Il complesso del San Giacomo è costituito da una serie di edifici situati tra via del Corso, via Canova e via di Ripetta.
LA CHIUSURA Ospedale sin dal XIV secolo, destinato al tempo all’esclusivo ricovero degli “incurabili”, la struttura è stata chiusa definitivamente nel 2008 dalla Regione Lazio nell’ambito del piano di razionalizzazione delle strutture sanitarie.
Al tempo furono molte le polemiche e le proteste sia da parte di pazienti ed operatori sanitari che di cittadini residenti in centro storico. Da parte di tutti si testimoniava l’eccellenza di alcuni reparti della struttura ospedaliera, la necessità di mantenere un presidio sanitario nel centro storico di Roma e soprattutto gli enormi lavori di ristrutturazione che avevano appena interessato l’ospedale per un importo di circa 20 milioni di euro. Praticamente, si diceva, la Regione Lazio prima investe pesantemente in una struttura sanitaria giudicata evidentemente necessaria, con tanto di inaugurazioni di reparti, poi, a distanza di un paio di mesi, decide di chiudere tutto per risparmiare costi. Fu quindi facile bersaglio al tempo il Presidente della Regione Lazio Marrazzo, che prima decide gli investimenti nell’ospedale, ed inaugura i nuovi reparti, e subito dopo chiude tutto.
POSSIBILE ALIENAZIONE In concomitanza con la chiusura dell’ospedale iniziarono a girare voci di una possibile vendita dello stabile da parte della Regione Lazio, bisognosa di rimpinguare le sempre esangui casse; si parlò della possibilità di farne un residence di lusso o un grande albergo. Immediato però giunse l’altolà degli eredi del cardinale Salviati che, riesumando il testamento con cui il cardinale donava l’ospedale alla città, ricondarono la clausola in esso presente che prevede la restituzione agli eredi se la struttura cessasse di essere luogo di cura. Per quanto trattasi di un documento del 1593, parrebbe che esso abbia effettivamente precluso possibili speculazioni immobiliari sullo stabile, portando in un primo momento la Regione Lazio a ripiegare sull’ipotesi di farvi una Residenza Sanitaria per Anziani (RSA). Poi però Marrazzo venne travolto dallo scandalo delle trans e la vicenda cadde nel dimenticatoio.
La struttura venne quindi in qualche modo sigillata, sorvegliata in maniera continuativa e semplicemente lasciata lì a marcire.
LA REGIONE LAZIO L’attuale amministrazione regionale, guidata da Zingaretti, non pare aver mai affrontato la questione del San Giacomo ma ben presto pensiamo che dovrà iniziare a farlo, se non altro perché anni di abbandono cominciano a minare la sicurezza dello stabile con i primi cornicioni che iniziano a cadere. Qualche settimana fa infatti il fronte di via Canova dello stabile è stato transennato interamente per la caduta di alcuni detriti; qualche giorno dopo le transenne sono state tolte ma c’è da aspettarsi che ben presto il problema si ripresenterà ed anche su via di Ripetta e via del Corso.
Risulta abbastanza incredibile che la Regione Lazio non abbia al momento un progetto per uno stabile del genere, ma ancora più incredibile è non aver avviato una riflessione pubblica su come una tale imponente struttura, situata in un luogo tanto prezioso, possa essere messa a servizio dei cittadini, potendone così nel contempo assicurare la normale manutenzione.
COSA FARNE A noi le richieste di riaprire un ospedale sul genere di quello che c’era prima appaiono poco giustificate. Da una parte è dimostrato che gestire strutture sanitarie in stabili antichi comporta costi molto alti, dovendo gestire macchinari ed impianti che mal si accordano con le modalità costruttive del ‘500. Dall’altra è ragionevole pensare che ci si possa coordinare con le altre strutture ospedaliere presenti in centro storico per avere una copertura completa delle varie specialità. Si potrebbe pensare forse a riaprire un reparto di pronto soccorso con una serie di altre strutture, da utilizzare anche come poliambulatorio a servizio di quel quadrante centrale della città.
Oltre a questo però ci sarebbe la possibilità di sfruttare gli enormi spazi della struttura per altri scopi che contribuirebbero a rivitalizzare una parte di centro storico che sta pian piano morendo, soffocata da un commercio pseudo-prestigioso, da un proliferare di B&B e case vacanze più o meno leciti, con una residenzialità sempre più in ritirata. Si potrebbe ad esempio riprendere l’idea della RSA e realizzare alloggi per anziani autosufficienti o bisognosi di assistenza limitata, che potrebbero quindi avere una loro indipendenza in una zona della città facilmente fruibile e che offre numerose possibilità di svago. Un’altra parte della struttura potrebbe essere destinata ad attività per i giovani, laboratori musicali o artistici dove socializzare senza dover ricorrere sempre a qualche locale dove consumare. Si potrebbero anche creare spazi per il co-working, ossia uffici condivisi da mettere a disposizione di professionisti che non possono permettersi uno spazio proprio. E tante altre cose si potrebbero mettere insieme in uno spazio tanto grande e centrale, per dargli la possibilità di tornare a servire la città adeguandosi alle mutate esigenze e richieste.
Tutto ciò però non è neanche immaginabile se la Regione Lazio non fa partire una rilessione pubblica sul cosa fare del complesso del San Giacomo. E questa cosa è tanto più urgente in quanto ben presto bisognerà cominciare a riversare risorse sul complesso solo per farlo stare in piedi in sicurezza. Quello che non vorremmo è che ancora una volta tutto venga stabilito nelle segrete stanze del potere dove c’è sempre qualche privato che fa il grande affare alle spalle ed a spese della comunità.