Trastevere
- A piazza della Cancelleria
- L’ex rimessa Atac di Piazza Ragusa
- La Sala Troisi
- L’ex Inpdap a S. Croce in Gerusalemme
- Il palazzo della Regione in via Maria Adelaide
- L’ex fabbrica di detersivi in via Noto
- Il Csoa Sans Papier
- Palazzo Nardini al Governo Vecchio
- l’Ex Zecca di Piazza Verdi
- Il brutto edificio in piazza del Viminale
- Casapound a via Napoleone III°
- Le Torri delle Finanze